TAMARRATE E STRETTE DI MANO: PACI RISPONDE A GERI

Il Prof. Ivano Paci, Presidente della Fondazione Caripit
Il Prof. Ivano Paci, Presidente della Fondazione Caripit

PISTOIA. Il Presidente della Caript Ivano Paci scrive:

Il penultimo intervento di Geri sulla Fondazione (quello sulla ‘tamarrata’) conteneva l’offerta a me di una stretta di mano fra galantuomini.

Stringo volentieri la mano ai galantuomini, ma preferirei che non lo fossero a corrente alternata; e credo che i galantuomini veri debbano avere, fra le altre qualità, quelle dell’onestà intellettuale e della buona fede.

Nell’intervento ultimo “serve un salto di qualità” Geri mostra di non avere né l’una né l’altra, accecato come è dal partito preso e dalla presunzione di essere sempre nel giusto.

Giudichi chi può.

Geri si dichiara “stufo di avere ragione ancora una volta”; ma è una ragione che si attribuisce da solo, guardandosi allo specchio; o che, a suo dire, tutti gli danno, ma in conversazioni privatissime e anonime, confidenze “all’orecchio” delle quali solo lui è il felice depositario. Ma parlare all’orecchio, mentre per i bambini è solo maleducazione, per gli adulti è qualcosa di diverso.

Questa storia, ripetuta ogni volta, che tutti darebbero ragione a Geri in privato, avendo paura di esporsi in pubblico, è sommamente ridicola e si commenta da sola.

Ma fin qui poco male: in fondo, credere di avere sempre e soltanto ragione può essere una passione innocente e neanche tanto originale.

Le cose cambiano e diventano meno innocenti quando si passa ad altri argomenti.

Parlare della Fondazione come di un califfato, e di me come califfo, è ingiurioso in sé, ed è un’affermazione totalmente falsa per quello che vuole dare a intendere circa il modo con cui la Fondazione decide e opera attraverso i suoi organi. L’ho chiarito più volte, anche a Geri, ma evidentemente fa più comodo ignorare i chiarimenti e coltivare, senza alcun sostegno fattuale, le proprie fantasie.

Come quella che vedrebbe l’amministrazione comunale “prostrata come una donzella di Arcore al Califfato di Via De’ Rossi”. Altra affermazione ridicola, ma rivelatrice delle ossessioni del personaggio.

Poi Geri ci informa che è stato a Pisa e lì è stato illuminato su cosa fanno altre Fondazioni (cosa?, quali?) oltre che essere colpito dalla tredicesima edizione di Pisa Book Festival (toh un altro festival!), iniziativa certamente di sicuro interesse.

Fabrizio Geri
Fabrizio Geri

Nessuno ha detto a Geri che Pisa ha ben tre università e che nella provincia operano ben tre Fondazioni di origine bancaria (quella di Pisa, di San Miniato e di Volterra); e questa “piccola” differenza forse significa qualcosa per una città ed un territorio.

Nessuno gli ha detto che almeno diciotto Fondazioni bancarie sostengono festival culturali, di varia denominazione e contenuto, del tipo Dialoghi sull’uomo; il nostro non gli piace e questo è un suo diritto. Ma perché aggiungere che l’iniziativa “è la negazione della cultura… concessa solo per compiacere il Califfo e tenerselo buono”? Ma come si fa a dire tante fesserie in così poche parole?

E, per favore, qualcuno spieghi a Geri, perché io non ci sono riuscito, che la Fondazione non è per la città di Pistoia ma per tutto il territorio provinciale; che non si occupa solo di beni culturali, ma anche di volontariato, di sanità, di istruzione, di ambiente, secondo documenti programmatici discussi e approvati; che per intervenire su beni altrui occorre che l’Ente proprietario ne faccia richiesta.

Di salti di qualità, la Fondazione, nel tempo, ne ha fatti più di uno; ma per Geri quello massimo sarebbe di restaurare il Pantheon di Piazza Mazzini per il quale basterebbero solo quarantamila euro, ma che nessuno ci ha chiesto. Un salto di qualità veramente facile e a basso costo!

Un’ultima cosa.

Non ho mai rifiutato un colloquio a nessuno, ma a Geri, ora, non lo concederò: lo avrei fatto volentieri se la richiesta fosse venuta prima di alcuni suoi interventi e non per ritorsione o risentimento, atteggiamenti che non mi appartengono, ma per una ragione molto semplice e cioè che io e lui non siamo “alla pari”. Esiste infatti fra noi una forte asimmetria di responsabilità: Geri è un privato cittadino che, come ha dimostrato di fare, può dire quello che vuole senza porsi troppi problemi ed è quindi un soggetto “tecnicamente” irresponsabile; io, finché rivesto la carica di Presidente della Fondazione sono un soggetto sempre “tecnicamente” responsabile e non posso abbandonarmi a giudizi e opinioni estemporanee, tanto per fare un po’ di caciara.

Ma offro a Geri una chance: mi dichiaro disponibile ad un confronto pubblico con lui se qualcuno vorrà prendere l’iniziativa di organizzarlo: un confronto a tutto campo e con ampia facoltà di prova. Con una sola condizione, che si parli di fatti, di scelte, di questioni di merito e non di ossessioni personali e di allusioni tendenziose e malevole.

Con onestà intellettuale e buona fede, appunto; alla ricerca di ciò che è meglio per la comunità.

Come si addice a dei veri galantuomini.

Ivano Paci

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