TESI GROUP, DELIRIO AL PALACARRARA

Wayne Blackshear [foto Maestripieri]
Wayne Blackshear [foto Maestripieri]
PISTOIA. Sono contento di non aver scritto di getto il pezzo perché, adesso che ho avuto modo di digerire meglio la quantità industriale di assurdità avvenute nelle ultime ore, credo darò stesura ad un pezzo decisamente più equilibrato di quanto non sarebbe risultato nell’immediatezza dei fatti.

Dunque, con ordine, parto da alcuni concetti di una banalità impressionante, ma che non possono essere omessi altrimenti si rischia l’incomprensione o peggio di essere accusati di chissà cosa.

Punto uno, questa stagione è memorabile a prescindere da come vada a finire. Una stagione per larghi tratti divertente, dove abbiamo raggiunto un traguardo insperato, la qualificazione alla coppa Italia, e dove ci siamo spellati le mani in applausi convinti come poche altre volte nella storia della pallacanestro a Pistoia. Un campionato che ci ha visto nel gruppetto al comando per tutto il girone di andata ed una classifica che, in piena tempesta, ci vede ancora quinti.

Chi crede si debba alzare l’asticella è bene stia a casa, perché fare meglio della quinta posizione significa pensare che, con un buon quintetto ed una panca composta da Amato, Lombardi, Antonutti, Mastellari e Severini si possa vincere lo scudetto. Ora, il basket non è una scienza esatta ed il bello dello sport è che tutto sommato è possibile sostenere tutto ed il contrario di tutto, anche con buoni argomenti, ma c’è oggettivamente un limite e chi pensa che quest’anno si debba vincere qualcosa è bene tifi Juventus. Se i 26 punti fossero stati ottenuti in maniera più dilazionata nel tempo avrebbero fatto l’effetto di una stagione esaltante, non scordiamolo più.

Vincenzo Esposito [foto Maestripieri]
Vincenzo Esposito [foto Maestripieri]
Punto due, Vincenzo Esposito è bravissimo. Un coach che ha proposto una pallacanestro brillante, a tratti per palati fini, un allenatore che ha ridato dignità al ruolo di lungo dopo anni di esperimenti sull’esterno e quintetti leggeri, uno stratega che ha azzeccato quasi tutto, almeno per buona parte della stagione. Chi non ha capito che Vincenzo è un grandissimo coach è bene stia a casa. Chi non vede che il nostro gioco è diverso dalla noiosissima ed ossessiva ripetizione di pick’n roll in serie è bene stia a casa.

Chi non vede i clamorosi progressi di Eric Lombardi è bene stia a casa. Chi non capisce che le potenzialità di Severini sono enormi, ma sono pur sempre potenzialità, è bene si dia al bocciodromo. Anzi, forse è troppo anche quello, dato che anche nel rilascio della boccia è tutta una questione di polpastrello. Meglio allora provare il curling, ma non nel ruolo di lancio della stone, dove sono richieste una grande sensibilità ed abilità, ma con in mano una bella scopa con cui pulire il ghiaccio.

Punto tre, sono dell’idea che il fatto di pagare il biglietto non sia una specie di “bomba libera tutti” grazie alla quale chiunque può fare ciò che vuole, però anche in questo caso bisogna capire bene di cosa stiamo parlando. Qui si arriva diretti alle dolenti note.

Signori, una follia generalizzata. Con ordine, arrivo in sala stampa e gira voce il coach sia dimissionario. L’ho visto coi miei occhi raggiungere il sottopassaggio facendo cenno a qualcuno in tribuna, probabilmente i familiari, che lui se ne vuole andare via. Sono francamente sorpreso, mi sembra una reazione eccessiva per qualche fischio. La conferenza stampa e quello che ne è seguito lo sappiamo tutti.

Ecco, voglio copia-incollare un post di un mio carissimo amico che non ama particolarmente l’ambiente del PalaCarrara. Scrive “Fa piacere vedere cose come quelle successe al palazzetto ieri sera, con la gente che infama squadra e allenatore alla vera prima partita sbagliata della stagione. Si vede il vero spessore del pubblico del Pistoia basket: moda non passione, incompetenza, cialtroneria. Almeno noi allo stadio siamo pochi ma boni!”.

Ecco, normalmente mi ci arrabbierei, stavolta non è possibile. Un contatto del mio amico, tra i commenti al post, rilancia: “Contestare è una cosa, ma qui i servizi sulla gara parlano di gravi offese personali, che è molto diverso, a conferma che manca proprio una cultura sportiva”. Signori, sono sicuro che nessuno dell’ambiente si sente rappresentato da queste parole, eppure è assolutamente inevitabile vengano scritte. Lo sottolineo, inevitabile, come inevitabili sono i commenti di sfottò, da Sportando a tutti gli altri siti dedicati, di tifosi in tutta Italia che al PalaCarrara non c’erano ma che, sulla base di quel che è stato raccontato, si sono convinti che la nostra sia una piazza di pazzi scatenati che volevano vincere lo scudetto.

