prato. RIVALORIZZARE PALAZZO DATINI

Francesco Datini
Francesco Datini

PRATO. Ogni anno il 17 agosto, dal 1411, si celebra la messa in suffragio di Francesco di Marco Datini nella chiesa di San Francesco, luogo della sua sepoltura; messa che egli stesso volle per sé e quale impegno perpetuo da parte della città, lui che ricco donò tutto ai poveri con la sua morte avvenuta il 16 agosto del 1410.

Inoltre, da quando nel 1896 lo stesso Datini campeggia in piazza del Comune (la bellissima statua di Antonio Garella in cui l’illustre offre, con fierezza, il suo testamento a imperitura memoria a noi pratesi) il comune depone con onore, ma senza molta convinzione, una corona al mercante; tutto qui?

Sì, a lui che nel 1512 liberò Prato dal sacco (il suo ingente patrimonio fu utilizzato per riscattare la città) la città non dedica altro; non è studiato nelle scuole pubbliche o private, l’università locale non ha corsi in suo onore, imprenditori e industriali non sostengono le istituzioni a lui dedicate, il comune nomina i consigli ma poi …

Dunque, chiedo alla città, alle sue istituzioni, Comune in primis, ma anche ad imprenditori, industriali, università e scuola, quale ruolo dovrebbe avere l’istituzione più antica e longeva di Prato, che ho avuto l’onore e l’onore di presiedere in un momento difficile e di passaggio, che tramanda la memoria del Datini? Quale ruolo hanno o potranno avere, per il futuro della città, la Fondazione Casa Pia dei Ceppi Palazzo Datini – Onlus e la Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini”?

Perché, sappiate che, il loro patrimonio ingente, in valori materiali e immateriali, è ancora riconducibile al lascito del mercante.

Ed è paradossale che ciò che non viene considerato dai pratesi “contemporanei”, sia invece apprezzato da studiosi e visitatori di tutto il mondo (basta sbirciare il libro presenze della Casa Museo a lui dedicata in via Ser Lapo Mazzei).

Filippo Boretti
Filippo Boretti

Ebbene, queste sono le domande che mi sono posto quando l’allora sindaco Cenni mi indicò al Consiglio dei Ceppi, per la sua presidenza, affidandomi il compito di navigare l’istituto verso l’unione con la benemerita Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini”, trovando se possibile anche un nuovo accordo con l’Archivio di Stato di Prato (già in occupazione, essendo scaduto il contratto di locazione).

Da allora non ho smesso di lavorare, con coscienza, rettitudine ed onestà intellettuale, per un progetto e un obiettivo che avrebbe potuto salvaguardare entrambe, e dar nuova vita al Palazzo, lanciandolo ad essere il Palazzo della memoria e della cultura della città.

Il primo passaggio, in attesa di un Consiglio completo ed una presidenza per la Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini”, così come di un definito riordino degli uffici periferici del Ministero dei Beni e delle attività Culturali, di cui l’Archivio di Stato di Prato ne è uno, fu aggiornare, radicandolo nella storia delle sue origini, lo Statuto dei Ceppi che, rinnovato, entrò in vigore nell’ottobre 2014.

Da allora, non ho smesso di informare, formare e sollecitare la nuova giunta del lavoro fatto e di quello impostato; tant’è che a maggio di quest’anno ho presentato ufficialmente un programma pluriennale al sindaco per progredire verso una nuova realtà condivisa fra Ceppi e Datini, e lo stesso MiBact. Poi, è avvenuto l’avvicendamento col nuovo consiglio dei Ceppi nominato dal Comune, azzerando le cariche precedenti.

Ma cosa significherebbe per la città questa storica, diciamo, “riunione” fra le due istituzioni datiniane se non lanciare il palazzo quale polo culturale (ricerche, studi, pubblicazioni, eventi internazionali) e realtà turistica, economica di sicura rilevanza se, addirittura, come presentato al Demanio e al MiBact dal sottoscritto già nel 2013 si giungesse presto ad un ampliamento della casa Museo e alla combinata curatela con Palazzo Pretorio, oltre che aggiungere al posto di case in affitto, a prezzi più che modesti, delle residenze d’epoca nello stesso palazzo?

La statua del Datini
La statua del Datini

Ricordare, con doverosa memoria, Francesco di Marco Dati nel giorno della sua scomparsa, ovvero nel giorno del suffragio, significa investire questa città di una più ampia discussione per il futuro di queste istituzioni, e del centro storico, le quali non sono solo dei rispettivi organi statutari, né tanto meno del Comune, ma ben più profondamente esse rappresento le eccellenze per antonomasia di Prato ben prima del Teatro Metastasio, del Centro Pecci, del Museo del Tessuto o di qualsiasi altra realtà culturale, pur importante cittadina.

Potrebbe il Consiglio Comunale, intuendone l’importanza strategica, culturale ed economica per la città, istituire una commissione ad hoc, ad esempio, per recepire idee, approfondire argomenti, progetti presentati, in discussione, idee di vecchi predecessori – ancor vivi – che sotto vari ruoli e titolarità guidarono queste illustre istituzioni, aprendo la discussione a tutta la cittadinanza avviando un processo di rivalorizzazione di Palazzo Datini vero cuore e polmone internazionale di Prato?

Questo inestimabile lascito morale del Datini, di cui nessuno ne è proprietario se non la Città, e questo bene culturale che è il Palazzo, coi suoi contenuti materiali e immateriali, patrimoni universali di Prato, pretendono ben più di quanto fino ad oggi sia stato fatto dalla città stessa; la mano tesa col testamento e lo sguardo severo di Francesco di Marco in mezzo alla Piazza ce lo impongono, grazie ad Antonio Garella che così lo volle rappresentare.

Filippo Boretti
già Presidente Fondazione Casa Pia dei Ceppi Palazzo Datini – Onlus

Vedi: https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Datini

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