PISTOIA. Sono costretto a ritornare su Te, amico e Maestro Vasco, che tra qualche giorno sarai festeggiato da noi per i tuoi 90 anni.
Ci sono costretto perché Pistoia si dimostra quello che è: ’na cacatiell’ ’e mosca (per gli asini cito da De Sica…) sulla carta geografica; un puntino ammorbato da massoni, comunisti e intellettuali di sinistra; e da una schiera di professori & professoresse che, certamente, non sono neppur degni di sciogliere i calzari a Te e a un’altra grande del Liceo Classico Forteguerri, la Tua/nostra collega Lidia Wanda Tuci Mannori, anche lei rigorosissima nel segnare gli errori con la matita rossoblù.
La ricorderai Tu, la ricordo io che le sono stato stimato (da lei) collega: peraltro da me stimatissima e carissima oltretutto perché le elementari le aveva fatte a Quarrata con la maestra Berti e insieme a mio padre, che non era nessuno e di cui mi vanto ancor oggi – se non altro per la sua intelligentia rerum, pur senza essere stato un ordinario all’Università.
Perché vedi, Vasco, il mondo è, baudelairianamente, una foresta di simboli: ma i simboli vanno interpretati e non è una laurea a farteli interpretare. E il primo simbolo che il mondo ci impone, come Tu mi hai insegnato e come sempre ha insegnato anche la nostra cara Wanda, è il nome proprio che ognuno di noi reca: Tu Vasco, io Edoardo, lei Wanda. E il Liceo Classico, Liceo Classico Forteguerri e non – come qualcuno ha improvvidamente scritto per propagandare la tua festa di 90° compleanno, Liceo Pedagogico.
Mi spiego meglio con tre esempi, perché, forse, molti intellettuali pistoiesi per comprendere, ne hanno proprio bisogno.
Prendiamo in ipotesi una medichessa, un fotografo e un bibliotecario. Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.
Qualche pistoiese – di corta intelligenza – si è incazzato perché ho rivendicato, nel mio precedente intervento (vedi), per il Forteguerri il suo «nome proprio» e non quello del “farmaco generico” che gli volevano appioppare.
Ora pensa un po’… Pensa un po’ se una medichessa – chiedendosi chi sono mai io per parlare – sbagliasse una milza per un fégato: che figura farebbe? E se un fotografo confondesse il culo del Ginetti anarchico (tra l’altro carissimo amico) e lo definisse popò della Venere di Milo, risum teneas, amice?, non scoppieresti a ridere, amico mio.
Tertium: se tu ti rivolgessi a un bibliotecario per chiedergli I Promessi Sposi (che nessuno conosce più) e ti mettesse in mano Il Marchese di Roccaverdina (che in pochi hanno conosciuto e letto), o se sbagliasse il Benigni per un dantista come il Barbi (era della Sambuca): cosa penseresti, Vasco? E, secondo Te, cosa penserebbe la Tua/mia cara collega Lidia Wanda Mannori?
Allora, in linea di logica, non sono fascista (come qualcuno ha detto) perché chiamo le cose con il loro nome proprio; né sono uno stronzo perché pretendo l’assoluta proprietà e perché “chi sono io per poter parlare? ho scritto qualcosa? ho pubblicato qualcosa? sono qualcuno?”.
Ci hai insegnato sempre – e con te anche la cara Wanda – che quando moriremo, in cielo saremo chiamati per nome e non per altro: quindi… Vasco, Edoardo, Wanda e… Liceo Classico (e non Pedagogico, se d’esso si parla).
Vasco, perdona loro… Io lo sto facendo così qui ora: perché il perdono non significa assenza di cannate sulle nocche delle dita.
Chiamare il Liceo Classico Liceo Classico e i fichi fichi, come si dice in greco; o la minchia minchia, come Marco Valerio Marziale diceva del Santo Numa Pompilio, è semplicemente dare a ciascuno il suo.
Mentre è senz’altro Politicamente Dissocevole ragionare chiedendosi che diritto ha uno di parlare se non è un genio dell’umanità. Non sarebbe più logico – per gente di sinistra – chiedersi semplicemente se chi parla dice cose sensate o no, prima e soprattutto?
Mi fermo qui. Ma ci sarò anch’io a festeggiarTi nel Tuo/nostro Liceo Classico. Io fortunatamente rompiballe e politicamente scorretto.
E todà la El…, grazie a Dio!
[Edoardo Bianchini – Ultimus inter ultimos]
Caro Direttore….io ho lavorato qualche anno fa al Forteguerri, Liceo Classico….purtroppo ho lavorato nel guazzabuglio senza un perchè, chiamato Pedagogico. Chissà perchè le vecchie magistrali non andavano più bene. Eppure da lì sono uscite le migliori generazioni di maestre elementari….invece ora abbiamo il Pedagogico: bene, posso testimoniare che nella classe dove ho lavorato, l’ultimo anno, almeno un quarto delle allieve aveva da 2 a 4 insufficienze: tutte promosse a giugno….
E che dire della genialata di avviare anche il liceo musicale, in un edificio, privo di aule adatte, non insonorizzate? Che senso ha in una città che ha una scuola di musica, come la Mabellini, associata ad alcuni noti Conservatori italiani, con tanto di corsi preaccademici, disperedere risorse ed energie in un liceo, infilandolo per di più dentro il Forteguerri? Vabbè…torno ai miei talleri.
Massimo Scalas
Perché evidentemente doveva essere sistemata una persona…
Che tristezza leggere ciò che dice Massimo e che Edoardo conferma e spiega. Meglio, allora, pur non essendo mai stato suo allievo (ho frequentato lo Scientifico) ma comunque conoscendolo bene, rivolgere un caro saluto ed augurio a “Vasco” (ed inevitabilmente, davanti ai miei occhi, ecco presentarsi anche il suo basco, e, se non sbaglio, il Loden verde che indossa in inverno) e concludere, con la più ovvia delle osservazioni; “Ce ne fosse un po’ di più di gente come lui…”
Piero