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PISTOIA. La partenza è per le 21.30 in corso Gramsci 37, giovedì 8 giugno, in una serata all’insegna della percussione e della musica tribale africana.
Fondazione Luigi Tronci ed Associazione Culturidea per questa data hanno voluto tornare all’origine stessa della nascita del progetto di corso Gramsci, la percussione pura ed allo stesso tempo onorare l’impegno decennale di Culturidea in favore dei giovani congolesi.
La serata, costo d’ingresso 8 euro, è il frutto di un solido percorso di improvvisazioni e studio.
Djoume è un progetto nato nel 2016 da un’idea di Dario Castiello, musicista e direttore artistico del Festival Mama Africa Meeting, che dopo diversi anni di studio ed esperienze sia sul territorio europeo che africano decide di dare vita ai Djoumé.
La kermesse dell’8 giugno si presenta come una vera narrazione in musica, mimica e danza, secondo i canoni più esemplificativi degli scritti del noto Marco Procopio Scialtone.
Djoumé è principalmente una storia. Le donne in Africa sono una struttura portante per la vita sociale dei villaggi e tra le tante mansioni svolte ogni giorno usano un mortaio di legno dove pestano mais, riso e miglio per la produzione di farina.
Ecco che giunge l’occasione in cui le donne del villaggio si riuniscono per festeggiare con il battito delle mani, karignan e i canti la benevolenza della natura, l’occhio amorevole di Dio.
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Gli uomini del villaggio un giorno decidono di unirsi alle donne nei festeggiamenti e in particolare un fabbro di nome Djoumé crea un tamburo con lo stesso mortaio usato dalle donne. Questo nuovo tamburo arricchisce i festeggiamenti a tal punto che le donne ad ogni occasione chiamano Djoumé per suonare il tamburo (tabalé).
La voce si sparge magicamente tra le note che corrono nel vento di villaggio in villaggio. Progressivamente evocato il nome del fabbro suonatore da Djoumé si camuffò diventando Djembé, dando così vita al tamburo più conosciuto al mondo.
Tamana Folì è quindi una storia che diviene spettacolo. Sulla scena sono proposte musiche e danze tradizionali dei villaggi fino ad arrivare ai balletti moderni delle grandi città africane. Tramite il linguaggio universale della musica si ha la rappresentazione di un viaggio che racconta, attraverso la danza, situazioni di vita quotidiana delle varie etnie africane come lavorare la terra, la semina, la raccolta, battesimi, matrimoni, il corteggiamento e molto altro ancora.
Djembé, doumdoum, krin, kora (arpa africana), insieme all’entrata in scena delle maschere (occasioni rare nella vita quotidiana) sono gli elementi che caratterizzano questo spettacolo.
Per questo spettacolo, poi, quale location migliore se non quel magico chicco di tradizione e innovazione che è la Fondazione Luigi Tronci? Quale associazione migliore di Culturidea che da quasi dieci anni finanzia e sostiene il centro didattico padre Vittorio Agostini e scuola dello sport Roberto Clagluna a Lukulà, Nsioni, Repubblica Democratica del Congo?
[culturidea]