PISTOIA. Caro Alessandro Tomasi, Sindaco di Pistoia,
uso il metodo della lettera aperta per dirti che fra i tuoi amici e/o elettori ci sono anche coloro che il 25 Aprile mal lo sopportano o che altamente se ne fregano.
Perché è una ricorrenza fasulla ad uso e consumo della sinistra più mentalmente disastrata e storicamente più furba; una ricorrenza che anche ai tempi dei tempi, quando “imperavano” i democristiani, era accettata senza particolari entusiasmi perché in prospettiva elettorale, per i figli di Stalin e Togliatti, era il cavallo di Troia verso il potere.
Forse anche perché i democristiani del tempo che fu, non accettavano moralmente di partecipare a una festa che era comunista, celebrava i comunisti ed era solo cosa “loro”, dei Moranino e compari.
I partigiani “bianchi” combattenti, erano per lo più osteggiati o erano stati preventivamente assassinati, come accadde a Porzus. A un certo momento se ne accorse anche Bettino Craxi…
A Pistoia siamo ancora in attesa di sapere come veramente morirono Silvano Fedi o Manrico Ducceschi. Gli storici locali ancora non ce lo hanno rivelato e la loro “vulgata” continua ad essere di parte e quindi partigiana, quindi omissiva o, forse, troppo ruffianamente congrua con la verità “ufficiale”.
Caro Sindaco, se è vero che ogni popolo si sceglie il proprio destino, è anche vero che questa festa della divisione, del pregiudizio, della forza premeditatamente separatrice (perché un tempo funzionale a criminali disegni extra nazionali che si chiamavano Urss) oggi non è più “forza” ma sempre più rantolo terminale.
L’invito più ragionevole sarebbe quello di dirti che proprio perché rappresenti tutti i cittadini Pistoiesi, sarebbe opportuno che delegassi la fascia tricolore a qualche tuo collaboratore, perché la maggioranza dei pistoiesi, per dirla con Sant’Agostino, e quindi mischiando l’urina con l’acqua santa, conosce la validità etica del principio che “in interiore homine habitat veritas” ma ha paura, timore, ignoranza di dirlo.
La verità è che questa festa non invita all’unità e alla pacificazione per settantennale e criminogeno disegno politico oramai ridotto alla ricerca del voto di trans, lgb e “diversamente ortaggi”, uteri in affitto e tutto ciò che oggi è ancora minoranza morale e sociale e che tale deve rimanere.
Questa festa, infatti, incita ancora alla diversità, alla differenza, all’emarginazione politica dei vincitori-vinti contro i vinti-vincitori.
Da questo sacco nero e vuoto si esce solo abolendo questa inutile ricorrenza e frapponendo ad essa un percorso di reale pacificazione fra Italiani.
Volendo si può e qualcuno può iniziare questo percorso. Ci vuole coraggio civico perché qualcuno nei decenni precedenti ha già tracciato il solco.
Provaci, Sindaco Tomasi, coraggio!
[Felice De Matteis]