PISTOIA. È di appena qualche giorno fa (vedi) la notizia che l’Asl 3 di Pistoia ha sganciato – come gli americani tonnellate di bombe sull’ex-Jugoslavia o sull’Iraq – tonnellate di euro su quella terra tormentata dell’inesistente Apr-Bardelli oggi Maic nobilitata dall’assunzione in cielo in nomine Domini e non certo in nome della legge e secondo il Tribunale civile di Roma, che ha detto che l’Apr non è mai esistita (scarica Bardelli – Sentenza Roma).
Non ce ne importa nulla di quella che è stata la motivazione dell’Asl 3 di Pistoia per giustificare la decisione di sganciare a Bardelli e collegàti 1 milione e quasi 500 mila euro: basta rileggerla a volo radente per capire che ci stanno prendendo in giro, perché, laddove si dice e si afferma che si fa un qualcosa «per consolidata giurisprudenza», si dichiara – nei fatti – che non si stanno seguendo i princìpi del diritto, ma le utilitaristiche considerazioni parziali e particolari di mille altre situazioni che non sono inderogabili, ma adatte ad essere tirate dovunque come la napoletana uàllera: e anche i somari incalliti, che non volano con gli orecchi di Dumbo, sanno bene che da noi, per principio, non vale la regola dello stare decisis, cioè il dovere di comportarsi sempre nello stesso modo dietro a decisioni già adottate e diventate «consolidata giurisprudenza».
Pertanto la motivazione dell’Asl 3, così come offèrtaci, è, di fatto, uno sputo in faccia non solo all’intelligenza di chi ragiona, ma anche alle tasche dei cittadini toscani che, in questi ultimi tre anni, sono stati espropriati delle loro tasse fatte finire in mano a chi non era il soggetto legittimato a utilizzarle: e qui – se solo fossimo in un Paese davvero civile e rispettoso della legge – già la Magistratura penale avrebbe fatto il suo corso, se non altro perché quei 13 milioni manovrati da Bardelli, erano soldi pubblici; ma ancor più perché quest’altro milione e mezzo, recentemente dato, lo è stato in assenza di rinnovo di contratto: cioè di atto formale da cui deve dipendere – per trasparenza e legalità – qualsiasi movimento di quattrini pubblici. A Pistoia, però – e credo che dubbi non possano esserci – non siamo in Italia, come lo sono (ad esempio) Venezia per il Mose e Milano per l’Expo. No: Pistoia fa parte di un altro pianeta. Ed è per questo che si continua a dare soldi pubblici a scialo, interpretando la legge (pro amicis) più che applicandola.
I miliardi (parliamo in termini € in rapporto alla £) che Bardelli ha potuto santamente e piamente macinare nel suo quarantennio di onnipresenza, hanno creato – come si dice – assuefazione: sia in lui che in tutta la città. E per città deve intendersi sia quella politica dei partiti (nessuno dei quali, tranne i 5 Stelle, hanno detto o fatto parola per cercare di capire questi spostamenti milionari senza capo né coda…), sia quella delle istituzioni intese come ipotetici (ma ben poco credibili) pilastri e guardiani della correttezza dell’amministrazione: Sindaci (come Berti e Bellandi) che hanno investito Bardelli di onori e funzioni che non potevano essere da loro attribuite (famosa la decisione di Berti a danno della dottoressa Borgogni…); Prefetti che hanno premiato il Presidentissimo con targhe di benemerenza, date in Duomo, per aver fatto opera di assistenza pur non potendolo e non dovendolo fare (vedi l’ordinanza del Tribunale di Roma: Ordinanza Trib. Roma-Luigi Bardelli); custodi dell’ordine che, al passar di treni carichi di quattrini pubblici, mai si sono lasciati sfiorare da un legittimo dubbio o dalla domanda: «Ma tutto questo… dignum et justum est?». Ignorando, insomma, quel che accadeva come avevano ignorato i rimborsi-spese di Mauro Gualtierotti e Ilio Giandonati della ladronesca e ladroneggiata Comunità Montana, ribeccati al volo (ma senza conseguenze penali) solo dalla Corte dei Conti. Ma se è Pistoia è questa…
Ecco. Ora, dopo una predica così lunga e così seccante – o, se preferite, così irritante da sembrar quasi l’irriverenza stessa di un profeta dell’antico testamento – per tornare a noi, ecco che qualche giorno fa, sull’onda del «crea assuefazione», Notre Seigneur de Pistoia, l’uomo (oggi) dei mille conflitti di interesse, Luigi Egidio Bardelli, partito negli anni 70 come dirompente giacobino contro le ingiustizie del mondo, l’insostenibile corruzione dei pistoiesi e la guerra santa per i deboli e i fragili, ha riunito gli Stati Generali nella Sala della Pallacorda in via San Biagio, e ha parlato come il Signore sul Sinai: «Ora si comincia a licenziare 8 terapisti perché i quattrini non bastano più». C’erano – s’ è detto – gli Stati Generali (Cgil-Cisl-Uil) e c’erano anche i dipendenti.
