PISTOIA. Che cosa si debba festeggiare ancora non si è capito. Forse la conquista dell’indipendenza? Forse le quote rosa? Sicuramente nel Medioevo le donne vivevano meglio di ora. Almeno non avevano l’onere di doversi creare una carriera nel mondo del lavoro.
No perché se qualcuno, potendo scegliere, volesse nascere donna, oggi, invece di uomo, alzi la mano.
No perché oggi, e ripeto oggi, 2016, le donne sono studentesse, direttrici di banca, manager affermate, mogli, madri, amanti, casalinghe, nonne. E non solo. Le donne devono essere sempre “perfette”, non si possono permettere di invecchiare. Gli zigomi devono essere alti, le rughe quasi impercepibili. Perché se l’uomo dopo i 40 acquista fascino, la donna, ahimè, lo perde.
Devono saper fare tutto. Se indossi i pantaloni sei poco femminile, se indossi la gonna lo sei troppo. Se non studi non ti realizzi, ma se ottieni un posto di rilievo o sei raccomandata o ti sei “concessa”. La meritocrazia nel mondo femminile non esiste.
Sono risucchiate in una società moderna ma bigotta, che impone loro di avere un alto livello di istruzione se vogliono costruirsi un futuro, ma poi, a casa, devono anche stirare, lavare, pulire, portare in grembo un figlio per 9 mesi, cucinare, crescere la prole e educarla.
Sempre che un figlio una lo possa fare, dato che spesso risulta un ostacolo per la “carriera lavorativa”. “Lei ha intenzione di fare figli a breve?” domandano durante un colloquio di lavoro.
E intanto ti ritrovi a fare il conto con gli anni che passano: sui trenta se vuoi una tua famiglia, devi per forza avere una carriera già avviata, altrimenti niente. Eppure ci chiamano il “sesso debole”.
Dopo la seconda Guerra Mondiale si è fatto per molto tempo risalire la scelta dell’8 marzo ad una tragedia accaduta nel 1908, che avrebbe avuto come protagoniste le operaie dell’industria tessile Cotton di New York, rimaste uccise da un incendio. In realtà questo fatto non è mai accaduto, e probabilmente è stato confuso con l’incendio di un altra fabbrica tessile della città, avvenuto nel 1911, dove morirono 146 pesone, tra le quali molte donne.
Fatto sta che, domani, 8 marzo, si festeggia la festa della donna, ma quasi nessuno sa come questa sia nata.
Ci sono donne che si “autoghettizzano”, andando a cena fuori con le amiche, altre che aspettano a gloria di ricevere un rametto di mimosa. Altre ancora che aspettano tutto l’anno l’8 marzo per assistere a squallidi striptease. Questa, intanto, è la “grande rivincita” al femminile.
Intanto il delitto d’onore in Italia è stato abolito neanche 35 anni fa: 1981 per esattezza.
Facciamoci due domande care donne. Mi sembra che abbiamo ben poco da festeggiare.
[Alessandra Tuci]
Buona sera Alessandra…capisco l’amaro sfogo….lo capisco perchè a casa mia io e mia moglie siamo perfettamente interscambiabili (gravidanza a parte ovviamente), lo capisco perchè negli anni durante i quali ho lavorato nel tessile ne ho viste un po di tutti i colori, Quello che non capisco ancora ora è perchè una nutrita minoranza di donne nel 2010 si danni l’anima per offrirsi in versione oggetto e perchè in tanti, troppi casi, il peggior nemico di una donna sia un’altra donna.
Articolo bellissimo e condivisibile, anch’io non capisco come mai tante donne si ‘trasformano’ la sera del 8 marzo….certamente tale data è solo una scusa. Comunque sono sicurissimo che il tuo sfogo, Alessandra, è solo come portavoce di tante altre donne…che non sei tu…il tuo uomo non permetterà mai di farti subire le cose negative che hai espresso e….non ti farà mai aspettare l’8 marzo per farti sentire Donna con la ‘D’ maiuscola.