FIRENZE. Ashley Olsen, morta. Cheik Diaw, senegalese, irregolare, 27 anni. L’hanno preso. Non era la prima volta che la polizia di Firenze fermava il senegalese della notte. Quel ragazzaccio nero che menava le mani, inciuciava con le donne e spacciava, era sempre riuscito a passarla liscia.
Alla fine uccide una ragazza, americana, mentre fanno sesso estremo… la scena non è edificante agli occhi dell’opinione pubblica che condanna entrambi, ma resta il fatto dell’omicidio.
L’hanno preso e portato a Sollicciano.
Tutti concordano sul fatto che il senegalese fuorilegge, e anche assassino, doveva essere stato rimpatriato o che comunque si doveva procedere ora con il provvedimento di espulsione.
Il giovanotto riesce a farsi intervistare da una Tv. Iniziano i distinguo. I “si dice”.
Il ragazzo è giovane.
Ha lasciato il Senegal dove durante l’infanzia aveva ricevuto un sacco di botte dal padre, un uomo notoriamente crudele. Cresciuto era stato avvicinato dagli americani, in cerca di reclute, di carne da cannone, per opprimere con le armi tutti i popoli inermi di quel continente.
Ha una sorellina affetta da una grave malattia che senza quei pochi soldi che lui può inviare a casa morirebbe nel giro di pochi giorni.
Si fa strada l’ipertrofia cardiaca, il cuore grande degli italiani.
I punti di vista divergono necessariamente ma tutti ammorbiditi. Non si può fare di tutta l’erba un fascio. L’ha detto anche Papà Francesco. Pensiamo a quando emigravano i nostri nonni. Dobbiamo cercare di rieducarlo, è carne giovane, qui c’è pieno di vecchi…
E allora vediamo. Ma povera creatura, in fondo è partito in cerca di un mondo migliore.
Non si rimpatria, per il momento, però stai attento per la prossima volta eh…?
Sorriso denti gialli su faccia avorio, contro sorriso bianchissimo su pelle ebano. 0 a 1.
[Paola Fortunati]