
PISTOIA. Abbiamo parlato altre volte (vedi: L’Isds, il Ttip, Massimo Baldi & i soliti fessi degli italiani) del partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, Ttip, per cui a livello europeo si è sviluppata una vera e propria mobilitazione, in verità timidissima in Italia e ancora di più in Toscana.
Avevamo pubblicamente invitato i politici di governo pistoiesi a esprimersi in merito, ma più volte hanno preferito non sbilanciarsi . Solo il consigliere regionale Massimo Baldi, il più votato nel comune di Pistoia, durante una seduta del mini-parlamento toscano, pronunciò parole di apprezzamento sul Ttip (video Baldi_Ttip), ritenendolo indispensabile per la nostra economia, anche se non specificò alcun motivo a sostegno della sua tesi.
Il professor Alberto Bagnai, in un suo post, articolato ma accessibile anche ai non specialisti, su Goofynomics (vedi: Ttip: la storia si ripete), ha provato ad analizzare i vantaggi di questo trattato basandosi su uno studio del Cepr (finanziato dalla commissione europea), e ha riscontrato che, al netto delle problematiche ancora aperte su agroalimentare e salute, l’aumento del Pil europeo in 13 anni grazie al Ttip sarebbe di 0,48%, ovvero +0,03 % annuo.

Insomma, secondo studi della stessa Unione Europea non ci sarebbe alcun vantaggio in termini meramente economici (o vogliamo credere che il +0,03% sia qualcosa di cui andare orgogliosi?): ma allora come mai quest’accelerazione delle istituzioni di Bruxelles, che sono arrivate addirittura a bypassare il voto dell’europarlamento che avrebbe bocciato il Ttip?
Avevamo già parlato, anche se in termini semplicistici, del fatto che il Ttip si vorrebbe spacciare come ragionevole armonizzazione normativa, ma in realtà incongruenze spuntano a ogni livello. Solo per fare un esempio: oggi in Italia le plastiche riciclate non possono essere commercializzate in molti paesi europei a causa della non armonizzazione tra certificazione italiana e quella di altri paesi sul settore appunto delle plastiche riciclate. Questo problema si pone ad esempio per un’azienda di Larciano; quindi: perché questa fretta di armonizzare le norme tra due continenti diversi quando tra Paesi confinanti c’è da fare ancora molta strada?
In ogni caso riportiamo un comunicato relativo alle manifestazioni di piazza che in questa settimana si stanno svolgendo, un po’ in tutte le capitali, contro la ratifica del Ttip da parte dell’Europa.

Dal 10 al 17 ottobre, forti dei 3 milioni di firme raccolte in tutto il continente, centinaia di migliaia di persone scenderanno in piazza per chiedere l’interruzione dei negoziati sul Ttip e gli altri accordi di libero scambio.
L’obiettivo della mobilitazione internazionale è intrecciare le molteplici istanze promosse dalla società civile, costruendo un grande blocco di opinione pubblica contraria ad un sistema di commercio internazionale che mette i diritti umani e civili in secondo piano rispetto agli interessi delle grandi multinazionali e dei gruppi finanziari.
A cominciare da sabato 10 ottobre, le campagne internazionali Stop Ttip organizzeranno eventi, mobilitazioni, presidi in centinaia di città, tutti con un intento preciso: fermare il Trattato transatlantico fra Usa e Ue.
La più grande manifestazione è attesa a Berlino, e ad essa parteciperà anche una parte della campagna italiana. Nel nostro Paese sono previsti presidi in decine di centri urbani, dove loschi businessmen & women si riverseranno nelle strade per svendere ai cittadini acqua, sanità, cibo e diritti. Alla parte creativa verrà affiancata una massiva campagna di pressione istituzionale, con valanghe di tweet ed e-mail che affolleranno gli account dei parlamentari italiani troppo “distratti” in merito a un tema che riguarda da vicino la vita di ciascun cittadino.

