VALDINIEVOLE. Con il moltiplicarsi dei casi, sempre maggiore è “l’allarme meningite” nel nostro territorio.
Ciononostante non è corretto parlare di “epidemia”. La malattia infatti è periodicamente presente e si parla di un’incidenza di circa 10 casi annui per milione di abitanti.
Ed anche con i numeri attuali, rimaniamo, grosso modo, nella media trattandosi di una quarantina di casi su poco meno di 4 milioni di toscani.
Il dato preoccupante invece, oltre alla particolare aggressività del ceppo batterico ed al suo decorso spesso fulminante, è l’apparente concentrazione dei pazienti in una zona limitata del territorio corrispondente approssimativamente al triangolo Valdinievole-Empolese-Firenze, probabilmente ascrivibile alla presenza, in queste zone, di un numero maggiore di “portatori” in grado di diffondere l’infezione a breve raggio.
Ma tant’è, ormai l’unica “arma” a disposizione è il ricorso massivo alla vaccinazione. E su questo terreno le “armate” del Granduca Enrico I, finora non sono sembrate del tutto… “invincibili”.
Come era largamente prevedibile, il sistema territoriale locale non poteva reggere l’urto di una richiesta di massa improvvisa. Ecco quindi i centralini in tilt, gli appuntamenti a tempi troppo lunghi, i cittadini infuriati, gli addetti nel panico.
Una tale situazione, nella nostra zona, forse avrebbe dovuto essere affrontata come vera e propria emergenza sanitaria “precettando”, per il tempo necessario ad una profilassi quanto più diffusa possibile, quei medici assegnati a compiti burocratico-amministrativi, la totalità dei medici famiglia e magari anche i medici militari.
Altro dato importante è l’estensione della gratuità della vaccinazione per età.
Se, in linea generale, può essere condivisibile il limite regionale a 45 anni in nome del rapporto costo/beneficio, in Valdinievole (come nelle altre zone in cui si è avuta la maggior diffusione della malattia) forse questo criterio andrebbe rapidamente rivisto.
La Lega chiede di estendere la vaccinazione gratuita a tutti i cittadini o, per lo meno, per fascia di reddito proporzionata al numero di soggetti da vaccinare. Può infatti risultare insostenibile per moltissime famiglie, una spesa di qualche centinaio di euro per vaccinare alcuni membri di esse.
Ma anche volendo attenersi alle disposizioni in atto, in pratica ci si trova di fronte ad un percorso a ostacoli.
Per gli over 45 che si vogliano vaccinare tramite Asl, è previsto un costo ridotto di circa 58 euro pagabili “solo” tramite bollettino. Però i bollettini sono di reperimento oltremodo complicato e gli appuntamenti vanno alle calende.
Seconda possibilità: ricorrere ai medici curanti se si ha la fortuna che il proprio medico abbia aderito a questa iniziativa. In questo caso però, per quanto è dato capire, i curanti non vengono riforniti direttamente dei vaccini, per cui il malcapitato cittadino dovrà andarselo a comprare in farmacia – aspettando mediamente una quindicina di giorni – al modico prezzo di circa 98 euro!
Alla luce di queste cifre suona un tantino offensivo per la maggior parte dei cittadini, l’appello dei giorni scorsi del luminare fiorentino alla Corte del Granduca che incitava i toscani a rinunciare ad una cena fuori pur di vaccinarsi.
Ma non si è accorto, l’illustre professore, che ormai le famiglie normali hanno quasi abolito le “cene fuori” tanto più quelle da 100 euro a testa pari al costo di un vaccino?
La Lega si permette di far notare come, prima di sindacare sui pasti dei toscani, sarebbe più opportuno fare altri raffronti. Ad esempio quanti vaccini a prezzo agevolato si potevano comprare evitando un fine settimana al Ciocco da 100 mila euro per “far fare amicizia” tra i luogotenenti del Granduca?
Giuseppe Fiore, Resp. Dipartimento Sanità “Lega Nord Pt”
Luciana Bartolini, Segr. “Lega Nord” Montecatini Terme
One thought on “caso ciocco. «QUANTI VACCINI-MENINGITE AGEVOLATI SI COMPRAVANO RINUNCIANDO ALLA CACCIA AL TESORO?»”
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