
Gentile sig. Scalas,
rispondo volentieri alla Sua domanda (vedi), scusandomi peraltro del ritardo. La risposta necessita di due premesse e non può essere breve.
La prima (direi particolare) attiene al mio osservatorio personale (e professionale) che mi fa quotidianamente intravedere una comunità in crescente difficoltà; per questo il mio intervento voleva (e vuole) essere un appello a non farsi distrarre da facili entusiasmi, come quelli che a suo tempo hanno accompagnato la cessione (svendita?) di AnsaldoBreda, salvo oggi interrogarsi tutti sulle reali intenzioni di Hitachi a cose fatte.
Ritengo pertanto che la componente “culturale”, intesa come apparato che produce iniziative, dibattiti, mostre, non possa mai essere elemento trainante di un sistema economico complesso, men che mai di un territorio inserito tra Firenze e Lucca. Nel caso specifico anche in considerazione del fatto – che mi pare sottovalutato o sconosciuto ai più – che il progetto presentato da Pistoia per circa il 90% è costituito da ciò che facciamo già, con i risultati (al netto di un indubbio e positivo riflesso di notorietà) ampiamente misurabili.
La seconda, di carattere generale, è quella per cui la strada sulla quale sembrano accodarsi tutti – molti dei quali hanno salutato la cessione di AB ai giapponesi come
il necessario porre fine alla “puppa” statale! – cioè quella di una spesa pubblica (addirittura culturale) come volano dell’economia, a cui agganciare ogni speranza di sviluppo è,
anche per la situazione in cui versano le casse nazionali e regionali (per non parlare di quelle locali), a mio modo di vedere un errore esiziale.
Chiariti questi aspetti, e ricordato che una città come la nostra sta perdendo e ha perso già molti assets pubblici (come appunto il polo del gas) e privati (per cui diventa ogni giorno più difficile
recuperare terreno a fronte di altri territori anche limitrofi che invece stanno lavorando per tornare attrattivi, ultimo caso il nuovo mega accordo che riguarda GE e il nuovo Pignone… mentre dalle nostre parti accadono esempi contrari clamorosi, come la mancata possibilità di espandersi per ditte come la Ecm di Serravalle o la Formitalia di Quarrata, e Santagostino va svuotandosi), ritengo che una corretta impostazione politica dovrebbe privilegiare e sostenere – con adeguate soluzioni infrastrutturali, accordi di programma mirati, bonus fiscali, regole pianificatorie condivise dai comuni limitrofi – le iniziative private, di cui anche nel nostro territorio non mancano (ancora) validi esempi.
Ma più di ogni altra cosa occorrerebbe che vi fosse (nel tempo, dato che ormai è un dato strutturale del nostro bilancio) un riequilibrio di risorse tra progettazione culturale e professionalità tecniche, che invece – mai valorizzate né supportate – continuano a fuggire dal comune di Pistoia o addirittura mancano, accompagnando peraltro il progressivo indebolimento delle associazioni di categoria e della stessa Cciaa. L’elenco è lungo, come lunghi sono i tempi di attesa per evadere le pratiche e altissimi i costi (di costruzione, oneri di urbanizzazione, e balzelli vari) per dare attuazione ai progetti; senza contare che anche nel 2015 non siamo riusciti ad agganciare alcun finanziamento europeo, e solo recentemente – dopo anni di nostre battaglie in tal senso – si è dato vita ad un bando pubblico per la ricerca (trasparente) di validi sponsor (che non siano quelli “istituzionali” e politicamente orientati).
