PISTOIA. Alessandro Pagnini docente di filosofia all’Università di Firenze, presidente Uniser è il protagonista dell’incontro su “Scienza e democrazia” di stasera martedì 16 febbraio alle ore 21.20 in corso Gramsci 37 (ingresso libero).
La serata sarà introdotta da Maria Lorello ed è organizzata dall’Associazione Culturidea, Fondazione Luigi Tronci con il patrocinio del Comune di Pistoia, Assessorato alla Cultura.
Pagnini, molto noto in città, è stato anche interlocutore nel programma “Pensando ad Atene” prodotto da Tvl, canale 11 Toscana, trasmesso su scala nazionale attraverso la rete Corallo, con due interviste molto apprezzate su Sigmund Freud e Karl Popper.
Il rapporto tra ricerca scientifica e scelte democratiche, politiche in Italia sta diventando sempre più problematico. La mancanza di supporto finanziario alla ricerca nel nostro paese è un fatto cronico consolidato.
Quando l’Italia ha firmato il trattato di Lisbona nel 2000 e quello successivo di Barcellona del 2002 con il quale si impegnava ad aumentare il finanziamento alla ricerca al 3% del Pil entro il 2010, il finanziamento era al 1.1%. Questo dato è invece in continuo calo. Altri Paesi Europei hanno addirittura superato le aspettative (la Svezia, ad esempio).
Molti scienziati sono convinti che questo disastroso e autolesivo comportamento si avvale del divario crescente tra la conoscenza specialistica degli uomini e donne di scienza e quella dei cittadini, tra scienza e conoscenza della scienza, un divario che in Italia è in vertiginoso aumento e rispetto al quale sia gli scienziati che i politici hanno severe responsabilità.
Tutto ciò oltre che a portare a una politica carente, non solo in termini di finanziamenti, per ricerca e innovazione il divario tra scienza e conoscenza introduce due questioni cruciali tra loro connesse:
- la scarsa percezione che l’opinione pubblica ha della scienza come elemento necessario per aumentare il benessere e le potenzialità della società in cui viviamo con il conseguente svuotamento delle facoltà scientifiche e
- il beneficio che la classe politica ottiene dal mantenere questo divario soprattutto quando legifera su temi di valenza scientifica che, sottratti al giudizio dell’opinione pubblica, diventano immuni al controllo con conseguente deficit di democrazia. Si pensi alle problematiche sulle cellule staminali o al nucleare per citare due tra gli esempi più attuali.
La questione del controllo democratico sulla scienza, riproposta con vigore negli anni Settanta dall’epistemologo Paul K. Feyerabend, è oggi per lo più rimossa, in parte a causa di quasi automatiche associazioni con famigerati esempi di repressioni politiche della ricerca, come quelli legati ai casi Galileo e Lysenko.
Sarebbe tuttavia difficile interpretare tali episodi in termini di abuso di potere da parte dell’opinione pubblica, la quale svolse in essi un ruolo, al massimo, di cassa di risonanza di decisioni e condanne avvenute a porte chiuse nelle sedi usuali del potere (culturale e non).
Tutto ciò sarà argomento di discussione stasera martedì 16 febbraio alla Fondazione Tronci.
[culturidea]