PISTOIA. Ius soli o ius sanguinis? I romani seppero magistralmente distinguere ed applicare questo concetto. Lo hanno tramandato a noi, uomini della modernità, lasciandoci il cerino in mano e senza poter compiutamente applicare questo concetto. Sapevano di lasciare in eredità a degli “sciagurati” mentali questo dilemma, per noi, evoluti e democratici, insoluto e insolubile.
Così oggi l’argomento è “brandito” dalle opposte fazioni politiche che si contendono il potere, cioè le ruberie legalizzate, applicando questo termine da un lato destro come salvaguardia della identità nazionale, e dal lato sinistro come esempio di accoglienza globalizzata e mondializzata.
La sinistra, insomma, è per lo ius soli ma, come vedremo, quando fa comodo “usa” tranquillamente, quasi spudoratamente, anche lo ius sanguinis: e in attesa di una compiuta “normalizzazione” giuridica, nel frattempo si esercita nell’applicazione casereccia dei termini.
Pistoia, prima patria della Repubblica Conciliare e dell’abbraccio incestuoso fra democristiani e comunisti, è la degna tana nell’applicazione di questo concetto.
Naturalmente questo principio è applicato, per adesso sperimentalmente, solo quando fa comodo e con parsimoniosa bilanciatura in attesa che la Boldrini, altro esempio di politica generata dalla puzzolente borghesia parassitaria radical-chic, non decida di darle forma compiuta attraverso qualche “sboldrinata” delle sue, con il compiacente assenso dell’ex ministro “italiano” Kyenge, di nome Cécile e non Cecilia, e altre iniziative sotterranee, ma collaterali, che, partendo dal basso, specialmente da cittadine provincialoidi come Pistoia, ne legittimino il cammino.
Nel frattempo Pistoia, città del dialogo e del catto-comunismo di prima generazione, ci fa comprendere come l’applicazione dello ius sanguinis sia già in atto e compiuta democraticamente a seconda delle necessità contingenti.
Ciò si evince dalle note di stampa, per lo più inosservate, che ci comunicano, ma noi lo avevamo già fatto (vedi) che la fondazione Caripit ha nominato nell’assemblea dei soci un nuovo membro che si noma Lisabetta Buiani.
Se non andiamo errati, questa signora o signorina va a ricoprire il buco lasciato in Fondazione dall’avv. Ermanno Buiani, quel signore che ebbe a dichiarare che la Fondazione Caripit rappresenta attraverso i suoi soci “una sintesi di alto livello della classe dirigente pistoiese” (vedi).
Domandina piccola piccola: questa signora o signorina, per niente conosciuta, non è mica figlia, nipote, parente di?
Perché, ove mai lo fosse, atteso che qui di alto livello molto non vediamo, potrebbe significare che Pistoia e certi pistoiesi che muovono denari della comunità e imperterriti continuano a lasciare in eredità “posticini” riservati e niente affatto guadagnati, ancora non hanno imparato niente.
Possono ancora tramandarsi i “posticini” nelle istituzioni pistoiesi, ma sicuramente non hanno compreso che i tempi sono mutati. Questo è ius soli o ius sanguinis?
Ciascuno valuti per conto proprio, ma certamente l’applicazione dello ius sanguinis, in questo caso, lascia un po’ perplessi.
Non riusciamo a comprendere se questo nuovo ingresso rafforzi o, al contrario, vada a minare le manovre di successione che già saranno in atto per quella del Presidente Paci (che speriamo tenga in buon conto le nostre ipotesi per non mollare il comando); sicuramente il nome proposto sarà stato accolto all’unanimità “calorosamente”, “auguralmente”, “ecumenicamente” secondo l’armamentario cattocomunista di chi teme di perdere un po’ di visibilità indotta e non, talvolta, meritata personalmente.
Insomma, anche applicando rigorosamente lo ius sanguinis o lo ius soli, a nessuno è venuta in mente una domanda manzoniana: Lisabetta Buiani, chi era costei?
Già, dimenticavamo: “una sintesi di alto livello…” etc.?
Vai col liscio, vai, che è meglio!