Oggi è una giornata di lutto nazionale per chi non crede – a buon diritto – che possa esistere una vera democrazia in un paese in cui un giorno un pubblico ministero si alza e mette qualcuno agli arresti per 104 giorni solo perché ha avuto l’ardire, come me, di sfidare il sistema gridando che questo sistema fa – come fa – schifo
DITE PUR CHE SIAMO MATTI
MA CI SONO TROPPI RATTI!
OGGI SONO TUTTI a grondare di esultanza per la “Festa della Repubblica”: 2 giugno 1946 primo giorno di – tappatevi bene il naso – libertà e 75esimo anniversario della truffa delle truffe, a cominciare da tutte le riserve, mai completamente chiarite e sciolte, che ci furono sull’operazione referendum monarchia/repubblica.
Non festa della repubblica, oggi, ma 75esima festa alla repubblica. Una festa fatta dalle sue istituzioni con sfacciata presunzione di insegnare al popolo che chi comanda ha sempre ragione e chi non è un cazzo va in galera come chi ha osato toccare il Marchese Del Grillo.
Questa 75esima festa alla repubblica la voglio raccontare ai lettori disincantati di Linea Libera riesumando l’episodio più eclatante che illumina la repubblica italiana come una statua della libertà con tanto di fiaccola in mano: la storia dei diritti violati di Giovannino Guareschi, scientificamente costruita dal defensor fidei, Alcide l’austroungarico, protetto nel Vaticano dei preti – quelli che oggi proteggono, senza ritegno, gay, lgbt, finanzieri, bancarottieri, pedofili e comunisti –, e dall’illuminata mente dei giudici dell’epoca anni 50.
Scaricate da qui la storia e leggetevela con l’attenzione che merita: vi farà bene al cervello, anche se male all’anima. Capirete su quante menzogne è impiantata la gloriosa repubblica italiana di chi può tutto restandosene tranquillamente impunito e impunibile.
Dopo quella che era stata la peggior guerra immaginabile – fra italiani imbecilli e in contrasto fra loro, ma provenienti, tutti insieme, dalla stessa acèfala parte dei sostenitori di Benito – e dopo la nascita della Costituzione più bella del mondo, poi inapplicata, inchiappettata, sputacchiata, violentata dall’indiscutibile casta dei giudici; promulgata dal capo provvisorio dello stato (?) Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947, la stessa Assemblea Costituente approvò la legge 8 febbraio 1948, n. 47 con cui vanificò, di fatto e di colpo, l’articolo 21 della Costituzione stessa licenziata appena un anno prima.
Andatevelo a vedere questo splendido parto di illibertà dittatoriale con cui i diritti negati dal fascismo, e che erano stati fatti uscire dalla porta dell’articolo 21 della Costituzione, venivano riammessi – dagli stessi liberatori – attraverso la finestra che è rimasta ed è, tuttora, spalancata: l’art. 13 sulla diffamazione punita col carcere. Si noti, però, che in Italia la diffamazione, in buona sostanza, la decide il giudice a suo gentil parere e “a capocchia”…
Questa legge 47/48, illiberale, dittatoriale, erdoganiana, stalinista & C. – di cui nessuno dei nostri democratici rappresentanti del popolo ha mai cercato di far rilevare la palese incostituzionalità, perché a tutti fa comodo averla e averla fatta in questo preciso modo, cioè con la previsione del deterrente-carcere per i reati di opinione – fu mirabilmente adoperata da quel brav’uomo di De Gasperi con l’aiuto dei giudici: individui dai troppi poteri (lo sostiene anche Carlo Nordio) che devono essere gentilmente invitati a tornarsene nell’ambito delle proprie attribuzioni senza esondare e senza prendere il posto di Dio, di cui si sono appropriati.
Ieri per De Gasperi e i cattolici, i giudici sono oggi, in maggioranza più che assoluta, per la sinistra catto-comunista in nome di una legalità inventata solo per tombare le malefatte dei democratici progressisti ladri e accattoni, presuntuosi e ignoranti, vergognosamente bibbianici sotto il profilo della moralità e dell’etica volte a mantenere in piedi, a qualsiasi costo, una repubblica che nella realtà è una dittatura della somarezza e della sopraffazione ideologica di tante piccole Boldrini decerebrate, ma che vivono, per una intera esistenza, del miele del denaro pubblico.
Ecco perché oggi questa repubblica non va festeggiata, ma pianta come il cadavere di un Lazzaro che nessun Cristo, però, farà resuscitare. Oggi è una giornata di lutto nazionale per chi non crede – a buon diritto – che possa esistere una vera democrazia in un paese in cui un giorno un pubblico ministero si alza e mette qualcuno agli arresti per 104 giorni perché ha avuto l’ardire, come me, di sfidare il sistema gridando che questo sistema fa – come fa – schifo.
Il nostro stato (che non c’è) può essere salvato solo in un modo: con una epurazione neuro-chirurgica invasiva di quello che Salvini (che è stato assolto dall’accusa di diffamazione e oltraggio) ha definito il cancro d’Italia: cioè la magistratura tiranna.
Oggi è un giorno di lutto nazionale che ci ricorda che questo paese – il paese dei cold cases, dei casi irrisolti, che chiude il 2 agosto di Bologna accusando dei morti; il paese che ha un parlamento illecito che però ha eletto un non-presidente muto che se ne è fatto coscientemente eleggere… – non ha e non avrà speranza finché non la smetterà di trovare le scappatoie perché nessuno di coloro che esercitano il potere resti impunito ogni volta che, invece di fare il proprio dovere, produce escrementi e liquami a cielo aperto.
Oggi è giorno da muro del pianto. E se rileggete la storia – cosa che l’imperante politicamente corretto non vuole o altrimenti perde ogni potere –, se riflettete sul caso De Gasperi/Guareschi, lo avrete chiaro, e per sempre, negli occhi e nella mente.
L’Italia non è una repubblica democratica fondata sul lavoro, in cui la sovranità appartiene al popolo e bla bla bla. È un semplice ammasso di equivoci e puzzolenti compromessi tenuti in piedi da chi esercita un potere terroristico materialmente rappresentabile, per simboli più o meno massonici, in Palamari, Davighi, Ungherie, Forteti e, giù giù, fino all’ultimo segretario di sezione sinistròfila (ma i destrofili non sono diversi: basta vedere il tenore di FdI a Pistoia…) e all’ultimo prete gay/accoglientista di questa chiesa assassina materiale di Cristo e del Vangelo.
«Tu, figlio dell’uomo, piangi: piangi davanti a loro con il cuore infranto e pieno d’amarezza. Quando ti domanderanno: Perché piangi?, risponderai: Perché è giunta la notizia che il cuore verrà meno, le mani s’indeboliranno, lo spirito sarà costernato, le ginocchia vacilleranno. Ecco è giunta e si compie».
Il profeta Ezechiele aveva ragione. Oggi, 2 giugno 2021, amare lacrime a tutti e per tutti. Amen!
Scarica il pdf della storia De Gasperi/Guareschi
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]