montagna. IL POLLO DI TRILUSSA SECONDO MASSIMO BALDI

Il Consigliere Regionale Massimo Baldi
Il Consigliere Regionale Massimo Baldi

PISTOIA. Mister 20%, il trombato e ripescato del famoso listino bloccato assurto agli odori della cronaca per le troppa cacca iniziata a circolare, ha dato ancora una volta prova dell’investimento fatto dagli elettori sul suo conto.

Il dottore in lettere e filosofia ha deliziato i suoi fan con un post dedicato a Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri, poeta, scrittore e giornalista italiano, particolarmente noto per le sue composizioni in dialetto romanesco, quali il suo famoso e celeberrimo Pollo: Il Pollo di Trilussa.

La politica, l’insieme della cosa pubblica e l’arte del governo che mira al bene non solo dei governanti ma anche e soprattutto dei governati, trovano compimento nelle strofe del Trilussa.

La satira politica ed economica, riversata dall’autore di Trastevere nei propri componimenti, diventano per il Baldi motivo di elogio e manifesto della politica di oggi ed il massimo sonetto del Pollo ne è la degna sintesi.

Per risolvere i problemi reali della gente basta applicare la statistica e le disuguaglianza, tra zone piccole e marginali e le zone centrali e forti magicamente si appiattiscono fino a diventare nulle.

Anche la ridistribuzione del reddito, bandiera assai cara alla sinistra, trova finalmente con le teorie Trilussiane applicate concretamente dal Baldi, la sua realizzazione finale.

Le comunità vanno, quindi, considerate nel loro complesso e non singolarmente: e i benefici non tarderanno ad evidenziarsi nei numeri statistici.

Il perché all’accentramento in mega strutture pubbliche nella sanità come negli enti pubblici con le fusioni è tutto qua, nella fredda legge dei numeri.

MONTAGNA: LA FUSIONE FA LA FORZA, ANCORA PIÙ CHE ALTROVE

Pollo arrosto e... statistiche
Pollo arrosto e… statistiche

Il reddito imponibile medio nei comuni montani, in Italia, è pari a circa 20.600 Euro annui, ovvero l’89,99% della media nazionale (pari a 22.890 Euro). L’abitante della montagna ha dunque, in media, un reddito pari al 10% in meno rispetto a chi abita in aree pianeggianti e urbane. Interessante è però un altro dato. Anzi due. Il reddito imponibile medio aumenta, nei comuni montani e non, all’aumentare della taglia demografica.

In breve: più abitanti ha il comune, più alto è il reddito medio dei suoi abitanti. Questo di per sé potrebbe anche non essere significativo. Lo è invece senz’altro un’altra circostanza, ovvero che mentre nel range demografico 0-10.000 il reddito nei comuni montani, pur essendo direttamente proporzionale alla taglia, è inferiore a quello dei comuni non montani, superata la soglia dei 10.000 abitanti il rapporto cambia: per quanto entrambi i dati (comuni montani e comuni non montani) crescano all’aumentare della taglia demografica, quello relativo ai comuni montani cresce di più. In sintesi: non solo i comuni montani beneficerebbero di un aumento della loro taglia demografica, ma sopra un certa soglia diventerebbero probabilmente concorrenziali rispetto ai loro equivalenti di pianura.

Lo stesso avviene con altri dati importanti: l’indice di dipendenza (ovvero il rapporto tra popolazione residente inattiva e popolazione in età lavorativa), l’indice di vecchiaia (numero di over65 ogni cento under15), l’invecchiamento (percentuale di over65 sulla popolazione totale), la popolazione giovanile (percentuale di under15 sulla popolazione totale). In questi e in altri rilevamenti, è lampante come il dato migliori in modo proporzionale alla taglia demografica e come, più la taglia sale, più la montagna sorpassa la pianura in termini di benessere.

