IVANO, ATTENTO AI DIADOCHI!

Ogni corte può avere il suo veleno
Ogni corte può avere il suo veleno

Egregio Prof. Paci,
tanto per intendersi, lei rappresenta la faccia di una Pistoia che non mi piace:

  • quella della politica che attraverso la Fondazione Caripit diventa di volta in volta elargizione di fondi a progetto, salvo quelli deliberati al di fuori dei bandi – come prevede lo stesso Statuto
  • quella della formale e sostanziale distribuzione di fondi che accontenta il circolino comunista e l’oratorio cattolico, le pubblicazioni librarie, le statuine (costosissime) e le divenute pattumiere, un tempo opere d’arte, come la fontana di Buren.

Lei è quello che dimentica Santa Caterina in San Marcello, nonostante i progetti presentati e la fine che andrà a fare. E potrei continuare all’infinito, terminando con l’affermare che una Fondazione non è una Immobiliare come è divenuta la sua Curia da parecchio tempo con le varie operazioni Misericordia, Monsummano, Palazzo Sozzifanti e relativi posti macchina, etc. E tralasciamo la “sciocchezza” di dieci milioni di euro di titoli spazzatura: che tutti sanno e di cui nessuno parla – per paura forse…?
Lei è insomma una inter-faccia di Pistoia che non piace, e non a me solo: il “popolino”, del quale io non fo parte, non ha il coraggio di dirglielo e il motivo lo sa lei molto meglio di me.
Lei sa benissimo, però, che il problema incombente è la sua successione: scaduto il suo mandato e dovendo andare fra in “non votanti” ultraottantenni (a meno di un golpe statutario), starà già pensando ad una successione lineare, morbida e indolore che garantisca una continuità “storica” e magari qualche statuetta a sua perenne memoria, del potere democristian-comunista nel quale pensa ancora debba “crogiolarsi” Pistoia. La mia critica è “generalista” perché mi posso permettere di dire di avere conosciuto e frequentato democristiani e comunisti che erano dei galantuomini e che, purtroppo per loro, non hanno fatto carriera. Troppo bravi!
Adesso il suo problema – che è anche il nostro, movimentando lei soldi pubblici – è quello di parare gli attacchi che la “new age” politica starà sicuramente preparando alle sue spalle: è gente malata di potere. Lei dovrebbe conoscere bene questo prototipo di individuo:

  • gente democristiana, ma allo stesso tempo comunista
  • a favore della famiglia tradizionale e nello stesso tempo plurisposata
  • contro il degrado dei costumi morali, ma difenditrice delle donne in costanza di matrimonio che hanno diritto a fare le corna e il loro contrario.
Quanti Catiline ci saranno in Caripit?
Quanti Catiline ci saranno in Caripit?

Stia attento, Ivan! È tutta gente che va in Chiesa e intende questa Istituzione Sacra come luogo di sfida al “pensare borghese” e alla dottrina della Chiesa stessa.
È sofisma morale e manifesto artifizio ad usare la convenienza formale a scopi esclusivamente personali: magari con l’ausilio di qualche teologo à la page.
Si guardi le spalle, Ivan. Catilina, che era un chiacchierone, convinse Cesare che Quinto Ligario, seguace di Pompeo, era pentito della sua scelta. Cesare fu magnanimo e gli salvò la vita. Quinto Ligario, poi, sarà fra i congiurati che nelle Idi di marzo assassinarono, pugnalandolo, Cesare.

Comprende quello che le sto dicendo? Stia soprattutto attento ai sorrisi di una oramai malasfiorita giovinezza, anche se femminile. Controlli la borsetta. Lì potrebbe esserci il coltello.
Per il resto – e per Pistoia – ci risentiremo…

felicedematteis@linealibera.it

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