PISTOIA. Venerdì 15 aprile scorso, alle 14:46, da Daniela Ponticelli, del Coordinamento Ufficio Stampa Azienda Usl Toscana Centro, abbiamo ricevuto la comunicazione che
Il giornalista di turno nel fine settimana per i territori di Empoli, Firenze, Pistoia e Prato sarà:
- Sabato 16 Aprile 2016
Ore 10.00 – 17.00
Dott.ssa Vania Vannucchi telefono cellulare 320***
vvannucchi@*** - Domenica 17 Aprile 2016
Ore 10.00 – 17.00
Dott.ssa Vania Vannucchi telefono cellulare 320***
vvannucchi@***
A chiusura della mail-Ponticelli, un bel «Grazie della collaborazione» – ma in italiano non sarebbe stato forse meglio «per la collaborazione»? – e una roboante “tromboviolinata” (che non è un’offesa, ma il semplice risultato metaforico di una suonata di tromboviolino) «Coordinamento Ufficio Stampa Azienda Usl Toscana Centro», in cui lavorerebbero ben tre addetti-stampa:
- d. ponticelli
- mariantonietta. c
- vvannucchi
Con rispetto parlando, noi che, in Linee Future, facciamo giornalismo d’inchiesta e stiamo sulle scatole a tutti perché – servendoci appropriatamente dei nostri diritti – facciamo toppe domande e disturbiamo chi vuol fare come vuole, in questo caso ci poniamo le domande che seguono:
- perché avvertirci del “giornalista di turno”, dal momento che l’ufficio stampa (?) dell’Asl non risponde neppure alle domande inviate in mail certificata Pec?
- quali sarebbero le domande che potremmo rivolgere al Cireneo che sta passando in servizio il fine-settimana delle elezioni? Un’informativa sui dati delle votazioni-trivelle in ospedale…?
In più: rimaniamo molto sorpresi del fatto che, all’interno della pubblica amministrazione, una dipendente sia, al tempo stesso e con evidenti e innegabili conflitti d’interesse (vedi Legge 150/2000 – ben nota anche all’Ordine dei Giornalisti!), addetta stampa, capufficio (o come diavolo vuole) e, contemporaneamente, targata come “portavoce ufficiale” del potere costituito nel Direttore Generale, senza che l’ordine professionale della Toscana batta ciglio e, anzi, con la copertura e la protezione della stessa Commissione di Disciplina ordinistica, che pontifica censurando senza voler prendere atto (come dovrebbe) non delle “ragioni della politica della Toscana di Rossi”, ma dei dati di fatto e delle testimonianze di ben cinque cittadini che la san[t]ià della Toscana la conoscono come i buchi delle proprie tasche.
Ma c’è da aggiungere altro – perché al peggio non c’è mai fine. Un altro che si concreta in ulteriori domande per il “potere del ricatto della salute”. E con ciò ci rivolgiamo a Rossi e alla Saccardi (che invecchia ma… include):
- le tre addette stampa-giornaliste quanti pezzi producono al giorno in concreto, tanto da giustificare, in epoca di spending review, un loro impiego a tempo pieno?
- come sono inquadrate, di fatto e di diritto, e quanto riscuotono di stipendio a fine mese, uno stipendio che pagano i toscani di Area Vasta?
- le tre impiegate sono tutte concentrate in un’unica struttura, che ha sede dove?
- a che e a chi servono se, quando da giornalisti della libera stampa rivolgiamo loro domande, loro non rispondono?
- è compatibile con il “corretto informare” che una di loro sia informatrice e contemporaneamente portavoce del Direttore Generale, dunque “alter ego” del potere politico del regime regnante e in palese conflitto di interessi con i diritti all’informazione dei cittadini?
- questa specie di “disposizione-ordine di servizio” trasméssoci serve forse a giustificare una “posizione organizzativa” sostenibile solo sulla carta e a esclusivo favore di qualche PreDiletto dall’Adonai di Palazzo Panciatichi?
Probabilmente di domande ce ne potrebbero essere molte altre, ma ci fermiamo qui.
E credeteci; ci torna in mente la famosa storiellina del babbo di campagna che aveva mandato il figlio a studiare a Bologna e che, andàtolo a riprendere alla stazione in una bella notte di primavera, si sentì chiedere dall’emerito studente-somaro, che osservava la luna piena alta in cielo: «Che bella, babbo! Ma questa è la stessa luna di Bologna?».