Il 6 ottobre, nel frattempo, si è conclusa con un successo senza precedenti la prima fase della raccolta di firme dell’iniziativa autorganizzata dei cittadini europei contro il Ttip. È stato superato anche il tetto dei 3 milioni di adesioni, a dimostrazione che esiste una opposizione vasta e trasversale agli accordi di libero scambio.
Questo dissenso è in costante crescita e non può più essere trascurato dalle istituzioni. La continua mancanza di trasparenza da parte dei negoziatori è inaccettabile e le numerose mine per la democrazia contenute in questi accordi devono essere disinnescate.
Oltre ad essere svincolato dal rispetto dei patti internazionali sul cambiamento climatico, il Ttip presenta innumerevoli punti critici – descrive Elena Mazzoni, tra i coordinatori della Campagna Stop Ttip Italia – Porterà ad un aumento della deforestazione e dell’inquinamento, renderà più difficile l’accesso ai farmaci generici per le fasce più povere di popolazione e conterrà una clausola Isds che permetterà di anteporre i profitti delle multinazionali ai diritti dei popoli.
Le mobilitazioni delle prossime settimane, e l’obiettivo di tre milioni di firme raggiunto e superato, segnano la prima grande vittoria dei movimenti della società civile – dichiara Monica Di Sisto, portavoce della Campagna Stop Ttip Italia –. Ogni minimo tentativo da parte della Commissione europea e dei governi di tenere sotto silenzio un negoziato così importante è fallito miseramente, e più si scoprono le carte più risulta insostenibile la ricetta che le lobbies economiche vogliono propinarci.
Ci sono milioni di cittadini che non sono disposti a mettere sul piatto standard di qualità, un tessuto economico fatto di piccola e media impresa, una pesante riorganizzazione del tessuto sociale europeo in cambio delle finte promesse fatte da chi, grazie a questo trattato, risulterà vincitore.
Dalla crisi si esce in modo diverso: scommettendo sui territori, su un’agricoltura sostenibile e sempre più localizzata, sulla difesa dei diritti e non sul loro lento smantellamento. Questo sosteniamo come Campagna Stop Ttip Italia e questo verrà ribadito in centinaia di piazze di tutta Europa nei prossimi giorni.
[associazione a sud]
(INTERESSANTI) VIDEO DALLA RETE: http://video.corriere.it/berlino-250mila-persone-protesta-anti-ttip/a20c2aba-6f52-11e5-98e3-5a49a4f4dd41
https://www.youtube.com/watch?v=zj6mV7496zo
Ciao Lorenzo. Hai il grande merito di tenere acceso un dibattito che il 99% delle persone volutamente ignora. Inutile, l’Italia è un paesone dove la gente passa le giornate a spettegolare sul vicino. Aggiungici pure che siamo degli analfabeti economici e la frittata è fatta.
Riguardo al Ttip io, come sai, non sono così categorico. In linea generale, l’abbattimento delle misure protezionistiche, storicamente ha sempre alzato, nel medio, lungo termine la qualità della vita dei paesi che procedevano ad integrarsi e quindi penso che un’eventuale accordo di questo tipo andrebbe, andrà, valutato nel merito e sicuramente non lo si potrà fare ne dopo un mese ne dopo un anno. Forse ci vorrà un decennio per capire. Questa è la premessa e in base a questa io penso non sia possibile ora quantificare i costi/benefici di un evento, che se si realizzasse darebbe sicuramente il via a trasformazioni a catena difficilmente ipotizzabili ora. (altri studi parlano di un+0.5% di pil annuo in Europa e un + 545 euro nelle tasche della gente nel primo anno…mah!) D’altro canto, gli economisti che citi pur competenti, seri e noti alla comunità economica, sono anche, come sai, ideologicamente orientati e questo è un male quando si parla di numeri. E questo vale anche per gli economisti del Mainstream.