E anche se si scompongono i dati di regione in regione, al netto di un ridimensionamento dovuto al grande impatto positivo di regioni come Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige e al grande impatto negativo di alcune regioni del meridione, la tendenza resta ovunque inalterata [Tutti i dati riportati provengono da studi Ifel-Anci].

I piccoli comuni, stando ai dati, non solo penalizzano in genere le comunità italiane, ma sono addirittura particolarmente ostativi rispetto allo sviluppo delle comunità della montagna (tra i comuni con meno di 2000 abitanti, il 64.5% è costituito da comuni montani; tra i comuni montani, il 64% ha meno di 2000 abitanti). Qualità dell’ambiente, bellezza del paesaggio, attrattività turistica, ricchezza dei prodotti del bosco e del sottobosco etc. sono risorse preziose che potenzialmente possono portare la montagna a correre come e più degli agglomerati urbani di pianura. Ciò non avviene per carenza di infrastrutture e servizi, una carenza che ha nella scarsa taglia demografica dei comuni una delle motivazioni principali.

La fusione tra i comuni, in particolare quella tra comuni piccoli e, tra questi, quella tra comuni montani è dunque una prassi che va nella direzione giusta: quella di offrire a cittadini e imprese maggiori vantaggi socio-economici. In politica, si fa presto a imputare responsabilità rispetto a qualcosa che è stato fatto, più difficile è invece mettere a fuoco le responsabilità, spesso gravissime, di chi si astiene dal fare.

Ma su questo tema tale responsabilità è enorme: politici e amministratori che si oppongono alle fusioni di fatto privano i loro cittadini di vantaggi che potrebbero essere attivati, generando così una spirale peggiorativa che porta alla migrazione verso grandi centri urbani, all’invecchiamento della popolazione che comporta sempre maggiori servizi e nel contempo comporta un sistema che ne può sostenere sempre meno, all’abbandono del territorio che ne determina un deterioramento in termini di assetto idrogeologico.

Trilussa
Trilussa

Se è questo che l’orgoglio dei piccoli comuni vuole incoraggiare, lo si dica con chiarezza. Chi come me crede nelle fusioni lo fa nella convinzione che siano uno strumento efficace per migliorare le condizioni di vita e di benessere di cittadini e imprese.

Massimo Baldi, 16.03.2016

Seguendo pedissequamente il ragionamento del Baldi, e rimanendo in zona, i cittadini di Piteglio, prossimi alla fusione con quelli di San Marcello, si troveranno in tasca a fusione completata, mediamente quasi 1.800 euro in più e tutto questo, i cittadini di Piteglio ci pensino, senza un’ora di straordinario in più.

Ma i benefici non si esauriscono certo qui e, dati alla mano, tutti gli indicatori miglioreranno.

Vediamo in dettaglio i benefici passando dalla teoria alla pratica:

  • Popolazione di Piteglio 1.714 abitanti, reddito pro-capite 10529, età media 52,6 anni, tasso natalità 4,7
  • Popolazione di San Marcello 6.499, reddito pro-capite 12.797, età media 51,5, tasso di natalità 5,6

I nuovi valori dopo la fusione, saranno:

  • Popolazione del nuovo Comune di San Marcello Piteglio 8213, reddito pro-capite 12323,68, eta media 51,73, tasso di natalità 5,41.

Quindi i cittadini di Piteglio, guadagneranno di più, vivranno un pochettino di più, ma soprattutto seguendo l’insegnamento di Concetto La Qualunque ci sarà più pilo per tutti e scopando perfino di più. Quelli di San Marcello un pochino di meno, ma questo non diciamoglielo.

Per chiudere non potevamo esimerci dal chiedere a Giampiero Galeazzi, altro grande artista e giornalista romano, un’opinione in merito.

Questo il suo sintetico, laconico e alto pensiero: https://www.youtube.com/watch?v=P-Srn2GKRzg&list=RD5o4LWiOO0WE&index=5.

[Marco Ferrari]

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