wonderland planet. AVERNE DI MARCHIONNE, COMPAGNI!

Sadiq Khan [da www.tpi.it]. E entro vent’anni anche governi musulmani in Ue
Sadiq Khan. E entro vent’anni anche governi musulmani in Ue…
LONDRA, LA FALLACI E IL MOROSO DI MIA NIPOTE

Dunque. L’avvenimento internazionale della settimana ha avuto come epicentro Londra. No, non l’elezione del sindaco musulmano. Quello era stato previsto nel 2001 da Oriana Fallaci; non la Brexit, che è prestino ancora (a proposito: se escono l’Italia ballerà molto, poi ne riparleremo…).

No mi riferivo a mia nipote, che diciottenne fresca di maturità, non volendo vegetare a spese dei genitori in un Paese che offre voucher ai giovani cinquantenni, e non sapendo dove sbattere il capo con l’università (e ci credo, con certi prof che girano nelle nostre aule…), ha preso ed è partita senza un soldo e dopo due giorni lavorava a 1500 sterline al mese (1800 euro).

Insomma, ha trovato il moroso. Un catalano. Vabbè… Poteva andare peggio.

A parte questa enormità, direi che il calendario economico ci ha proposto una sfilza di dati non proprio graziosi. Vediamoli.

Schiacciati fra Usa e China
Schiacciati fra Usa e China, che continua a svalutare

LA CINA SVALUTA

In Cina si continua a scendere. I capitali continuano a fuoriuscire dal Paese, sarà per questo che la ricca nuova borghesia, manda sempre più i propri figli a studiare all’estero, addirittura dal liceo in poi. La prudenza non è mai troppa, meglio portarsi avanti.

Intanto la banca centrale svaluta lo yuan, ovvero fa quello che noi e gli americani non vorremmo facesse (dopo averlo fatto anche noi con le nostre valute).

I principali indicatori economici continuano a scendere con particolare preoccupazione per l’indice manifatturiero, per il secondo mese di fila sotto il 50 (sopra: uguale crescita; sotto: uguale recessione) e l’export annuale di aprile che fa segnare un -1,8% da un +11,5% di marzo. Segue un “bellissimo” dato sull’import annuale che crolla del -10.9% ad aprile…

Uh, Si inizia A rallentare!
Uh, Si inizia A rallentare!

GLI USA RALLENTANO

In Usa, dopo 7 anni ininterrotti di crescita (ma come hanno fatto? Ah già, vi ho promesso di spiegarvelo e lo farò, promesso, a fine articolo) si notano inquietanti crepe, che probabilmente verranno tappate dalla stagione estiva alle porte.

Se ricordate a inizio anno segnalavo l’entrata in recessione di alcuni stati dell’Unione. In ogni caso l’evento più significativo c’è stato con il rilascio del dato di aprile sui Nfp, No Farm Payrolls, ovvero le nuove buste paga del mese di aprile nel settore non agricolo, che va insieme al tasso di disoccupazione e da sempre con il Pil è il termometro della salute economica degli Usa.

Bene, era nell’aria: ha deluso. Solo 160mila nuovi posti di lavoro contro i 200mila attesi, con una disoccupazione che resta ferma al 5%, ma solo per la diminuzione degli “attivi” ovvero di chi cerca un lavoro. Come avviene da noi le statistiche ignorano chi, per sfiducia, o altri motivi si cancella dalle liste di collocamento.

Waiting for Godot
Waiting for Godot

E L’EUROPA ASPETTA COME SEMPRE

(E NON SI SA CHI O COSA)

E la vecchia Europa? Pochi dati e in chiaroscuro.

In effetti, sopite per il momento le polemiche Germania/Draghi, non vi è molto da dire (il petrolio non sembra riuscire sfondare la soglia dei 45 dollari al barile e la fisica dei mercati insegna che tutto ciò che non può salire dovrà scendere) quindi sì, passo a spiegarvi un paio di cose.

PERCHÉ GLI USA CRESCONO

DA 7 ANNI E L’EUROPA NO

Allora, la questione è di una semplicità disarmante. Nel 2008 fallisce Lemahn Brothers, una grande banca d’affari americana, portando alla luce tutta la porcheria dei subprime (i crediti inesigibili in versione americana). Da lì si scatena il finimondo che sappiamo. Il punto è che, già dalla fine 2009, gli Usa riprendono a crescere. Perché? Quali le differenze con l’Europa?