Come Ninì Tirabusciò del film, Luigi Egidio – in assenza di contratto da parte dell’Asl 3 e con il timore di essere escluso dalla “moltiplicazione dei pani e dei pesci” in futuro – ha iniziato, facendo la mossa, la sua solita geremiade: le lacrime calde del… «siamo alla fin del pane e quindi si salvi chi può».
Ovviamente, dopo i terapisti ci saranno gli altri, uno a uno, come gli scogli del carciofo – secondo una ben nota metafora adottata, per l’ospedale di San Marcello, dal dottor Roberto Abati dell’Asl 3.
Ma se i terapisti vengono licenziati, come farà l’Asl 3 a continuare a dar quattrini a Bardelli e Maic, dato che verranno a mancare i presupposti per l’erogazione dei servizi per il quali la stessa inesistente e inesistita Apr/Bardelli era stata chiamata alla luce nell’aprile del 2011? Non vi pare che tutto questo sia una insanabile contraddizione in termini?
Il 6 di giugno scorso sia Lui (che sta per Lui-gi Egidio) che l’Asl 3 – ci riferiscono – si sarebbero dovuti presentare in Regione perché convocati appositamente: ma ci raccontano che non si degnarono assolutamente d’andarci. E anche questo sembra essere indicativo del comportamento dell’uomo e delle persone di questa assurda e inammissibile (in un Paese civile) commedia alla pistoiese.
Ora gli Stati Generali hanno chiesto udienza al DG (Direttore [o Diacono?] Generale) dell’Asl 3, Roberto Abati & collegàti per sondare la situazione e lo stato del rischio-occupazione: e tutti – in silenzio, perché nessuno bùciga – stanno lì a testa bassa ad accendere ceri alla Madonna per non fare la fine dei cani in chiesa quando tremano di freddo e di paura.
Guardate com’è buffo il mondo, da un’altra angolazione. Oggi si parla di licenziamenti e di gettare per strada – dove c’è tenebra e stridor di denti – dipendenti che paiono utilizzati come scudi umani, mentre solo qualche mese fa il “Magnifico Rettore” – così ci dicono – aveva fatto assumere tre persone: la segretaria di Luca Gori e un paio di parenti e affini (ci riferiscono femmine) di dipendenti di Apr-Maic, peraltro, proprio per questi legami, in conflitto con le regole delle assunzioni “trasparenti” (o meglio «tra[s]parenti»?). Se sbagliamo, correggeteci prima di ricorrere – com’è pia usanza di così buoni cristiani praticanti – all’arma della querela e della denuncia.
Insomma, leviamoci questo dito… dall’orecchio, come dicono i flemmatici inglesi e per non dire peggio.
Ma è possibile che nessuno abbia l’onor civile di chiedere che, su tutta questa vicenda drogata e che ha creato assuefazione, sia fatta davvero luce e chiarezza, e che le cose siano rimesse finalmente a pulito, visto che questa città a misura d’uomo pullula di pseudo-renziani che dicono (dicono e basta, eh! – che non significa fare) di voler cambiare verso…?
E intanto, in questo preciso istante (sono poco più delle 10:30), si sta per fare una conferenza-stampa. Su cosa? E con quali organi di informazione invitati? E chi lo sa?
P.S. – Alle 11:12 ci telegrafano che è arrivata anche Tvl: il che vuol dire Bardelli stesso, Proprietario-Direttore responsabile-Editorialista-Presidente Apr-Vicepresidente (nisi nos fallit, come diceva don Gargini: se non ci sbagliamo) di Maic-Factotum delle incompatibilità ignorate da tutti e perciò, presumibilmente, benviste dai potenti di Pistoia. Quella Tvl da cui, sulla vicenda delle cause perse di recente, non abbiamo sentito far parola: ovviamente in ossequio al principio del dovere di cronaca e di informazione (o inforNazione…?) dei lettori.
One thought on “«E IO LICENZIO» DISSE IL CAPO”
Comments are closed.