2015, UN FESTIVAL BLUES SENZA FINE

Il palco del Blues in piazza Duomo a Pistoia
Il palco del Blues in piazza Duomo a Pistoia

PISTOIA. Lungo come sarà nel 2015, il Festival Blues, non è mai stato. Non abbiamo alcuna anticipazione da offrirvi rispetto a quello che già distribuisce, con dovizia e puntualità, David Bonato, l’addetto stampa del new cours della manifestazione.

Ma la notizia di ieri, artisticamente non trascendente, ma comunque gradevole e gradita – il prologo alla 36esima edizione, con i Counting Crows, già fissata per il 3 luglio –, impone una riflessione. Non ci riferiamo alla coincidente morte di Joe Cocker, stroncato da un carcinoma all’età di 70 anni, dopo aver trascorso una vita sui palcoscenici di tutto il mondo, da Woodstock (1968) a piazza del Duomo (2007). Il palco del Festival, si sa, dal suo battesimo, luglio 1980, è mastodontico: non solo perché lì sopra ci sono passati tutti, men che Clapton e Bruce (per Eric non abbiamo colpe; l’assenza del Boss, un po’, ce la portiamo sulla coscienza), ma soprattutto perché è un evento straordinario, che necessita di una location degna del suo peso specifico.

Non sappiamo ancora quando si chiuderà il sipario, sulla nuova edizione: come minimo il 24 luglio, con Sting, prima no. E visto che il prologo scoccherà il 3 luglio, non è difficile immaginare che il megapalcoscenico di piazza del Duomo, il prossimo anno, resterà allestito dal 2 luglio al 25 luglio per ben 23 giorni: un record.

Certo, la Giostra dell’Orso, il prossimo anno, non ci sarà (e come è stata fino ad ora, mai più, per favore); l’anno sabbatico imposto dalle scene raccapriccianti dei due cavalli azzoppati e uccisi non poteva che creare un vuoto, in piazza, che il Festival sta cercando di riempire e visti i nomi, molto egregiamente, è il caso di dire. Ma non dimentichiamo soprattutto che il prossimo anno, a Milano, sarà la volta dell’Expo e il flusso dei visitatori da tutto il mondo nel bel mezzo della Lombardia rappresenta, per ogni effetto geografico-collaterale italiano, un’occasione semplicemente irripetibile.

Già questa estate, alla 35esima edizione, il Festival Blues è diventato, modestamente, altro: una settimana di spettacoli sempre più eterogenei, con un’offerta a vasto respiro. Succede in Umbria, del resto, che da anni ormai non stacanovizza il jazz; a Lucca, Mimmo D’Alessandro inanella fior fiori di artisti in piazza Napoleone con il suo Summer Festival, senza avere la presunzione di dare un target al suo pubblico. L’importante, ora, è cercare di dare, con la medesima tempestività, risposte serie e costruttive alla città e ai suoi agenti commerciali affinché questa estate a tutto Festival non si ritorca contro chi del blues non sa di che farsene.

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