quarrata. ROBERTO RAPEZZI CI HA LASCIATO

Roberto Rapezzi
Roberto Rapezzi [da Noi di Qua]
QUARRATA. Con Roberto Rapezzi che se n’è andato stamattina – mi dicono –, se va dolorosamente un pezzo fondamentale e vivo della mia vita.

Roberto è stato con me, dal 1990 al 1993, l’animatore della pagina di Quarrata-Agliana-Montale del Tirreno quando ero io a farla dopo che mi era stata affidata da Giuliano Fontani, l’amico e il collega che impiantò il giornale a Pistoia e provincia.

Me lo tirai dietro e da 45 copie al giorno che il quotidiano vendeva a Quarrata, passammo, in ultimo, a 550: ma l’aziendalismo intelligente del giornale era tale che, con certe teste di legno (dal direttore Simeone in giù, fino al caposervizio Vivaldi e dopo…) , il quotidiano ha inanellato una bella serie di insuccessi fino a infilare a diritto quello che necessariamente, in un vecchio e famoso film, si sarebbe chiamato Il viale del tramonto.

Roberto è stato l’artefice del successo di allora. Era vigile urbano; era padre dell’Ambra che ho conosciuto da bimbina perché, di domenica, dopo pranzo, io ero fisso a casa sua per parlare della cronaca della settimana. E quanti buchi abbiamo dato a tutti!

Uno dei più belli – lo ricordo come ora – fu quando mi imbeccò sulla fusione della Natuzzi con un mobilificio quarratino, lo Spagnesi. Allora il presidente degli industriali, un caro amico, Renzo Giacomelli, mi chiese come avevo fatto a bucare perfino Il Sole 24 ore. E dovette riconoscere la nostra classe, sapendo che il merito era stato tutto di Roberto.

Abbiamo riso insieme. Con lui, l’Ambra piccola (era buffissima) e la moglie Laura. Poi, come avviene nella vita, ci divisero al Tirreno e ci perdemmo di vista. Non ci siamo mai più incontrati né risentiti e oggi, quando Andrea Balli mi ha dato la notizia, non ho potuto fare altro che scoppiare in lacrime.

Roberto è stato per me un amico, un compagno, una colonna della mia professione. Sapeva ridere. Sapeva fumare quando anch’io fumavo come un turco. E poi era figlio della Fernanda, la sorella di Vivaldo Matteoni: tutta una famiglia che mi era legata, per l’edicola, per La Nazione (ero stato corrispondente da Quarrata per 18 anni) e non solo.

Non so come fare, a dire il vero. Non so cosa dire ai figli e alla Laura, la moglie. Non so come accettare questa che mi sembra una feroce amputazione.

È vero: non ci eravamo più visti. Ma quando si è fatto tutto insieme per anni e in allegria, con entusiasmo, il filo che si rompe è doloroso come la scomparsa di un fratello o di un familiare di primo piano.

Sono disperato, Roberto. Non so dire altro. Scusami.

[Edoardo Bianchini]

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2 thoughts on “quarrata. ROBERTO RAPEZZI CI HA LASCIATO

  1. Non lo ho conosciuto: ma le parole del Direttore sono per me una garanzia di persona per bene. RIP.

  2. Ho avuto modo di intervistarlo: mi parve una persona in gamba. Ne ho avuto la conferma oggi, dal Direttore. Riposi in pace.

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