PIANA. Ci è giunta la relazione presentata dalla dottoressa Elisabetta Chellini al Tavolo Istituzionale del 26 febbraio scorso sotto la Presidenza del Sindaco Betti.
Colpisce il titolo richiamato nell’oggetto. L’indagine mira alle patologie “ambiente-correlabili”, e non agli effetti inquinanti dell’inceneritore. Quelli, se ci sono, saranno tutti da dimostrare…
La distinzione non è, a nostro avviso, proposta a caso: nella premessa della relazione c’è un inciso interessante: “Infine dal 1997 vi sono stati ulteriori interventi sui sistemi di abbattimento delle emissioni con ulteriori riduzioni nelle emissioni, che dal primo periodo all’ultimo si sono ridotte nell’ordine di 10.000 volte”: dunque… possiamo dormire sonni tranquilli!
Adesso che si contano i morti e i malati (le malattie tumorali hanno una lunga latenza) qualcuno ha osservato che i cittadini sono considerati alla stregua di “topi di laboratorio”: infatti, l’impianto è ancora in funzione a prescindere, come direbbe Totò.
In definitiva, seppur non sia stato fatto alcuno studio statistico, ci viene da osservare che la stessa studiosa dell’Ispo (Regione Toscana) conferma che nell’era della “canna diretta”, ovvero fino al momento della ristrutturazione dell’impianto (concluso nel 2008), le emissioni di microinquinanti organici sono state davvero enormi, pari a oltre dieci mila volte le attuali.
Avranno fatto bene alla salute di molti, è pensabile. Sul punto, interessante l’intervento finale del dottor Andrea Poggi, il quale ha già osservato – e dunque “ipotecato” – che ben difficile sarà poter distinguere l’effetto di un inquinamento riferibile all’impianto rispetto quello potenzialmente indotto dalle industrie della zona di Montemurlo.
Come dire: abitanti della piana, respirate a pieni polmoni, tanto non si saprà mai di cosa morirete…?
[Alessandro Romiti]
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