PISTOIA. Che strana società la nostra, in cui la privacy è divenuta, talora, una stupida e pericolosa ossessione.
Di quel tale che, cosciente di avere l’Aids, adesca giovani donne e si congiunge con loro senza alcuna precauzione ma con l’intento palese di infettarle non se ne conosce nulla.
Sarà legale ma di sicuro non è né giusto né logico tacerne il nome e mostrarne il volto, magari attraverso manifesti murali.
Una volta che la fragile legge italiana lo avrà rimesso in libertà o assegnato a qualche misteriosa e blanda comunità, il personaggio diverrà una mina vagante per le nostre strade. Per sapersi difendere da tale individuo non sarebbe meglio conoscerne la faccia per potergli sfuggire? Invece no, nulla è trapelato sulle sue generalità, se ne protegge l’anonimato mettendo a repentaglio la salute della gente.
Altro esempio: individuano un falso medico a Catania. Di costui, a mala pena, spesso, si conoscono le iniziali. Quasi sempre il mendace soggetto, svincolatosi rapidamente dai deboli legacci giudiziari, prosegue nella sua ribalda opera in altre città all’insaputa di coloro che, senza conoscerlo, gli capitano fra le mani. Averne presente, i tratti somatici, il nome e il cognome ci permetterebbe di riconoscerlo ed evitarlo.
La privacy lo impedisce anche se si tratta di mettere a rischio la salute pubblica. Certe tutele sembrano davvero eccessive e fuori luogo. È di qualche minuto fa un’immagine filtrata dal Tg5, dove da un auto della polizia scende un delinquente, non solo privo di manette, ma addirittura con le mani in tasca come se scendesse da un taxi dopo un rilassante giro turistico.
Una serie di cautele e attenzioni che i nostri vicini francesi, pur rigorosamente democratici e osservanti del diritto internazionale, non usano come mostrano ogni volta che portano qualche malavitoso al nostro confine per consegnarcelo.
Il soggetto scende sempre rigorosamente ammanettato e scortato da gente in pieno assetto antisommossa.
L’impressione è che si sia travisato del tutto il concetto di tutela dei diritti e della dignità dell’uomo oltrepassando i limiti del buon senso.
Crolla un ponte? È colpa dell’Anas o della Provincia. Equitalia invia una cartella astronomica fasulla? È colpa dell’Agenzia locale. Ma lettere e progetti pur stilati da enti pubblici sono firmati da persone fisiche o no? Persone che spesso percepiscono stipendi da capogiro ma dei quali, nel momento dell’inghippo, non si sa nulla come se lettere e progetti non fossero stati sottoscritti da nessuno.
In questo modo non si protegge la società, ma si incentivano dirigenti e funzionari a non fare il loro dovere sicuri dell’anonimato, almeno per il pubblico, quello che paga.
La stessa privacy latita invece quando dovessero pescarti anche solo a chiedere una informazione a una “lucciola”. In diversi casi il malcapitato si è visto recapitare a casa multa e foto con i dettagli del rilievo.
Chi si ferma con una prostituta, in concreto, nuoce davvero alla società al pari o più dei delinquenti, corrotti e ladri, tutti senza nome, che vessano quotidianamente la cosa pubblica e le nostre tasche?
Senza consultare i codici, quale danno effettivo, al di là di quello morale che riguarda lui e la prostituta, può determinare a tutti noi?Vi sembra proporzionato sputtanare qualcuno in ambito familiare e fuori, per un episodio simile?
Devono astenersi dal rispondere bigotti, benpensanti, ipocriti e bacchettoni.
[Fiore Di Monozzo]
[*] – Lettore, ospite
Per quanto riguarda la tutela della privacy, la questione è spinosa. Fiore cita diversi casi senza elencarne i dettagli, così è veramente difficile capire se e perché si è voluta tutelare la privacy del reo. In un calderone del genere è veramente arduo poter fare riflessioni non superficiali. Per quanto riguarda l’uomo arrestato, sono personalmente contento di non sapere chi egli sia. Non si dovrebbe presentare al pubblico l’immagine di un uomo in manette senza avere la certezza che egli sia colpevole. Se io fossi innocente, mi farebbe girare le scatole, e penso che lo stesso valga per Fiore.
L’argomento è comunque interessante, poiché porta a riflessioni riguardo diritto ed etica. L’obiettivo della “legge” sarebbe fermare coloro che commettono reati e impedire che essi tornino a delinquere dopo la pena. Se una persona ha un marchio per tutta la vita perché il suo nome è stato dato in pasto ai media, essa non è in realtà trattata come recuperabile. Se si pensa che chi commette crimini non possa essere recuperato, così come lascia intendere Fiore, allora a che serve la galera? È solo uno spreco di soldi, se si ritiene che chi esce poi continui comunque a delinquere. Tanto vale ucciderlo.
Mi si conceda un appunto sulla chiosa. Leggendola, sembra che Fiore si tuteli da eventuali critiche stigmatizzando gli eventuali commenti critici come “ bigotti, benpensanti, ipocriti e bacchettoni”. Però chi scrive su un giornale, cartaceo o online, deve essere pronto a ricevere critiche. Queste possono essere giuste o ingiuste; sta all’autore capirlo e, se furbo, utilizzarle per migliorare sempre di più. Ma una chiosa del genere, invece, sembra solo il tentativo maldestro di una chiusura ad effetto, una spacconata da parte di chi pensa di avere sempre ragione e che gli altri siano tutti scemi. Poiché ho già letto alcuni articoli di Fiore, sono sicuro che si sia trattato di un passo falso.
