PISTOIA. Stefano Mazzeschi, il nuovo Direttore, mandato dalla Diocesi a gestire l’ultima fase del Centro Giovani, non ce ne vorrà, ci auguriamo. Ma lo sa bene anche lui, che senza don Alessandro Carmignani, quella struttura è un’altra cosa.
Ieri sera però, 7 ottobre, come da protocollo, c’è stata la rituale cena del mercoledì, quella che i volontari allestiscono per i loro sistematici allegri visitatori. Il solito viavai confusionario, ma energico, di uomini e cose, volontari e clienti, che si fondono e confondono nel refettorio. Ieri sera c’è stato addirittura un compleanno, festeggiato con la solita felicità di sempre, che è quella che riesce a coinvolgere e contaminare chi si accontenta di essere ancora vivo.
“Non posso nascondere l’imbarazzo – riconosce Stefano Mazzeschi, il nuovo Direttore del Centro Giovani, al battesimo della prima cena in qualità di Direttore della struttura di via Nazario Sauro, dopo le dimissioni presentate e accolte di don Alessandro Carmignani –. Questa struttura è nata con don Alessandro, su un progetto partorito con l’allora Vescovo Simone Scatizzi: è nata secondo i suoi ideali, incarnando letteralmente il suo giovane e antico spirito di cristianesimo, costruita con tanta difficoltà, ma anche tanto entusiasmo, a suon di sacrifici e rinunce, tutte ripagate da quello che questo Centro, nel tempo, è diventato. Alessandro, inoltre, è anche e soprattutto un mio amico fraterno, ma non potevo in alcun modo tirarmi indietro: sono un dipendente della Diocesi e non potevo disobbedire alla specifica richiesta del Vescovo. Dunque, eccomi qua, consapevole di essere semplicemente un traghettatore, ma senza timone, chiamato a gestire questa fase di momentanea sospensione, come ha detto e ripetuto monsignor Tardelli”.
Il Centro è prossimo a chiudere i battenti, questo si sa. Succederà entro la fine dell’anno, probabilmente, o addirittura prima: le Suore Minime di Poggio a Caiano, che sono le proprietarie, non intendono prolungare l’affitto della struttura, che ha bisogno di ristrutturazione e che tra l’altro ha oneri altissimi, poco consoni al minimalismo evangelico. E al momento non si conosce ancora quale altra Sede, seppur virtuale, possa ereditare il suo importante patrimonio culturale, sociale, cattolico e umano; né si sa se un’altra Sede ci sarà mai.
“Ho sposato alla lettera l’ideale del Centro di don Alessandro – aggiunge Camilla Solari, la prima e più vecchia volontaria – e sono stata una di quelle che al momento delle dimissioni dell’ex Direttore ho creduto opportuno farmi portavoce della necessità che un altro Direttore fosse immediatamente disponibile a proseguire la traccia.
“Il Centro Giovani non è la cena del mercoledì, ma una serie di iniziative fra le quali è anche contemplata la cena del mercoledì, che non è soltanto la distribuzione di un pasto caldo, ma un momento di altissima comunione, laica, nonostante i servitori di questo servizio siano persone, me compresa, profondamente e orgogliosamente cattoliche. Il Centro è una serie numerosissima di iniziative straordinarie, nate per i giovani e affidate alle loro speranze.
“Il limbo di cui parlava don Alessandro è restato tale e quale: nessuno ci ha ancora fatto sapere nulla, né di quando chiuderemo questo cancello, né dove andremo dopo e soprattutto se poi, una volta sigillata la serratura, ci sarà un altro posto dove potremo andare”.
Don Alessandro Carmignani, nel frattempo, ha continuato regolarmente a svolgere le sue mansioni di pastore, ma al Centro, da mercoledì scorso, da quando ha rassegnato le dimissioni, non si è più visto.
“Ci ha giurato che non ci avrebbe messo più piede, qui – dice ancora Camilla Solari – e così ha fatto. Aveva dimenticato una cosa sulla scrivania, qui, nella stanza della Direzione: ci siamo messi d’accordo per telefono e gliela abbiamo portata sul marciapiede, in strada fuori dal parco dove abitualmente parcheggiamo le automobili. Lo capisco. Lo abbiamo capito tutti. Perfettamente”.