arresti facili. E GRANDI SILENZI DEI GIORNALISTI ORGANICI…

«Lo fa, il Bianchini, con il suo stile ma – evidentemente digiuno di procedure giudiziarie – non capisco in cosa abbia violato la misura cautelare. Questa, se ho capito bene, gli impediva di comunicare con il soggetto offeso: ma lui, il Bianchini, ha “comunicato” non con la persona offesa ma con la comunità dei suoi i lettori esercitando, nella testata che lui dirige, il ruolo, appunto, di giornalista. Ha diffamato? Io non so giudicare né giudicare compete certo a me. Ma perché arrestarlo?»
«Ma mi pare manchi una reazione pubblica, evidente, da parte del Comune. Due gruppi d’opposizione, in estate, interrogarono sulla vicenda il sindaco che, se ho capito bene, nel Consiglio Comunale del 29 settembre liquidò il tutto come “beghe tra vicini”. Tutto qui. Il silenzio, dell’intero Palazzo, è … rumoroso»

È DIVENTATO REATO ANCHE RIPUBBLICARE

LA LIBERA OPINIONE DELL’UNICO COLLEGA

CHE HA SAPUTO ALZARE LA VOCE

NEL BRANCO DEI MUTI?

 


Mauro Banchini
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Succede a Pistoia. Un giornalista, direttore di una testata online, è agli arresti domiciliari per aver continuato a scrivere articoli su una vicenda, abbastanza intricata, che riguarda presunti abusi edilizi e presunte “privatizzazioni” di stradine sul Montalbano di Quarrata.

Tempo fa, accusato di reati persecutori nei confronti di un privato, a quel giornalista la Procura di Pistoia aveva sequestrato i dispositivi (pc e cellulare) sottoponendolo alla misura cautelare del “divieto di avvicinamento” alla persona offesa e di “comunicazione” con la stessa.

Conosco da decenni quel giornalista, Edoardo Bianchini. Premetto subito di trovare – come gli ho detto più volte di persona – troppo sopra le righe, perfino controproducente per lui stesso e per le campagne stampa da lui condotte, il suo modo di esercitare la professione. Usa molto l’ironia e la satira, gli piace sfottere, spesso ricorre al turpiloquio ma anche a citazioni colte che non tutti capiscono al volo, non ci va mai con i guanti bianchi, è sempre politicamente … assai scorretto.

Se la “libertà di informazione e di critica” è per ogni giornalista “diritto insopprimbile” è anche vero che a quella libertà è posto un limite: “l’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui”. Con il suo modo di fare giornalismo, Bianchini si muove – e ne è consapevole – su un crinale abbastanza scivoloso.

Questa ultima sua campagna stampa ne è ulteriore conferma.

Detto questo è anche uno che ci mette sempre la faccia. Tenta di fare – localmente, dove, oltretutto, è più difficile farlo perché … tutti ci si conosce – giornalismo d’inchiesta. E, su questa specifica vicenda, che lo riguarda anche personalmente, lui ha già pubblicato vari documenti, foto antiche e foto satellitari, atti e contratti accusando anche l’esistenza, in un territorio collinare così pregiato, di guasti ambientali lesivi del bene comune. Da persona adulta, Bianchini sa bene di assumersene piena responsabilità.

Con questa premessa, quando stamani ho letto che “indagato per atti persecutori” è stato addirittura messo ai domiciliari, un brivido – confesso – l’ho provato. So che quel magistrato è persona seria e certo sta facendo solo il suo dovere, ma dare i domiciliari a un giornalista professionista che nei suoi pezzi fa nomi e cognomi, denuncia abusi amministrativi che sarà la magistratura a dire se esistono o meno, in effetti è fatto che colpisce.

Lo fa, il Bianchini, con il suo stile ma – evidentemente digiuno di procedure giudiziarie – non capisco in cosa abbia violato la misura cautelare. Questa, se ho capito bene, gli impediva di comunicare con il soggetto offeso: ma lui, il Bianchini, ha “comunicato” non con la persona offesa ma con la comunità dei suoi i lettori esercitando, nella testata che lui dirige, il ruolo, appunto, di giornalista. Ha diffamato? Io non so giudicare né giudicare compete certo a me. Ma perché arrestarlo?

Giordano Bruno. Merita vivere in un regime in cui chi non si allinea viene bruciato e le sue ceneri sono gettate nel Tevere?

Né capisco un altro aspetto: il silenzio della Amministrazione Comunale di Quarrata. Lui la mette, da mesi, nel mirino facendo, appunto, nomi e cognomi, pubblicando foto e documenti, prendendo duramente per i fondelli sindaco e dipendenti, sostenendo che sui colli del Montalbano quarratino sarebbero state permessi abusi di varia natura. Sbaglia? Dice il giusto? Io non lo so.

Ma mi pare manchi una reazione pubblica, evidente, da parte del Comune. Due gruppi d’opposizione, in estate, interrogarono sulla vicenda il sindaco che, se ho capito bene, nel Consiglio Comunale del 29 settembre liquidò il tutto come “beghe tra vicini”. Tutto qui. Il silenzio, dell’intero Palazzo, è … rumoroso.

Per capire meglio sono andato, sul sito del Comune, ad ascoltare quella seduta ma l’audio allegato a quell’odg consiliare non è quello giusto. Per un errore, è stato allegato un file audio riferito a una seduta precedente, quella del 23 giugno. Certo un errore.

Il direttore è sommamente dispiaciuto di non essere piaciuto punto neppure un po’ a “Nocciolina”. Vedrà di fare meglio la prossima volta… Intanto “Nocciolina” si pulisca le lenti degli occhiali per vedere meglio la realtà

Evidentemente qualcosa mi sfugge. Fossi io sindaco e vedendo continuare quel tipo di campagna giornalistica, in effetti molto pesante, avrei risposto con la trasparenza: mettendo in rete – e tenendocela a lungo in home page – tutta la documentazione capace di dimostrare che il giornalista ha preso una cantonata. E poi, al limite, sarei passato io stesso in Procura.  Sarà stato fatto? Forse sono io a non essermene accorto? Lo spero.

Così come, a questo punto, non sarebbe male se qualche altra testata locale prendesse in mano la questione. Che è questione piccola, locale, forse perfino banale. Ma proprio per questo non dovrebbe essere difficile trovare riscontri, nel Palazzo Comunale e sul Montalbano, se le cose stanno come (con il suo stile esagerato ed esagitato) sostiene il Bianchini oppure se la sua foga lo ha portato fuori strada.

Il fatto che a un collega, in poche settimane, siano stati tolti i dispositivi (su cui, immagino, lui tenesse le sue fonti. Che, come noto, un giornalista ha pieno diritto di tenere riservate) e sia stato anche arrestato, sia pure ai domiciliari, dovrebbe essere fonte di curiosità per chiunque. Specie per chi fa lo stesso mestiere. Alla ricerca, come dice la nostra deontologia, della “verità sostanziale dei fatti”: osservati sempre – ci mancherebbe – “i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede”.

Mauro Banchini
da la Trebisonda
[redazione@linealibera.it]

 


 

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