opinioni. ABOCA, AGRICOLTURA BIOLOGICA & DELOCALIZZAZIONI

Aboca delocalizza in Marocco, Repubblica 30/11/2015
Aboca delocalizza in Marocco [la Repubblica 30.11.2015]
PISTOIA. Aboca è pronta a trasferire in Marocco alcune coltivazioni attualmente concentrate nella Valtiberina: è l’annuncio shock dello stesso Valentino Mercati, patron del prestigioso gruppo farmaceutico di complessi molecolari biologici divenuto leader del settore.

Avevamo già parlato (qui: Aboca, l’eccezionale successo dell’economia ecologica) dell’azienda di Sansepolcro e della filiera produttiva che dalla coltivazione biologica, passando per raccolta, essiccazione, estrazione, concentrazione e liofilizzazione, distribuisce in tutto il mondo prodotti di altissima qualità per la salute ed il benessere.

La notizia arriva come un fulmine a ciel sereno e lascia comunque tanti interrogativi. Già a fine estate Mercati aveva diffidato legalmente 40 tabacchicoltori (vedi), confinanti con gli appezzamenti biologici di piante officinali di Aboca, dall’uso di sostanze chimiche di sintesi: la monocoltura intensiva di tabacco, tra le più di voraci di antiparassitari, rischiava di compromettere l’integrità dei terreni e delle produzioni, vanificando quindi l’applicazione ferrea del Regolamento eurpeo sull’agricoltura biologica.

Francesco Mati
Francesco Mati

Abbiamo chiesto un commento a caldo sia al presidente del distretto vivaistico pistoiese Francesco Mati, che è anche presidente della sezione florovivaistica di Confagricoltura Nazionale, sia a Fabrizio Geri, lo storico consigliere dei Verdi sempre disponibile a rompere la cappa di ossequioso silenzio che avvolge il dibattito pubblico locale e a proporre analisi anche eterodosse e politicamente scorrette.

Entrambi concordano su un punto: in Italia il costo del lavoro è abnorme e chi vuole fare impresa è ostacolato, mentre la politica fa tutto fuorché creare le condizioni ottimali a chi vuole produrre ed investire.

Dice Mati: «La notizia è sibillina, con Andreotti verrebbe da pensar male, chissà, forse possono esserci diverse concause e se ne riporta solo una. Senza arrivare all’operazione Fiat, a volte a monte dei trasferimenti ci sono dei veri e propri incentivi alla delocalizzazione, che non vengono pubblicizzati. Non voglio certo additare questo caso: sarebbe interessante approfondire cosa c’è dietro. La pressione fiscale e la burocrazia sono sempre un problema, qui da noi, per ogni imprenditore».

Sulla stessa lunghezza d’onda Geri: «Come professionista ho seriamente pensato da tempo di andare a lavorare in Svizzera: mi frenano solo la moglie e le abitudini, che ormai cambierei con poca flessibilità. Sono stremato dalle tasse, ma evidentemente chi ha votato questo Governo degli sprechi e delle opere inutili – su cui vive questa politica di dilettanti – si accontenta dei discorsi o delle mance elettorali. Purtroppo e per il momento la democrazia non premia chi ha voglia di lavorare».

... ma i costi della mangiatoia stanno affossando l'economia
Ma i costi della mangiatoia stanno affossando l’economia

Per il resto secondo Mati l’annuncio di Aboca «è stato in parte strumentalizzato. Nel momento in cui si fa questa dichiarazione sarebbe più corretto specificare che tipo di agrofarmaco è stato trovato nel terreno ed in che dose. Se ci sono delle infrazioni da parte dei coltivatori del tabacco è giusto prendere le opportune misure, su questo bisogna essere chiari. Però qualcosa non mi torna: i coltivatori tradizionali sono i primi ad andare verso la sostenibilità, perché lo chiedono i mercati e l’Europa.

In Marocco si usano agrofarmaci – pesticida è spregiativo, anche il Vape per le zanzare allora è un pesticida- che in Europa non si possono usare e i controlli sono assai mano rigorosi. Da noi è obbligatorio il patentino per ogni prodotto fitosanitario, non mancano le garanzia, sono gli operatori i primi a chiedere dati certi e sicurezza per la salute.

È strano che Aboca porti la produzione in Marocco in nome dell’ambiente e della sostenibilità se poi dovrà riportare le erba in Toscana per la lavorazione: con quale impatto in termini di impronta ecologica, visto l’aumento dell’uso di combustibili fossili per il trasporto? Ripeto, anche in termini generali, vale la pena valutare gli impatti ed i benefici che il vivaismo dà al territorio: a Pistoia nei vivai è pieno di cacciatori perché negli appezzamenti trova rifugio la selvaggina.

«Nei nostri filari si può facilmente osservare una ricca avifauna, anche esemplari rari, e ciò è un indicatore evidente della qualità ambientale. I vivaisti locali sono persone che si svegliano alle cinque di mattina, lavorano fino alla sera e oltre a garantire reddito e occupazione a tante famiglie contribuiscono ad un livello di qualità dell’aria che altrove viene invidiato.

«Il servizio fitosanitario regionale monitora tutto accuratamente e semmai dice che aumentano le malattie a causa a causa della globalizzazione, come il punteruolo rosso della palma. Quindi prima di eventuali allarmismi o di certo talebanismo gratuito servirebbe conoscere dettagliatamente i dati»

Fabrizio Geri
Fabrizio Geri

Diverso il tenore di Geri: «È stato messo il dito nella piaga: non solo, se confermato, sarebbe il fallimento dei sindaci piddini della Valtiberina, che hanno ignorato le ripetute sollecitazioni di Aboca, ma anche di Enrico Rossi che ora si fa la passerella con General Electric/Nuovo Pignone, del cui successo non ha nessun merito.

«Non è stato invece capace di garantire le condizioni di un simbolo della green economy, se davvero ci sarà il trasferimento in Marocco. E poi se fossi in certi vivaisti pistoiesi inizierei a pormi delle domande serie con meno supponenza e superando magari contrapposizioni all’interno di quel mondo. Fino ad ora in molti se la sono raccontata, senza farsi mancare riti e premi cerimoniosi.

«Ho già scritto ciò che dico e l’amico Renzo Benesperi mi ha fatto sapere che le mie esternazioni non sono state gradite. Ma Aboca ha creato una cultura delle piante e del verde a 360 gradi, percepibile da tutti, inclusiva e formativa, qui solo ora si inizia a parlare di verde urbano e ambiente. L’Associazione Internazionale Produttori del Verde “Moreno Vannucci” ha conferito non si sa quante onorificenze paludate e inutili ma non ha nemmeno un portale internet, quando dovrebbe averlo in inglese, pieno di documenti e idee all’avanguardia.  Ci sarebbe poi molto da discutere nel merito, non sono un tecnico del settore ma credo che il dibattito politico dovrebbe partire proprio dall’annuncio dirompente di Aboca».

[Lorenzo Cristofani]

Vedi anche:

Print Friendly, PDF & Email