PISTOIA. Sul caso Vendola un lettore scrive:
Un paio di precisazioni sull’articolo di Gianfranco Bettin, apparso sulla prima pagina del Tirreno del due marzo, riguardante la vicenda di Vendola e del figlio che egli ha avuto tramite l’affitto di un utero negli Stati Uniti.
Le sue preoccupazioni riguardanti i commenti poco lusinghieri sul leader di Sel appaiono un po’ troppo marcate. È ovvio che i commenti lasciati siano duri quanto più è importante l’argomento in questione.
E la gente si incazza e si indigna a maggior ragione se il protagonista della vicenda è un politico di spicco come il leader di Sel, poiché, rappresentando anch’egli il Parlamento e quindi il potere legislativo, appare assurdo che sia proprio lui a farsi beffa di una legge (quella che vieta in Italia la pratica dell’utero in affitto), andando a fare altrove ciò che in questo paese è vietato, portandosi poi a casa il prodotto finito (nella fattispecie, un bambino).
Bettin spiega il comportamento di Vendola dicendo semplicemente che egli si è dovuto recare all’estero per avere un figlio perché in Italia non aveva questa possibilità.
La falla in questa spiegazione sta proprio nel fatto che Vendola ha poi portato il bambino in Italia, eludendo quindi la legge italiana e mettendolo in tasca ai suoi colleghi parlamentari. Qui sorge il problema, poiché se egli fosse rimasto negli Stati Uniti a godersi la sua paternità, nessuna legge italiana sarebbe stata raggirata.
Bettin aggiunge che dovrebbe essere la legge italiana a fornire certezza per evitare di essere elusa, proprio come nel caso del leader di Sel.
In poche parole dovrebbero essere previste sanzioni per coloro che si recano all’estero per fare ciò che in Italia è vietato, tornando poi in patria col prodotto finito. Niente da obiettare, se non che ci aspetteremmo da un politico di spicco un comportamento più diligente e rispettoso delle norme dello Stato. Ognuno è dotato di buon senso e ragionevolezza, i quali avrebbero dovuto imporre all’onorevole Vendola un comportamento diverso.
Salta poi fuori la vecchia storia dell’omofobia dilagante in Italia, presente in coloro che hanno commentato duramente la vicenda. Caro Bettin, se omofobia significa temere l’omosessualità e ciò che essa comporta, il caso di Vendola e dell’utero in affitto ci rende un po’ tutti omofobi. Chi non teme un tale sfruttamento del corpo della donna?
Lettera firmata
Concordo pienamente con il lettore. Io sarei stato anche più duro, e non mi importa niente se qualcuno mi darà di omofobo. Basta con le ipocrisie perbeniste, salottiere, radical chic! Vendola ha semplicemente commesso un reato. Da un punto di vista biologico, inoltre, stride non poco vedere un neonato in braccio ad un sessantenne (sia pure tenendo conto che il suo compagno è assai più giovane). E, tra l’altro, ha sfruttato, per i suoi capricci, l’utero di una anonima donna, e non ha certo fatto una cosa “di sinistra”.
Quanto agli onorevoli che per primi si fanno beffa delle leggi che, magari, hanno contribuito ad approvare, Vendola non è il primo e non sarà neppure l’ultimo.
Piero Giovannelli