Andrea Amato [foto Maestripieri]
Andrea Amato [foto Maestripieri]
Dispiace dirlo, tantissimo, ma quando ci si presenta in sala stampa e si racconta di un “nutrito gruppo di contestatori” che avrebbero offeso la persona Vincenzo Esposito in modo da lasciare “cicatrici indelebili” che a fine stagione saranno messe sul piatto della bilancia nelle valutazioni sulle scelte di carriera da fare, beh, si dà un’immagine di un certo tipo di tifoseria. Ora, io non mi sognerei mai di mettere in discussione la sensibilità di alcuno e, come già scritto, concordo che certa gente meriti solo biasimo ed è bene che resti a casa.

Concedo anche che il bello del coach sia quello di passare dalla prima alla sesta e dalla sesta alla prima senza nemmeno considerare le altre marce nella scala dell’entusiasmo e della passione. Non vi è alcun dubbio, come giustamente sottolineato da molti, che se Vincenzo è a Pistoia non è certo per una scelta professionale che ha dato peso ad aspetti economici o altro, ma è soprattutto una questione di feeling. Tutto vero.

Quando però emerge che il c.d. gruppo di contestatori è in realtà un omino di mezza età che fa l’arbitro Uisp, beh, un pochino a me girano gli attributi, perché l’immagine della piazza fatta uscire dalla sala stampa è talmente raccapricciante, quella sì che lo è, da non trovare corrispondenza nella realtà. La prima vera assurdità della faccenda, mi sia concesso, è che il coach abbia speso l’ultimo minuto della partita a battibeccare con un pensionato tra i tifosi.

La seconda assurdità è provare a far passare il concetto che un uomo con la storia di Vincenzo Esposito non riesca a distinguere tra tifosi e bischeri all’interno di un catino che contiene 4mila persone. Un uomo che è il quarto marcatore di sempre del campionato italiano, secondo giocatore ad approdare nella NBA e primo ad aver segnato tra gli alieni, l’eroe dello scudetto e della Coppa Italia di Caserta, vuole far credere che basa le proprie scelte professionali in base agli insulti, seppur odiosi, di un arbitro Uisp.

Vincenzo, credimi, ti voglio sinceramente bene ma la condizione base per avere la mia stima incondizionata è rispettare la mia intelligenza.

Anche sulla questione dei fischi si è letta una letteratura incredibile. Possono essere tollerati o non piacere, in Italia esistono. Al termine dell’ennesima sconfitta qualcuno ha fischiato. Bene, vorrei far sommessamente notare a tutti coloro che stanno puntando l’indice a destra e manca che in altre piazze, quelle davvero problematiche, i giocatori sono stati costretti ad uscire con la scorta.

A Pistoia no, la delusione porta qualcuno a fischiare. Non dovrebbe esserci delusione, siamo d’accordo, ma restano pur sempre banalissimi fischi di disapprovazione. In Italia si fischia alla prima della Scala, nel luogo della cultura per eccellenza, quindi viene da pensare che, se li si ritiene così intollerabili, l’unica soluzione è farsi ingaggiare altrove. Magari alle Canarie, dove certamente vi è altra cultura sportiva.

Eric Lombardi [foto Maestripieri]
Eric Lombardi [foto Maestripieri]
Invece di ridimensionare ad un brutto episodio, francamente insignificante, oggi siamo nella situazione paradossale in cui Vincenzo non parla e finisce inevitabilmente per alimentare ipotesi, congetture e dietrologie. Sarebbe stato semplice presentarsi e dire che il tizio è stato odioso ma che anche tutto l’ambiente ha ingigantito la vicenda e passare oltre, invece no, sospesi tutti i contatti con la stampa e confronto concesso solo alla Baraonda, cioè, per assurdo, con l’unica parte del tifo di cui il coach non può certo lamentarsi.

Tutto intorno è un continuano a fioccare di comunicati stampa, da il gruppo Claudio Crippa che si dissocia dal Gruppo Che Conta, che probabilmente si dissocia dalla Baraonda, che certamente si dissocia dal tipo che ha insultato, che ovviamente non ha troppo in simpatia il coach che al mercato Maltinti ingaggiò. Via, ma che è?

Torniamo tutti ai nostri posti, per cortesia, c’è una stagione memorabile da portare a termine ed una ciliegina sulla torta da conquistare. Lo staff tecnico è composto da professionisti coi fiocchi che hanno da preparare le cinque partite del riscatto. La dirigenza deve essere di supporto al coach e saprà esserlo senza essere troppo ingombrante. I tifosi tornino a tifare, magari senza fare troppa filosofia. Vincenzo torni in sala stampa a parlarci di Varese.

[Luca Cipriani]

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