FIORE DI MONOZZO scrive: La Convenzione europea dei diritti dell’uomo, all’art. 8, stabiliva che non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria per la sicurezza nazionale, per la pubblica sicurezza, per il benessere economico del paese, per la difesa dell’ordine e per la prevenzione dei reati, per la protezione della salute o della morale, o per la protezione dei diritti e delle libertà altrui. Credo che questo assunto, correttamente interpretato, potrebbe farci conoscere il volto del misterioso untore distributore di AIDS per la tranquillità di tutti considerando che, potenzialmente, il rischio, stando così le cose, è generale e non secondario. Mi pare che il caso specifico riguardi proprio la salute pubblica. Ogni saldo principio di tutela alla riservatezza legittima e giustificata sembra quasi sempre vacillare quando ci troviamo dall’altra parte opposta direttamente a quella del soggetto tutelato. Le telecamere di sorveglianza riprendono in faccia un ladro mentre svaligia casa vostra magari tra un permesso premio e l’altro. Mostrare il volto di quel delinquente che, per sua scelta volontaria, decide di fare il fuorilegge, potrebbe aiutarvi a riconoscerlo e a farlo arrestare? Invece no volti sempre oscurati dimenticando che si tratta di palesi fuorilegge. Giornali e TV ci raccontano quotidianamente di gente che uscita di prigione ci ritorna poco dopo per aver commesso lo stesso reato evidenziando che in quanto al recupero c’è qualcosa da rivedere e migliorare. Stesso discorso per coloro che sotto le telecamere, predisposte dalle autorità, maltrattano bambini, vecchi o disabili ma che nessuno può vedere in faccia anche se tutto è chiaro, lampante, evidente, senza appello. I “furbetti” del cartellino sempre rigorosamente anonimi mentre stanno compiendo in perfetta coscienza atti contrari alla legge e soprattutto ai danni della società. Questo tipo di tutela è evidente che non scoraggia affatto coloro che stanno seguendo le stesse orme o che si apprestano a farlo certi di godere di questa forma di sciocca riservatezza. Esiste una ragione razionale per cui non è possibile conoscere il firmatario di un provvedimento sbagliato? Ogni ente pubblico, statale o parastatale ha dei dirigenti e dei funzionari che a fronte di cospicui stipendi qualche responsabilità dovrebbero pure averla e allora perché non dobbiamo conoscere il nome e il cognome di chi ha inviato una cartella fasulla di Equitalia o ha sottoscritto il progetto di un ponte crollato? Manteniamone l’anonimato e lasciamo che tali ignoti soggetti comincino, come costume consolidato, a rimpallare responsabilità e a intorbidire le acque per poterne uscire senza danni. Si la galera serve e come è la giustizia che lascia a desiderare. Pensate se Danilo Restivo fosse rimasto in Italia. Trasmissioni televisive e interviste a non finire, tutte a pagamento naturalmente, processi interminabili, ricorsi, e controricorsi tra telecamere e giornali, dichiarazioni, analisi e controanalisi. Gli inglesi che sono democratici ma non stupidi lo hanno condannato in tempi brevi, a porte chiuse, senza scomodare le TV e spedito in galera scomparendo alla vista di tutti. L’ergastolo lo sconterà statene certi e l’Inghilterra non può essere tacciata di beffarsi dei diritti umani o sbaglio? Ai benpensanti, bigotti, ipocriti ecc. cui consigliavo di astenersi dal rispondere, dovevo aggiungere anche gli ottusi incapaci di cogliere lo spirito di quello che non era una spacconata, tutt’altro, ma una semplice goliardata. Certo che le critiche sono legittime e doverose, nessuno lo nega e nemmeno mi permetterei di considerare scemi interlocutori che la pensano diversamente da me, magari alcuni godono insieme al mio rispetto anche della mia compassione come coloro che della goliardia, purtroppo, ne hanno solo sentito parlare.
Egr sig. Fiore,
ritenendo di non appartenere alle categorie da Lei indicate alla fine del Suo intervento, Le rispondo volentieri.
Per dirle bravo, innanzitutto, perché ha centrato un problema molto reale citando casi molto concreti che avvengono ogni giorno, dovunque. (Particolarmente impressionante ed incisivo, tra l’altro, il caso del portatore di AIDS).
Però, dopo avere detto tutto questo, cosa si fa? Esiste un politico, o meglio, un partito, un movimento, ecc che sia capace di portare la questione, in modo concreto ed incisivo e senza girarci intorno, all’attenzione del Parlamento, perché modifichi come si deve la legge sulla privacy in modo che non abbia mai a nuocere ai diritti del cittadino comune e soprattutto innocente? E che, dietro false prurigini garantiste la smetta di favorire, di fatto, i delinquenti?
Sarebbe il caso che qualcuno cominciasse ad occuparsene, nei “palazzi” della politica, magari spendendo meno tempo in chiacchiere inutili su alleanze che cambiano, problemi di schieramenti ed altre balle varie.
Piero Giovannelli
Dopo l’ultimo, preciso e puntuale chiarimento di Fiore, non posso che confermare quanto detto sopra: basta con la demagogia “pelosa”; garantiamo effettivamente la privacy delle persone oneste, ma per il resto, basta: quando un delinquente viene sorpreso in flagrante, senza “se” e senza “ma”, il suo volto deve essere reso noto, in barba agli strilli insulsi degli pseudogarantisti a senso unico. Per una volta tanto, viva gli inglesi.
Piero Giovannelli