Progetti, peraltro, incanalati in un Regolamento Urbanistico, giustamente e aspramente avversato a suo tempo dagli Ordini Professionali (e dai nostri banchi), che non si trova il tempo di variare in senso generale, ma si storpia al contrario solo in alcuni ambiti puntuali (ovvero quelli che si adattano al volere del Sindaco) mandando a quel paese l’organicità degli interventi e soprattutto
la parità di tutti i cittadini e delle imprese; ecco la sostanziale differenza tra la democrazia che cresce a discorsi (con i premi e le iniziative culturali dove i partecipanti, tutti rigorosamente omologhi, si danno l’un l’altro ragione) e la vera democrazia, che è anche economica, intesa cioè come possibilità di competere, formarsi, crescere, in un libero confronto di forze sociali e produttive, intellettuali e di ricerca, in cui il pubblico non è giocatore interessato, ma arbitro attento.
Il mio quindi voleva essere un intervento per stimolare una riflessione, volutamente non propositivo né alternativo (se non nel metodo e negli obiettivi di fondo), perché molte sono e potrebbero essere le proposte su cui lavorare ma su ciascuna si dovrebbero concentrare tante energie con gli attori che dovrebbero perseguirle (come successo per Pistoia Capitale della Cultura, a cui hanno lavorato molte teste per molti mesi): dopo il famoso bando pubblico il progetto del parco urbano dell’ospedale, che potrebbe creare una filiera all’ingresso della città di dimensioni internazionali, nulla è stato fatto e nessun finanziamento raggiunto; un nuovo Piano Strutturale, meno ideologico, che consenta una profonda revisione del Regolamento Urbanistico, privilegiando il recupero dell’esistente e la bio architettura, ma anche ampliando la possibilità di intervenire sull’esistente, ridando fiato all’edilizia ed ai professionisti; il casello ad est come strumento di competitività del settore vivaistico ma anche della zona di Santagostino, da rilanciare con un piano finanziario che sblocchi anche i residui di vecchi Pip e ne garantisca una nuova appetibilità; piano straordinario per accessibilità e decoro urbano; accordo di programma con i comuni del circondario per ovviare al possibile trasferimento di attività economiche in altre zone; difesa del settore vivaistico, da valorizzare con un grande evento internazionale; lotta serrata alla concorrenza sleale e alla falsificazione che stanno aggredendo dall’interno la nostra economia e il commercio.
Idee ovviamente, che necessiterebbero però di un altro confronto pubblico, dove la classe dirigente della città – se ne esiste ancora una – volesse dire la propria, come avveniva fino a qualche anno fa. Ricordo addirittura un consiglio comunale aperto, unito a quello provinciale, sul Piano Regionale di Sviluppo o il dibattito intorno all’Osservatorio strategico per la programmazione economica.
Altri tempi. Più comodo accodarsi, applaudire all’occorrenza, prendere uno strapuntino che assumersi troppe responsabilità.
Grazie per l’attenzione e mi scuso di nuovo.
Cordialmente
Alessandro Capecchi
Buon giorno Alessandro, intanto la ringrazio per la risposta; non capita sovente di avere delle risposte in questa città e il Sig.Sindaco che non risponde ne pubblicamente ne in privato alle mail che gli vengono mandate dovrebbe imparare. Imparare che chi governa deve anche avere l’umiltà, quella vera e non di facciata, di rapportarsi coi governati, sopratutto quando questi pongono questioni di merito e lo fanno in maniera civile.
Detto questo, a me piacerebbe molto, visto che tra un anno si vota, che invece Lei facesse seguire, al suo intervento “volutamente non propositivo né alternativo”, le sue riflessioni, o meglio ciò che concretamente Lei e il suo gruppo fareste su punti ben precisi, se aveste la possibilità di governare questa città. Mi riferisco anche ai punti da lei accennati qui. Perchè, visto che questo è un giornale on-line, molto letto (da far invidia a certi parrucconi di certi giornali cartacei che ci riversano di continuo interviste pre-riscaldate di nessuna valenza pratica) e che non pone filtri di parte, non trattare, le questioni salienti di questa città, con singoli interventi tematici? Questo aiuterebbe davvero la gente a capire. Perchè vede, poi in Italia tutto viene messo in burla, gli argomenti importanti passano sempre in secondo piano, oscurati da aspetti folcloristici di contorno. Che fanno poi di noi il paese che siamo e che regolarmente, come accade in questi giorni, viene al più trattato con sufficienza dalle altre nazioni.