E l’infelice padre, metafora di tutti i contribuenti toscani: «Poveri miei quattrini! Come sono spesi male!».
[Linee Future]
CONSIGLI (PERSONALIZZATI) PER GLI ACQUISTI
Asl e compagni democrenziani leggano e meditino attentamente sulla Convention droits de l’homme.
[Intervento di critica e commento ex artt. 21 Costituzione e 10 della Convention cit.]
Sugli uffici stampa delle amministrazioni pubbliche, credo di saperne qualcosa.
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Esiste una legge nazionale (la 150 del 2000) che regola la questione indicando, fra l’altro, i confini di due “uffici” specifici: quello del “portavoce” e quello aggettivato come “stampa”.
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Le attività dell’ufficio stampa sono di natura giornalistica e in un ufficio stampa possono operare solo giornalisti. Quelle dell’altro ufficio hanno natura diversa, più … “politica” e fiduciaria. Infatti i “portavoce” sono i più stretti collaboratori di sindaci, ministri, presidenti di Regioni.
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In una qualunque istituzione, il portavoce dipende sempre dalla “fiducia” dell’organo di vertice che lo ha scelto mentre chi opera in un ufficio stampa è comunque staccato da questo tipo di rapporto fiduciario.
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Il “portavoce” (cfr art.7 della legge) è a servizio delle attività comunicative dell’organo di vertice e la sua attività, anche se la persona scelta fino a quel momento può aver fatto il giornalista, non è giornalistica. C’è, addirittura, “incompatibilità”, formale non solo sostanziale, fra attività del portavoce e attività giornalistica. (“Il portavoce … non può, per tutta la durata del relativo incarico, esercitare attività nei settori radiotelevisivo, del giornalismo, della stampa e delle relazioni pubbliche”. cfr art. 7 legge 150/2000).
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Esistono poi gli uffici stampa. E in essi i giornalisti (vincolati dalla loro deontologia professionale che, ad esempio, li obbliga a ricercare sempre “la verità sostanziale dei fatti”) svolgono un ruolo prezioso e fondamentale sia nei confronti dell’amministrazione presso cui lavorano (tutelando il suo dovere di informare e di essere trasparente) sia nei confronti dei cittadini (aiutando il loro diritto a essere informati e consapevoli).
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Questa la teoria, che non sempre è rispettata ma la cui natura è comunque da tenere in grande conto se davvero vogliamo istituzioni moderne, trasparenti, a servizio dei cittadino che ha voglia di sapere e non del politico (o del burocrate) che abbia anche solo la tentazione di nascondere, rendere opaco, manipolare…
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È importante che in un’azienda sanitaria lavorino giornalisti (e siano ovviamente retribuiti per questo: meglio – mi permetto di aggiungere – se retribuiti con contratto giornalistico. A maggior tutela di loro e dei cittadini).
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Un giornalista di un ufficio stampa pubblico è bravo e credibile nella misura in cui, essendo appunto un giornalista e conoscendo esigenze e bisogni dei colleghi esterni, fa sempre di tutto per ricordarsi di essere tale.
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Non nascondiamoci che il suo è un ruolo difficile: spinte e pressioni sono intuibili, ma la credibilità e la professionalità dei suoi giornalisti sono un valore aggiunto anche per l’amministrazione pubblica stessa la quale, per esigenze diciamo più … “propagandistiche”, può valersi – appunto – del portavoce.
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Fare il “portavoce” e, contemporaneamente, “coordinare l’ufficio stampa” è comportamento estraneo, anzi contrastante, rispetto alla legge citata. Ordine Giornalisti e Associazione Stampa dovrebbero poter intervenire, a tutela dei colleghi, della amministrazione pubblica, dei cittadini.
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Far sapere ai giornalisti esterni (quotidiani, radio, tv, agenzie, blog …) chi, all’interno di un ufficio stampa istituzionale, sta lavorando nei turni festivi o prefestivi è un elemento importante.
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Mauro Banchini
già consigliere Ordine Giornalisti
Dunque…in qualità marziano atterrato da poco sul vostro starno pianeta, mi permetto di rispondere alle questioni poste:
1) produrre? What’s produrre?
2) chettefrega?
3) chessei? Uno stalker?
4) a non rispondere
5) aho! macchitteconosce!
6) tu l’hai detto!