INCENERITORE, CONFERMATA IN APPELLO LA SENTENZA TIBO-CAPPOCCI

L’inceneritore di Montale
L’inceneritore di Montale

FIRENZE-PIANA. Erano affannati e entusiasti gli avvocati delle parti civili, Federico D’Angelo e Pamela Bonaiuti, quando hanno dato notizia della conferma della condanna dei dirigenti Giorgio Tibo e Maurizio Cappocci del Cis di Montale.

I due erano stati condannati in primo grado sulla vicenda degli sforamenti delle diossine del 2007 con sentenza del Tribunale di Pistoia. La coincidenza vuole che l’esito di questo ricorso di appello – sancito da un urrà degli antinceneritoristi presenti – arrivi proprio nelle giornate di pesante polemica con le amministrazioni comunali proprietarie del Cis che sembrano tutt’altro che intenzionate a fare luce sulla causa degli sforamenti di questa estate (vedi).

La sentenza pistoiese, opera della dottoressa Martucci, è stata confermata integralmente: diciotto mesi di carcere (pena sospesa per intervenuta prescrizione) e trentamila euro di multa, oltre alla rifusione delle spese processuali anche nei confronti delle parti civili, indennizzate ciascuna con una somma di mille € per danno morale.

La Presidente del Comitato per la Chiusura dell’Inceneritore di Montale, raggiante di gioia, annuncia altre iniziative giudiziarie imposte dalla sequela dei numerosi atti ritenuti illegittimi di queste ore: tutti parlano di reticenze e omissioni che hanno accompagnato anche questo ennesimo episodio di sforamento estivo delle diossine.

Le somme raccolte per i risarcimenti delle parti civili – spiega la Presidente – saranno in parte reinvestite nel pagamento delle consulenze legali alle quali i cittadini sono costretti per far valere i propri diritti di tutela della salute, e in parte per ridurre i costi di smaltimento dei rifiuti.

a.r.

 

L’UOMO RAGNO COLPISCE ANCORA

 

inceneritore-Montale-SPIDERMAN
Effetto Spiderman

GLI SFORAMENTI del 2007 furono due. Uno avvenne in maggio, l’altro in luglio. Bocche cucite. Sempre. Quello di maggio, oltretutto, non poteva essere “steso al sole” e proprio mentre a Quarrata l’ex-Sindaco Sabrina Sergio Gori era in ballottaggio con Mario Niccolai. Immaginatevi cosa sarebbe successo se avesse “sforato” lo scandaletto dell’inceneritore. E così la saracinesca fu abbassata. Si fece – è emerso da tutto: atti e fatti – un silenzio ermetico.

Poi, come tutti i rifiuti organici che finiscono in acqua, anche quegli sforamenti “vennero a galla”. E s’accese il dibattito e la lotta. Antinceneritoristi e Legambiente presero in mano la cosa e tutto finì in tribunale. La colpa, dall’inceneritore, fu data ai carboni attivi: erano [c]attivi, fu detto. E oggi si ritorna alla carica nello stesso modo… non sono di buona qualità.

In tribunale furono trascinati Giorgio Tibo (legale rappresentante della società) e Maurizio Cappocci, responsabile tecnico dell’impianto. Tibo era sotto l’ombrello dell’avvocato Cecilia Turco, Cappocci sotto quello di Andrea Niccolai.

Le difese (D’Angelo e Bonaiuti) non chiamarono al banco i Comuni della Piana, ma il legale rappresentante del Cis e il responsabile tecnico. E furono criticati, e non poco, per questo: ma oggi, dietro il risultato dell’appello, bisogna dire che ci avevano visto bene, se la sentenza di primo grado è stata confermata pari pari nella stesura (impeccabile, si dice) della dottoressa Martucci.

Dalla parte della pubblica accusa in primo grado c’erano il dottor Raganella (poi transitato altrove da Pistoia) e il dottor Dell’Anno: che avevano chiesto l’archiviazione del caso. Niente da meravigliarsi per Dell’Anno, se si pensa che l’ex-capo della Procura pistoiese si era sempre e comunque schierato per una visione di “basso profilo” nei temi dell’incenerimento della Piana (vedi).

Anticeneritoristi
Anticeneritoristi in strada

Ma allora, perché l’Uomo Ragno colpisce ancora? Perché, uno degli avvocati della difesa, Pamela Bonaiuti, se ne uscì ironicamente con una battuta – presa a male dai pistoiesi seriosi –, quando insisté per l’addossamento delle responsabilità a Tibo.

Disse – ci raccontano – che secondo Ben, lo zio di Spiderman, “chi ha più qualità ha anche più responasbilità e doveri”, alludendo al fatto che Tibo rivestiva, nella carica che ricopriva in quel momento, la cosiddetta “posizione di garanzia”: cioè aveva il dovere di vigilare al di sopra di qualsiasi altro e ancora di più di qualsiasi altro, sui guasti e sui danni dei disastri degli sforamenti. Mentre non lo aveva fatto – fu accertato – e per questo fu condannato dal giudice.

Oggi, evidentemente, a Firenze, l’Uomo Ragno ha colpito ancora…

e.b.

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