PISTOIA. Martina Notari, nuova comunicatrice alla Curia pistoiese, ha introdotto il Vescovo Bianchi e il Vescovo ha parlato di Papa Francesco. Era questo l’argomento su cui giocare l’incontro di stamattina: ricordando cosa stia facendo Papa Francesco per cambiare questa che, a nostro avviso, non ha affatto intenzione di cambiare, una Chiesta Cattolica abituata da troppo tempo all’esercizio del potere.
Mansueto Bianchi ha una buona dialettica e una sicura capacità di parlare. Ha insisto su certi concetti noti a tutti: l’aver coraggio, il fatto che la Chiesa deve uscire dalle Curie, deve incontrare gli ultimi per strada e prendere l’iniziativa in ogni senso e direzione evangelica; ma il Vescovo ha concluso con una osservazione decisiva. Si è chiesto – e crediamo non a caso – cosa accadrà quando il magistero di Papa Bergoglio arriverà a scontrarsi con i concetti-cardine ben consolidati della cultura occidente: i pilastri del potere, economico, politico e – aggiungiamo noi – anche ecclesiastico; di chi, per intenderci e per usare un concetto sviluppato dallo stesso Pontefice, ha sbagliato il sacerdozio per un semplice mestiere o un modo per fare e di fare carriera.
Una domanda, questa, che ha fatto scaturire in noi, laici convinti (e che, se anche credessero, non intendono in alcun modo fare professione di fede), il desiderio di chiedere al Vescovo di Pistoia, personaggio deputato a osservare e sorvegliare il gregge (e a acquisirne, dunque, l’odore, come direbbe il Papa, fino a prendere anche provvedimenti in merito a comportamenti e umori), cosa ha intenzione di fare dinanzi a una Diocesi in cui i preti sembrano essere dei dipendenti: legati a orari (di messe, di confessioni, di aperture di chiese, di disponibilità all’ascolto dei problemi dei fedeli) e frantumati in decine di distrazioni di natura secolare – anche di marca economico-finanziaria.
È stata sostanzialmente questa la domanda rivoltagli: con qualche piccola aggiunta che si riferiva all’assoluta inerzia del Vescovo dinanzi ad alcune osservazioni che hanno messo a nudo come certi problemi esistano (per tutte, la storia della Misericordia di Agliana e del suo correttore morale non-correttore).
La cosa ha – evidentemente – indispettito Sua Eccellenza: ma non potevamo fare a meno di ricordargli che, al di là delle belle parole di e su Papa Francesco, lui, il custode-sorvegliante della Diocesi, non ha mai voluto ascoltarci su quel tema; ci ha chiuso la porta in faccia, non ci ha ricevuto. Di più: Mansueto Bianchi ha detto, a chiare note, che nella vicenda della Misericordia di Agliana (ma, per estensione, evidentemente, anche di altro) non vede e non rileva niente di anomalo su cui parlare ed esprimere giudizio. Permetteteci: in perfetta linea con la Pistoia che non vede, non sente e non dice.
Il vivace acme dialettico, tuttavia, è giunto quando, dopo una totale e radicale serrata nei nostri confronti, abbiamo avuto l’ardire di sfidare la sua autorità chiedendogli se, a suo avviso, Gesù Cristo avrebbe mai risposto a noi così come stava facendo lui, il Vescovo. Abbiamo, forse, commesso un peccato mortale? E allora… la gerarchia non si tocca; i Vescovi sono insindacabili, come se si trattasse di un riaffermare la famosa espressione Gott mit uns.
Sua Eccellenza ci ha chiesto se avessimo mai letto il Vangelo e siamo stati costretti a rispondergli di sì, e magari anche in diverse lingue – greco e latino compresi, non avesse mai a credere che fossimo dei poveri sprovveduti ignoranti e presuntuosi.
La conversazione si è dovuta chiudere lì. Ci siamo alzati e abbiamo dato il buongiorno, uscendo.
Se la Chiesa è questa, perché il Vescovo Bianchi si meraviglia nel chiedersi di cosa accadrà quando gli insegnamenti papali si troveranno a tu per tu con i pilastri consolidati della civiltà occidentale, fra i quali, forse, allo stato dei fatti, sembrerebbe che andasse posto anche lo stesso episcopato?
Di fronte a queste serrate così autoritarie, supportate da belle citazioni mutuate da un grande Papa Francesco, siamo contenti di essere laici e uomini qualunque per i quali i palazzi vescovili restano chiusi.
Forse, infatti, non sono quelle le porte da attraversare per giungere in cielo: ma l’impegno, costante, estremo, laico, di puzzare di strada e di pecore comuni, come dice e chiede Bergoglio.
Già, Bergoglio. Chissà cosa penserebbe della reazione del suo Vescovo di Pistoia.
Potremmo chiederglielo…
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