DA MESI si sprecano opinioni, dibattiti, pagine di giornali e bacheche dei social media sul tema del referendum del prossimo ottobre. Come se la riforma Boschi potesse ridurre l’insostenibile debito pubblico e la tassazione o costituisse una reale priorità per i centomila giovani che ogni anno lasciano l’Italia.
In ogni caso il dibattito in termini rigorosamente tecnici e nel merito degli articoli costituzionali riformati rimane per natura relegato alla nicchia ristretta di chi ha una formazione giuridica, senza poter arrivare alla grande platea del corpo elettorale.
Le ragioni del sì e del no vengono allora legate per lo più a motivazioni emotive o ad argomenti solo indirettamente riferibili all’oggetto del quesito referendario.
Una riflessione brillante e chiara, ineccepibile dal punto di vista della comunicazione, l’ha fornita nei giorni scorsi sulla propria bacheca facebook il giovane vicepresidente della camera Luigi Di Maio, candidato premier in pectore per il M5s alle prossime politiche e rappresentante di quelle “rivoluzione gentile” che non vede l’ora di andare al governo del paese e cambiarlo davvero. Così scrive Di Maio:
- Vi sta bene l’immunità parlamentare? Vi stanno bene i parlamentari che cambiano 5 partiti in 3 anni?
- Vi sembrano pochi gli enti pubblici italiani? Vi sembrano giusti gli stipendi e i vitalizi di deputati e senatori?
- Vi sembra normale che in Italia ci siano 20 sanità diverse?
La Riforma Costituzionale non elimina queste assurdità, anzi le mette in cassaforte per sempre: infatti anche se le elezioni le vincesse il Movimento 5 Stelle, per eliminare quegli sprechi e privilegi, con questa riforma, saremmo obbligati a chiedere il permesso ai consiglieri regionali e ai sindaci nominati (e non eletti) in Senato. Ovvero alla classe politica più indagata e spesso privilegiata d’Italia.
Fino a qualche anno fa, che vincesse Berlusconi o il Pd, tutti sapevano che i loro osceni privilegi non sarebbero stati toccati. Ma adesso sanno che noi facciamo sul serio e per questo hanno deciso di creare un’assicurazione in caso di sconfitta, il nome della polizza è “Riforma Renzi-Boschi-Verdini”, ed assicura poltrone, stipendi e immunità.
Messaggio ribadito in un ulteriore post:
Questa riforma è un’assicurazione su poltrone e privilegi: temono – e fanno bene – che il Movimento 5 Stelle possa vincere le prossime elezioni, per questo vogliono mettere in cassaforte l’immunità parlamentare, i vitalizi, i cambi di casacca e altre oscenità.
Condivisibile o meno, il contributo del “grillino” aiuta senz’altro a farsi un’idea.
Buona sera: una sola domanda.
Posto che questa è una riforma pasticciata, posto che sia tutto vero quello che scrive Di Maio …considerato che nessuno ha i numeri in Parlamento per fare una riforma che non sia un compromesso su tutto….visto che comuque elimina il bicameralismo perfetto, che è la madre di tutti i guai dell’Italia moderna….posto tutto ciò: chi mai potrebbe impedire ai grillini, una volta preso il potere che, stando ai sondaggi l’Italicum potrebbe garantire loro sotto forma di maggioranza assoluta…chi o cosa potrebbe impedire loro di riformare in modo compiuto, razionale la Costituzione, il sistema elettorale, e gli organi rappresentativi? Ma davvero vogliamo restare come siamo da 70 anni (cioè un incubo ogni volta che c’è da formare e far funzionare un governo), con un governo all’anno, solo per cacciare Renzi?
Massimo Scalas