1 – gli Usa sono uno Stato, federale ma con un presidente e un parlamento che hanno preminenza sui singoli stati dell’Unione. L’Europa è quello che sappiamo: un’accozzaglia di stati-individuo

2 – la Fed azzera immediatamente i tassi di riferimento e avvia nel 2008 un Qe pari a 5mila miliardi di dollari in 6 anni. In Europa, Trichet, allora presidente Bce, alza addirittura i tassi dimostrando, lui e i tedeschi, di non aver capito nulla di quanto sta accadendo. Ci vorrà Draghi affinché i tassi vadano a zero anche da noi e venga avviato il Qe europeo, con anni di ritardo. Sempre fra i primi, come si vede…

3 – Ma non è solo questo. In Usa le aziende non si finanziano prendendo prestiti dalle banche, ma andando a chiedere soldi direttamente ai mercati, alle borse, insomma quotandosi o sottoponendo idee e progetti a grandi finanziatori privati, che rischiano in proprio guadagnando se l’idea era buona e perdendoci in caso contrario.

dollaroInoltre, lo Stato non fa il datore di lavoro, ma amministra e crea le condizioni legali, fiscali e logistiche affinché i creatori di ricchezza, ovvero i privati, possano sviluppare le loro aziende e dare lavoro vero alle persone.
Insomma, l’economia reale dipende meno dalle banche rispetto alla totale dipendenza nostra.

Per capirci, facciamo un esempio che, secondo me, resta una pietra miliare ed esemplificativa del concetto sopra esposto: il salvataggio di Chrysler da parte di Fiat.

L’ANTIPATICO DI SUCCESSO

Marchionne, come tutti i manager, che osano avere successo contravvenendo a tutta la retorica familistica clientelare paternalistica in voga da noi, risulta dalle nostre parti antipatico e intollerabilmente indifferente alle nostre beghe politico/sindacali/magistraturali (vedi alla voce magistrati primedonne).

Marchionne ha un problema… salvare la Fiat che quando arrivò lui era indebitata fino al collo (ma pare che nessuno se ne sia accorto allora e se ne ricordi oggi che straparla di svendita dell’italianità aziendale).

Agli italiani, lui gli sta sui corbelli...
Marchionne. Agli italiani lui gli sta sui corbelli…

La crisi americana del settore auto gli permette di pescare un Jolly formidabile. Infatti anche Chrysler è in crisi, ma da quelle parti, come si sa, lo Stato non fa il datore di lavoro e non salva aziende decotte. Però aiuta chi vuole farlo, se ha un buon piano da proporre.

Così Marchionne si presenta alla Casa Bianca, espone un piano per entrare nell’azionariato di Chrysler e rilanciarla, Obama ci crede e gli presta 6 miliardi di dollari.

Con questi 6 miliardi Marchionne rilancia Chrysler, la salva dalla bancarotta e con le vendite sul mercato americano a sua volta salva anche la Fiat dai guai grossi in cui si trovava.

Non solo, il prestito viene restituito in anticipo e lo stato americano, che non presta soldi gratis, ci guadagna in termini monetari e occupazionali. Tutto ciò è reso possibile anche grazie alla collaborazione del sindacato americano, che è presente nell’azionariato dell’azienda e che, come avviene sempre da quelle parti, agisce in modo pragmatico, non ideologico, in una logica in cui il bene dell’azienda è sempre visto come il bene dell’operaio…

Oggi Fca è il settimo produttore mondiale, l’occupazione è aumentata negli stabilimenti Usa e torna a crescere in quelli italiani. Ma trovate un politico o un sindacalista italiano che è disposto a rendere merito di questo all’antipatico Marchionne, reo di aver svincolato per sempre Fiat dal bisogno di intrattenere i legami politico/sindacali che da sempre caratterizzano le nostre famiglie imprenditoriali.

Questa storia riassume molto bene i tanti perché di un Europa impastoiata nella crisi più lunga del dopoguerra nell’impietoso confronto con una nazione che resta un punto di riferimento imprescindibile per molte cose. E lo resterà, con buona pace dei nani politici e culturali che popolano casa nostra.

ITALIA, ULTIMO PAESE A SOCIALISMO REALE (URSS)

Noli me tangere...
Noli me tangere…

Il confronto è particolarmente impietoso se guardiamo cosa accade da noi: si va da un’Alitalia in cui le Poste Italiane vengono “costrette” a entrare nell’azionariato (ovvero a regalare centinaia di milioni col solo scopo di tenere in vita Alitalia), alle banche comprate dallo Stato sotto forma di mito greco (Atlante).

Tutta roba già vista per decenni e che ha solo prodotto buchi tremendi nel bilancio pubblico, ripianati, come sempre, dal suddito contribuente.

FINALINO (MA SENZA SORPRESE)

Quindi riassumendo, negli Usa esiste una catena di comando chiara e snella, che si raccorda tempestivamente con la banca centrale, agendo all’unisono ognuno per quanto compete.

Agenzia Entrate
Fisco amico: «Dàmmi quel che guadagni e zitto!»

Lo Stato è regolatore e non datore. Il sindacato opera di sponda con l’azienda. Il fisco è compatibile con la creazione e lo sviluppo di un’impresa.

In Europa la catena di comando è confusa, frammentata e prigioniera dei veti nazionali.

La Bce agisce isolata e priva del supporto politico necessario. I sindacati operano in maniera antagonista verso l’azienda (tranne che in Germania e Inghilterra… e i risultati si vedono). Il fisco non favorisce l’impresa: ma spesso fa schifo.

Alla prossima e… averne di Marchionne, compagni!

[Massimo Scalas]

Print Friendly, PDF & Email

One thought on “wonderland planet. AVERNE DI MARCHIONNE, COMPAGNI!

Comments are closed.