Reputerei quindi opportuno che il dibattito, a livello internazionale, uscisse un po dalle solite logiche pro o contro le multinazionali, pro o contro gli OGM, che sono cosa diversa da un trattato di libero scambio anche se ovviamente interessate dallo stesso. Poi perchè se è vero che spesso, nei paesi dove ci sono regimi dittatoriali queste danno prova di scarsa o nulla moralità, è anche vero che se la povertà assoluta nel mondo, nel 2014 è scesa del 10% per lo più lo si deve ai posti di lavoro da loro creati. Questo solo per far capire che: è in discussione un trattato e non un referendum su chi è bravo e chi è cattivo.
Detto questo il secondo aspetto: la segretezza. Qui io penso che nelle fasi iniziali questa non sia da disprezzare. Alzi la mano chi è in grado di capire gli aspetti tecnici, economici e politici di un trattato di tale portata. Si creerebbe solo confusione. Naturalmente è ovvio e sacrosanto, che, giunti in fondo, questo venga spiegato bene ai popoli interessati e sottoposto a referendum. Questo a mio parere è il nocciolo della questione. Il rispetto della volontà popolare previa corretta informazione. Personalmente non sono così sicuro che tale trattato danneggerebbe la nostra economia, tutt’altro: infatti le multinazionali, per loro natura,(perchè basano il loro business su risparmi di scala) sono portate ad ignorare i settori di nicchia i quali settori, sono egregiamente ricoperti dalle nostre piccole e medie imprese. Questo è ancora più evidente nell’agroalimentare. Ovviamente come sempre il diavolo stà nei codicilli e quindi tutto dipende da come l’accordo sarà scritto, dipende da se e come saranno tutelati i marchi, le proprietà intellettuali, se le varie dop, igt ecc, saranno previste e riconosciute anche in USA o se si va verso una deregolamentazione totale all’americana. Ricordiamoci che al momento noi esportiamo molto di più in USA rispetto a quanto importiamo e dunque un abbattimento delle barriere parrebbe avvantaggiarci. D’altro canto sfido chiunque a dimostrare che se il cibo americano fosse privo di dazi l’italiano smetterebbe di mangiare mozzarella italiana in favore di quella USA…forse è più facile il contrario. E anche gli OGM…siamo sempre ad uno scontro ideologico….se pensiamo che ogggi il 90% dei nostri animali di allevamento vengono alimentati con cibo OGM, e quindi il tutto finisce in bocca alla gente, penso che il punto non dovrebbe essere OGM si od OGM no…questo è già nelle cose….il punto dovrebbe essere se al supermercato lo possiamo sapere o no dalla confezione. Invece si va solo di “pancia”con le cose più inverosimili. Esempio: da anni si dice che basta un campo anche piccolo coltivato ad OGM e, complice un po di vento si va a contaminare un’intera regione ora e per sempre…però da anni si dice anche che essendo le coltivazioni OGM sterili, i poveri contadini sarebbero costretti ogni anno a riacquistare i semi dai detentori dei brevetti, in particolare Monsanto, instaurando di fatto un monopolio mondiale dall’enorme potere ricattatorio. Ora è del tutto evidente che se gli OGM sono sterili, non possono riprodursi e se non possono roprodursi non possono contaminare un bel niente…eppure da 20 anni circola questa affermazione e nessuno che si ponga delle domande sull’evidente contraddizione insita nelle due principali argomentazioni usate da chi è contro.
Questo è ovviamente solo un esempio, non per parlare qui di OGM (sui quali confesso di non avere idee definitive) ma solo per far capire che il dibattito sul TTIP deve necessariamente essere posto su basi assolutamente prive di connotati ideologici o corporativi. La gente deve sforzarsi, se vuole capire, di fare la tara a tutto ciò che gli viene detto, capire da chi gli viene detto e capire se il soggetto che parla è in conflitto d’interessi i quali, magari, potrebbero non coincidere con i nostri.
Ciao!
Massimo Scalas