PISTOIA. So di non dire niente di nuovo in questa segnalazione, ma credo che, specie in un mondo cloroformizzato come quello in cui stiamo vivendo, giovi tenere alto il livello di attenzione sulle cose che non vanno. E vengo al dunque!
Stamani 3/5/2014 sono andato alla sede Cup di viale Adua a Pistoia allo scopo di prenotare una visita gastroenterologica.
La gentile signorina davanti a me mi ha proposto tre date e tre sedi:
- 18/09/2014 a San Marcello
- 11/11/2014 a Pescia
- 10/4/2015 a Pistoia.
Rendendosi conto delle mie perplessità, la predetta signorina mi ha comunque consigliato di farmi rivedere o risentire, casomai si liberasse una data in un momento più vicino, magari a Pistoia. Alla fine, ho prenotato per San Marcello.
E allora, senza stare a farla tanto lunga: si può dire che le cose nella “Sanità” funzionano bene, quando per una visita ospedaliera si hanno attese di questo genere? Come sono organizzate le nostre tanto decantate strutture sanitarie se per ottenere un appuntamento nell’ospedale della propria città deve passare quasi un anno e se per averlo a trenta km di distanza passano quattro mesi e mezzo? Cosa è che blocca la “macchina” e perché? Si potrebbe saperlo con parole chiare, una volta tanto?
Si tenga presente che il sottoscritto, a parte qualche problema, pensa di stare ancora sufficientemente bene e forse si può permettere anche attese così lunghe, oltre a poter andare tranquillamente a San Marcello con il mezzo che vuole. Ma tante altre persone, con problemi veramente urgenti, una età più avanzata, scarse disponibilità economiche, ecc., cosa fanno? Come si arrangiano?
Non sarebbe stato meglio se la Regione Toscana, amministrata da una parte politica che afferma di essere di “sinistra”, invece di pensare alla costruzione dei quattro ospedalacci che sappiamo (e chissà se è finita qui!) con tutti i sospetti di inciucio politico-affaristico che si stanno tirando dietro, pensava un pochino di più ai veri e concreti problemi di salute dei suoi cittadini? I quali non sono stupidi come si vorrebbe far credere, ed alla fine, le loro brave riflessioni su come va il mondo, sono capacissimi di farle.
E non sarebbe l’ora che, coloro che ci amministrano, a qualsiasi livello, nel riscoprire finalmente che la Politica è (dovrebbe essere) prima di tutto un servizio al cittadino, si occupassero davvero di questi problemi, pratici ed essenziali nello stesso momento, e dessero al suddetto cittadino risposte chiare e non in politichese vago?
Piero Giovannelli
E NESSUNO CHE MUOVA UN DITO
CON GIOVANNELLI, che pure milita in un partito in cui io mai e poi mai potrò farlo (e lo capite perché: ve l’ho detto e ripetuto), andiamo d’accordo come due orologi: è il buonsenso, è l’onestà intellettuale, è il fatto di essere stati semplici lavoratori pubblici e/o privati per una vita a farci ritrovare una comunanza di idee, quelle dell’uomo della strada, che magari non è laureato alla Federico II di Napoli, non è un giurista né un leguleio che scrive libri di diritto, ma che ha sempre fatto ciò che doveva senza rompere i coglioni a nessuno, tranne nel rivendicare – anche puntigliosamente, questo sì – il diritto assoluto e sacrosanto di parlare liberamente; un diritto che nella Pistoia rossa e resistente, dove ogni anno si festeggia la legalità, viene conculcato e schiacciato perché è meglio che la gente non veda, non dica e non faccia: ci pensano gli altri per tutti e tutti zitti.
Quello che ci domandiamo, da cronisti con 47 anni di attività sulle spalle, è come sia possibile che chi di dovere non si accorga che nella macchina della sanità c’è qualcosa che non quadra, non si muove e non gira. Che i quattrini, se ci sono e se vengono spesi, vengono evidentemente spesi assai male. Che da questa “mala spesa” discenda, giocoforza, la “mala sanità” di cui abbiamo esempi ogni giorno e di cui i tutori dell’ordine costituito, le Procure, cui è deputata l’obbligatorietà dell’azione penale, si accorgono solo quando ci scappa il morto.
Perché un anno è lungo, a parte Giovannelli che – dice e spera – non sta male. Ma gli altri? Quelli che non sanno leggere e scrivere? Quelli che non hanno voce perché non hanno più forze, ma che la Santa Costituzione tutelerebbe almeno sotto il profilo del diritto alla salute? Sono tutti figli di madre ignota e quindi non sono un cazzo, come dice il marchese?
E soprattutto, questa è davvero una democrazia e questo è un Paese che rispetta le leggi, tutte le leggi, in cui tutti sono al servizio delle leggi?
Ditelo voi. Che vi pare?
Edoardo Bianchini
One thought on “LA SINISTRA SANITÀ DELLE SINISTRE E I QUATTRO NUOVI OSPEDALACCI INUTILI DI ENRICO ROSSI”
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