pomodori al rame. ANICAV-MANES, CHI È CHE MENTE?

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Pomodori al rame

PISTOIA. L’Anicav (Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali) afferma che in l’Italia si trasforma in pomodori il 50,2% della intera produzione europea.

Non solo, l’industria del pomodoro destina il 60% ai mercati esteri e il 40%, bastevole, al mercato nazionale (scarica e leggi: www-anicav-it).

Fa piacere sapere che, almeno in questo settore, l’Italia è autosufficiente: non così la pensa Manes, l’uomo del business-carità della Dynamo, il quale confeziona, o si fa confezionare, su “ Repubblica” del 26 ottobre scorso (inserto Affari & Finanza, pagina 23 – ma vedi anche qui o scarica e leggi: www-repubblica-it) un articolo a tutta pagina dal titolo “Dal rame ai pomodori la scommessa idroponica della ristrutturazione Kme”.

Se ventiquattro lavoratori di Le Lime non fossero in ambasce, al pari dei loro colleghi di Fornaci di Barga, ci potremmo scatenare in goliardiche osservazioni, ma il tema non consente simili divagazioni.

Quello che è certo è che il signor Manes e il suo socio Magnoni stanno assestando il colpo finale alla Montagna Pistoiese e non solo; in più, secondo noi, prendono anche per il culo, con l’assenso dei sindacati.

Dice Manes agli operai: “Se vi costituite in cooperativa, lo stabilimento di Fornaci, ve lo regalo”. Fanno eco i sindacati che, a proposito degli operai interessati, per bocca del delegato Fiom, Mauro Faticanti, affermano: “Stupiti e feriti nell’orgoglio (gli operai – n.d.r.), ma arrabbiati no perché chi viene a dirti che perde milioni di denaro ma non licenzierà nessuno, va ascoltato”.

Non stropicciatevi troppo gli occhi, avete letto bene.

Dunque, Manes è il responsabile del Terzo Settore per conto del bomba-Renzi; e il Terzo Settore, se ben usato, elargisce fondi europei e caterve di euro [*].

Dal rame al pomodoro, quindi, anche se la produzione italica del pomodoro è già oltremodo espansiva all’estero. Per Manes, però, no: e quindi, a Fornaci di Barga, si coltiveranno pomodori perché, dice sempre Manes: “Per l’80% oggi importiamo dall’estero (i pomodori – n.d.r.)”. Dunque chi sta bleffando? L’Anicav o Manes?

Forse qualche risposta ce la offre l’articolo di Repubblica quando viene scritto che “la riconversione di Fornaci nel più grande centro europeo di coltivazione idroponica prevede 55-60 milioni di investimenti in tre anni, con largo ricorso a fondi comunitari (il grassetto è nostro). Dunque l’Uomo del Terzo Settore, costola del Governo del bomba-Renzi, ha le idee ben chiare, sa dove prendere i (nostri) soldi e sghignazza pure perché, è scritto a inizio articolo: “Si dice che quando i manager di Kme sono andati a raccontare questa rivoluzione ad un amministratore locale, questi per poco non sviene”. O chi sarà, secondo voi?

E qui, se mi permettete, e se non mi permettete è uguale, io mi incazzo, perché neppure Orlando, rappresentante di un capitalismo duro ma serio, pragmatico ma comprensivo al punto da mantenere operativo sulla carta un settore inattivo del suo stabilimento per dare modo a un politico di rilievo del territorio di poter svolgere la sua mansione senza licenziarlo, figlio inflessibile del do ut des ma mai “caritatevole” pubblicamente (salvo il fatto di averlo fatto privatamente e sostanziosamente per la sua Montagna), mai si sarebbe sognato di “aggirare”, blandire e promettere: anche perché quei sindacati di allora, pure nella loro limitatezza ideologica, erano forse più seri e più rappresentativi di quelli di oggi.

Erano al 90% “comunistacci” o “baciapile” nella maggioranza, ideologicamente nemici ma pur sempre rispettosi, alla fin fine, della diversità dei ruoli.

Pomodori al rame
Pomodori al rame

Qui, invece, siamo alle comiche, allorché i sindacati vengono dipinti, dall’articolista di Repubblica, come persone che “stanno ad ascoltare, preoccupati”, consapevoli delle difficoltà del gruppo etc. etc.

Anche in questo caso un dubbio sorge: l’articolista di Repubblica è organico a Manes e agli interessi che questo signore rappresenta o veramente i rappresentanti sindacali e “amministratore locale”, di cui si parla, sono correttamente descritti?

“Non licenzio nessuno, ma si cambia tutto” ha annunciato Manes, perché, come dice l’articolista di Repubblica “l’azienda ha scelto la strada della ristrutturazione interna. Radicale. Dura. Rivoluzionaria”.

Dopo la dismissione di Campo Tizzoro, che in termini umani ha significato lo smembramento anche di nuclei familiari e l’ulteriore inevitabile decadenza umana del territorio con il perentorio aut aut (o a casa o a Fornaci di Barga), adesso anche per gli operai delle Lime, in numero di 24 unità ma non sappiamo di quante famiglie, si procede alla stessa maniera. Però poiché il diktat proviene da un seguace del grulletto di Rignano, “tutto va ben, madama la marchesa”…

Le considerazioni sono lasciate alle valutazioni dei singoli e noi non le esprimiamo, perché il finale dell’articolo di Repubblica, che magnifica la generosità di Dynamo Camp e “il respiro internazionale di una iniziativa sociale fortemente localizzata in periferia, che Kme vorrebbe ampliare” ci fa sgorgare qualche lacrimuccia – anche se siamo ignoranti ed insensibili.

Però, attenzione: qualcuno, non noi, potrebbe anche piangere, ma dal ridere.

Senza svenire: o chi sarà?

Vedi:

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[*] – Mario Monti, al tempo delle lacrime della Fornero, lo fece fuori di colpo, il Terzo Settore, con il suo faraone in testa, il Prof. Stefano Zamagni dell’Università di Bologna, per evitare pericoli di pappismo e spreco. Quello Zamagni, così caro anche ai pistoiesi dell’ex-Aias/Apr-Bardelli/Maic-Maria Assunta in cielo, ispiratore e prònubo delle scelte del patron Luigi Egidio quando “il presidente da sempre e di sempre” decise di staccarsi dall’Aias di Roma – poi scoperta “in odor di mafia”, come il direttore di Tvl fece opportunamente dire e sottolineare ai suoi giornalisti in un Canto al Balì del 15 febbraio 2012 (nota di redazione L.F.).


[Intervento di critica e commento ex artt. 21 Costituzione e 10 della Convention européenne des droits de l’homme]

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