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SERRAVALLE PISTOIESE. Alla “notizia” dell’approvazione da parte del consiglio regionale della Toscana, della mozione presentata a sostegno e tutela del settore vivaistico e della sua espansione, presentata da i due giovani consiglieri Pd, Baldi e Niccolai, è partita una massiccia campagna mediatica pubblicitaria, mirata al convincimento di una più vasta platea possibile di persone, soprattutto per quella parte di opinione pubblica, sempre più numerosa, e delle amministrazioni e istituzioni, titubanti o contrarie ad un vivaismo che usa fitofarmaci, diserbanti, pesticidi, concimi chimici ecc. ecc., certo non quelle del Pd.
L’onore o l’onere di organizzare e partecipare ai vari convegni, dibattiti, incontri che si sono susseguiti in questi giorni è spettato ai presidenti delle varie associazioni vivaistiche che sono presenti sul territorio pistoiese.
La voce più “risonante” è stata quella del presidente del distretto vivaistico pistoiese, Francesco Mati, che “copiando” il suo predecessore sig. V. Vannucci, ha rispolverato numeri e percentuali sull’importanza del settore vivaistico per Pistoia, parlando di 150 anni di storia, di 1.200 attività, di 400 ml di euro di fatturato, di Pil agricolo, ecc. ecc., ha parlato anche come vicepresidente di Confagricoltura di Pistoia, di eredità verde, di città più ecologiche, di programmazione a lungo periodo, di parchi e giardini pubblici, di scuole, di zone industriali, quartieri popolari, per rilanciare il “consumo interno”, abbattendo piante esistenti e ripiantandone delle nuove, secondo Mati tutto senza costi per la comunità, anzi, per ogni euro speso se ne guadagneranno due in risparmio energetico, diminuzione delle malattie del sistema respiratorio, diminuzione dei costi sociali, insomma, aggiungo io, meno tumori, meno leucemie e grazie ai vivaisti camperemo 150 anni, magari aiutati da massiccia dose di fitofarmaci che inquinano l’aria e diserbanti che inquinano suolo e acqua, una vera panacea per la nostra salute!
Guardiamo l’altra faccia della medaglia: il nostro territorio, la provincia di Pistoia, ha una superficie totale di 96.500 ettari, il mio comune Serravalle ne ha 4.211, Quarrata 4.600, Agliana 1.164, Montale 3.202 e Pistoia comune 23.677 ettari. Questa è la superficie della piana, poi ci sono i comuni montani: Abetone 3.126 ettari, Cutigliano 4.382, San Marcello 8.475 e cosi via. Il territorio pistoiese per il 56,4% è boschivo (fonte inventario forestale) con 54.368 ettari, il restante è da ripartire in zone abitative, industriali e quelle destinate all’agricoltura, quindi anche al vivaismo, quest’ultime sono quelle che ci interessano e sono suddivise in produzioni che espongo sotto in dettaglio, la provincia di Pistoia incide per il 16% al totale della p.v. (produzione vendibile) della toscana, di cui i cereali per il 2,1%, le leguminose 1,1%, patate e ortaggi 2,0%, foraggi 26,0%, vino 3,4%, olio d’oliva 9,4%, fruttiferi 3,7%, fiori 36,5% e vivai 74,9%.

Per la provincia di Pistoia il vivaismo è l’86,0% del p.v.; le altre produzioni rappresentano globalmente solo il 14,0% della p.v.. Dove vuole arrivare, quindi, la mania di espansione?
Quando le attività produttive si concentrano in una ristretta zona, hanno un impatto ambientale devastante sul territorio con inevitabili gravi problemi per la salute di chi vi abita!
Vale la pena sacrificare la nostra terra per il benessere dell’export?
Avvelenare tutti per avere piante certificate di qualità, da esportare, in Cina o in Germania?
Non si venga di nuovo a parlare di un uso di prodotti “sicuri”; quante aziende vivaistiche applicano tecniche colturali più rispettose per l’ambiente?
A livello toscano queste aziende rispettose sono chiamate “biologiche” e sono obbligate ad iscriversi ad un elenco regionale gestito dall’A.r.s.i.a. al fine di tutelare i consumatori tramite la regolamentazione dell’attività che esse svolgono. Si nota che, delle aziende iscritte all’elenco regionale degli operatori biologici, solo il 4% circa è collocato a Pistoia.
Ciò è probabilmente da imputare al fatto che il florovivaismo è un settore in cui le tecniche altamente intensive sono di difficile sostituzione, dove ancora lo sviluppo di sistemi colturali più rispettosi non ha subito un impulso sufficiente.
Parliamo anche dell’occupazione: possiamo valutare che è meglio agevolare le aziende agricole agro-silvo-pastorali? Ad esempio, visto il nostro esteso patrimonio forestale, per progetti di interventi forestali, recupero delle strade forestali esistenti, interventi di manutenzione, realizzazione o migliorare invasi antincendi boschivi, realizzare interventi di sistemazione idraulica degli impluvi, nuove strade forestali a prevalente funzione antincendio, pulizia e risistemazione del sottobosco…
Ripeto, è solo un’idea, ma pensiamo a quanta occupazione potremmo creare nel settore agricolo sfruttando di più i 1.182 ettari di castagni da frutto, i 4.802,7 ettari di prati e pascoli permanenti e gli 8.988,4 ettari seminativi?
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Il futuro è avere un territorio sano e un lavoro sano, che consenta a tutti di vivere degnamente in buona salute e tranquillità. Agevoliamo e facciamo nascere tutte le imprese che rispettano l’ambiente in cui svolgono la loro attività.
Dice bene il presidente Mati, quando afferma che le persone sono più attente all’ambiente. Le istituzioni e la politica dei partiti non lo sono altrettanto. Ma speriamo che ciò cambi presto, quindi NO ad un vivaismo selvaggio e incontrollato!
Concludendo, invece di avere i vivai pieni di piante invendute e che lei adesso vuol rifilare alle amministrazioni comunali, con la “complicità” di politici giovani d’età ma vecchi di pensiero, non sarebbe stato meglio, per essere un po’ meno schiavi della grande distribuzione, avere aumentato la produzione di frutta, verdura e cereali?
Avremmo avuto meno problemi e il piatto pieno in tavola, presidente.
P.S. – Tutta la mia solidarietà al Wwf Pistoia, al comitato san Rocco e ad Alleanza Beni Comuni.
[giovannetti – m5s serravalle pistoiese]