PISTOIA. Che cosa succede alla Pistoiese? Dov’è finito l’entusiasmo estivo (che pure non si era tradotto in abbonamenti)? Sconfitta a L’Aquila e a Ferrara dalla Spal, due pareggi interni con la Robur Siena e il Santarcangelo, la squadra arancione ha messo assieme soltanto due punti: pochi.
Nel fine settimana ha la trasferta di Aprilia, contro la Lupa Roma. Una gara da vincere e non tanto perché i capitolini hanno raccolto ancora meno, un solo punto: occorre il bottino pieno per non entrare in crisi alla vigilia di 4 partite (le successive, con Lucchese e Tuttocuoio al “Melani” e a Rimini e Prato) che sulla carta sono davvero temibili.
Il pubblico, dato appunto come entusiasta da chi ancora si fida del calcio estivo (diffidate gente diffidate, il pallone d’estate è un altro sport), è in netto calo rispetto alla prime due partite casalinghe dell’anno passato; si ha l’impressione che di Pistoiese si scriva e si parli più di quanto interessi realmente.
Purtroppo le vicissitudini degli ultimi dieci anni hanno fatto calare drasticamente la passione: l’amore, probabilmente, resiste, ma dovrebbe essere risvegliato da un “progetto”, come, tra mille difficoltà, provò a fare Massimo Morgia, tre stagioni or sono, prima di essere ripudiato sulla pubblica piazza.
Altrimenti è un navigare a vista, quello arancione, che serve a poco, anche a chi vorrebbe ricavare qualcosa. E allora che fare per risollevarsi? Intanto, diamo fiducia a calciatori e allenatore, manteniamo l’equilibrio, parolina fondamentale per chi vuole far bene lo sport: non perdiamo la testa, non illudiamoci (né colpevolmente illudiamo la gente) né abbattiamoci, cadendo nel pericoloso vortice della depressione.
Puntiamo sul lavoro, sugli allenamenti, sulla professionalità e sulla voglia di emergere del gruppo. Sino a un paio di settimane fa, lo stesso tecnico, Massimiliano Alvini discorreva di “Pistoiese da 5°, 6° posto”. Forza e coraggio: crediamoci.