FRA VESCOVI, ARAZZI MILLEFIORI E PIAGNISTEI PISTOIESI

L’invito
L’invito

PROGRAMMA DELLA FESTA
Ore 17:00 Presentazione: Luciano Angioli, Presidente I.R.S.A; Sandra Marsini, Direttrice Archivio di Stato di Pistoia; Calogero Armato, Presidente Associazione Amici di Pupigliana e Valle del Brandeglio

Ore 17:20 Saluti Autorità
Ore 17:30 “Il territorio di Castel di Piazza e la Villa dei Vescovi di Igno” Luciano Angioli
Ore 17:45 “Il Vescovo Niccolò Pandolfini ed i suoi rapporti con i Papi del suo tempo” Giuseppe Benini, ricercatore I.R.S.A.
Ore 18:10 “La costruzione della Villa dei Vescovi dai documenti quotidiani” Sauro Corsini, ricercatore I.R.S.A.
18:30 Conclusioni. Rinfresco

PISTOIA. Ci soffermiamo un attimo sui contenuti di questa piacevole iniziativa, che ha il merito di dare visibilità ad una realtà territoriale e sociale oggi considerata marginale ma storicamente di primo piano per Pistoia, prendendo lo spunto per fare due battute.

La prima riguarda la figura del Vescovo Pandolfini, che secondo alcuni studiosi locali sarebbe addirittura la figura che può spiegare la presenza dell’arazzo millefiori tra gli arredi della canonica di San Zeno. Niccolò Pandolfini apparteneva infatti a quell’aristocrazia che ostentava il proprio prestigio sociale e i propri ideali anche nella ricerca di elementi decorativi da esporre sulle grandi pareti dei saloni dei palazzi nobiliari: non sarebbe quindi da escludere che nella sua permanenza a Pistoia abbia voluto trasferire il manufatto ornamentale.

L’arazzo rappresenta un record mondiale, per dimensione (8×3 metri ), e solo a Pistoia poteva rimanere nell’indifferenza in cui si trova: qualunque altra realtà lo avrebbe reso una tappa obbligatoria per gli itinerari dei turisti stranieri, creando un sistema di promozione e fruizione turistica per accogliere le centinaia e centinai di visitatori che, quotidianamente, affollano invece e portano ricchezza in tantissime altre città toscane, richiamati spesso da attrazioni di minore pregio e minore importanza dell’arazzo millefiori.

Del resto si sa anche che dalle nostre parti siamo ancora alle mille fazioni e faide tra guelfi e ghibellini, o se preferite ai tempi di quel longobardo che fondò il monastero di San Bartolomeo, con la chiesa e con il mulino, e che era comunque molto più avanti dei tanti benpensanti che oggi si accontentano di raggiungere l’orgasmo coi Dialoghi sull’Uomo. Fin quando non si affermerà una mentalità dinamica e imprenditoriale, capace di sviluppare un tessuto economico attorno al trinomio arte-turismo-accoglienza rimarremo i soliti saccenti di provincia che continuano a piangere miseria e a invocare le potenzialità inespresse.

La seconda battuta è sul gesto compiuto dal Mons. Mario Longo Dorni, Vescovo di Pistoia dal 1954 al 1985, quello di alienare, nel 1970, la Villa di Igno, storica dimora estiva dei presuli locali. Un gesto di umiltà disumana, se si pensa alla galassia sterminata di beni mobili e immobili che sono appannaggio, e tenacemente difesi dalle gerarchie ecclesiastiche italiane, casta tra le caste, di ogni ordine e grado.

È evidente che i condivisibili proclami sull’austerità, le bellissime parole sulla sobrietà e i lodevolissimi inviti di Papa Francesco ad una vita povera di ricchezze materiali ma ricca di umanità e relazioni, dovrebbero essere seguiti da semplici azioni, molto più eloquenti e persuasive, allineate strettamente ai buoni propositi.

Lo stesso discorso si potrebbe fare per quel signore sorridente che ha recentemente lasciato la diocesi cittadina e che tuttavia, probabilmente, non ha ottenuto dei concreti risultati, nell’ambito di un avvicinamento alla semplicità da parte della realtà ecclesiastica locale.

Quante sarebbero ad esempio, oggi, nel 2014, le ricchezze non funzionali della diocesi da poter alienare, mobili e immobili, magari inutilizzate e simbolo solo di prestigio e autorevolezza? O magari da investire in progetti sociali, di condivisione e di tutele del creato…

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