Per esempio: Lei accennava alla cultura, dicendo che non è strategica per lo sviluppo di Pistoia. certo siamo chiusi tra città più note al grande turismo di massa (ma siamo centrali geograficamente e questo è un punto di forza da non sottovalutare: un’ora dal mare, un’ora dalla montagna, mezz’ora da Firenze, 20 minuti da Lucca, 40 minuti da Pisa, un’ora da Bologna…). Ma non le sembra un errore non sfruttare a fondo ciò che abbiamo ereditato dai nostri grandi del passato? Le risorse sono poche è vero, ma il punto vero è che ancora da noi sfruttare il patrimonio artistico rendendolo una fonte di guadagno è vista come una sorta di orrenda contaminazione col diavolo. In città, a parte le elitarie manifestazioni dei “Dialoghi sull’uomo” e “Leggere la città” dove se le cantano e se le suonano tra di loro, abbiamo un teatro che funziona piuttosto bene, una stagione sinfonica e di musica da camera, che sono un lusso ed una gioia (almeno per me che sono appassionato) possibile grazie ad una nota banca. Poi abbiamo una biblioteca sovradimensionata (S.Giorgio), per la quale si stenta a trovare soldi per tenere aggiornati i cataloghi (che infatti non lo sono) e per la manutenzione ordinaria; che potrebbe e dovrebbe essere sfruttata in modo intensivo come fulcro culturale per ogni tipo d’iniziativa, che potrebbe e dovrebbe ospitare sponsor e privati in grado di implementarla (perchè non fare una fiera del libro dove alla fine le case editrici regalano alla biblioteca una copia dei libri esposti?), che se proprio vogliamo continuare a farli dovrebbe ospitare i “Dialoghi” e compagnia e che invece è messa lì, staccata dalle iniziative di cui dovrebbe essere il centro nevralgico. (ognuno con la sua parrocchia… I suppose…)
Abbiamo la Scuola di Musica Mabellini (frequentata dai miei figli), immersa nel parco più importante della città. Entrambi versano in condizioni precarie, e sopratutto disconnesse tra loro: perchè mi chiedo da sempre, non utilizzare il parco organizzando a costo zero delle esibizioni estive degli allievi della scuola, magari la sera, all’interno del parco? Magari all’interno di un parco risistemato, magari concedendo ad un privato di noleggiare, un paio di barchette a remi per sfruttare anche il laghetto, magari mettendo dei giochi dignitosi per i bambini (a spese di uno sponsor che potrebbe essere lo stesso della scuola…a proposito…abbiamo l’Hitachi in città…e se la iniziassimo a vederlo come un’opportunità?…oddio bestemmia!), magari implementando meglio il bar esistente (assolutamente non sfruttato). Queste possono apparire considerazioni banali, quasi ingenue, ma in un mondo sempre più orientato ai servizi alla persona e sempre meno, in occidente, alla produzione, penso siano questioni da non sottovalutare. Quindi le chiedo: in concreto, cosa farebbe, se fosse in suo potere, per la cultura cittadina, come opererebbe al fine di dare una buona offerta culturale alla città, in maniera non solo autosostenibile, ma che renda in termini reali sull’evento e di indotto per la città. Vorrei anche, visto che la cosa non è poi così scollegata sapere un suo pensiero sul verde pubblico e su come vorrebbe organizzarlo. La saluto e spero, come detto, che sia possibile iniziare un dialogo su temi specifici, con specifiche indicazioni da parte sua. Naturalmente, posto che io sono un semplice lettore-scrittore, per quel che mi riguarda, l’invito è rivolto anche agli altri rappresentanti delle altre forze politiche.
Buona giornata
Massimo Scalas