pecunia non olet. LA MISERICORDIA DELLA SOLIDARIETÀ. 1/2

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Misericordia. La sezione di Galciana

 PRATO-GALCIANA. Alfio Ganugi è un tessitore che lavorava in un piccolo capannone con ampio resede per i suoi quattro telai in prossimità della Misericordia di Galciana.

Di tale immobile aveva il diritto di prelazione, perché ricevuto in uso dal padre e suo padre dal nonno, risultando un’attività in concessione d’affitto fino dal 1920.

Il piccolo capannone si trova dinanzi a quello della Misericordia di Galciana che, nei primi anni del 2000, chiese al signor Ganugi di fare un gesto encomiabile e solidale: cioè rinunciare alla prelazione a lui spettante.

La cosa venne promossa dalla sezione di Galciana e formalmente rappresentata dall’Arciconfraternita di Prato che, successivamente, acquistò l’immobile per la modesta somma di quarantamila euro.

Ancora una volta è l’Arciconfraternita di Prato che dispone gli atti, inviando poi la sezione locale (o la Federazione, a seconda delle faccende) a eseguire l’opera, come in séguito vedremo.

Il signor Ganugi, sapeva che, dopo il 2009, avrebbe conseguito i requisiti per il pensionamento e dunque si era convinto che la migliore destinazione dell’immobile (per il quale pagava solo € 280 al mese di affitto) sarebbe stata più giustamente quella di un’autorimessa per i mezzi della Confraternita.

Gli accordi intercorsi con il proprietario, il presidente della sezione Antonella Meli e il vicepresidente Mario Benassai (cugino del proprietario dell’immobile) erano solidi e non dubitevoli, come si usava una volta tra galantuomini: fino a che non avesse abbandonato il lavoro per il pensionamento, nessuno  avrebbe mai allontanato il Ganugi dal capannone. L’episodio precorre la celebre battuta di Renzi a Letta: Sta’ sereno!

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Galciana. Il capannone oggetto della vicenda

Grande fu, dunque, la sorpresa quando l’artigiano tessitore ricevette – senza alcun preavviso – la notifica del Tribunale dell’atto di sfratto (siamo nel 2008) richiesto, con il rigore della Legge, dall’Arciconfraternita della Misericordia di Prato: allora il Proposto era il dottor Luigi Biancalani, oggi assessore della giunta Biffoni.

Ganugi si rivolse, dunque, al Presidente della sezione Antonella Meli che lo ri-rassicurò che nessuno lo avrebbe allontanato.

Si trattava, perciò, di una mera formalità amministrativa, senza alcun effetto pratico: lui sarebbe restato nel capannone in attesa del pensionamento. Ma è stato così…?

Il terzo soggetto coinvolto, il signor Mario Benassai (che intanto, sbalordito, versava nel rincrescimento e nell’imbarazzo più profondo per un’azione così tanto misericordiosa) parlò con il Proposto Biancalani che, alla luce delle raccomandazioni e delle vicendevoli promesse e rassicurazioni, sempre tenute tra la sezione galcianese e l’artigiano in ballo, rinviò il termine per lo sfratto, facendolo slittare al 2010.

Trascorsi i due anni, nonostante le rassicurazioni ribadite dalla Presidente Meli, il procedimento ebbe però seguito e l’artigiano, si trovò costretto ad abbandonare i locali e trasferire la quasi centenaria sede di lavoro, spìntovi dallo slittamento della pensione indotto dalla lungimirante riforma Fornero.

Una cena della solidarietà organizzata dalla sezione.
Misericordia. Una cena della solidarietà organizzata dalla sezione galcianese

Oggi, il signor Ganugi si sente beffato e racconta, amareggiato, la sua penosa vicenda: lavora nel nuovo capannone che ha affittato a poche centinaia di metri con un affitto di circa tre volte il valore originario, i costi di trasferimento e di un nuovo contratto per l’energia e uno sbilancio economico di oltre 30.000 euro che, considerato il valore dei canoni versati in questi quattro anni, gli avrebbero anche permesso di acquistare il vecchio capannone, praticamente ceduto a prezzo di favore alla Confraternita.

Anche qui, come a Oste, l’Arciconfraternita di Prato ha solo firmato gli atti e non ha avuto alcuna perplessità a rimandare di soli due anni l’acquisizione dei locali negati al Ganugi per un atto di rinuncia al suo diritto di prelazione e ingenuamente “regalato” alla Misericordia di Prato per accordo con la sezione galcianese.

Un’azione condotta – sia chiaro – nel pieno rispetto delle formalità di legge, ma che non sembra proprio avere il sigillo dei pieni principi della correttezza morale per il rispetto di patti precedentemente assunti tra il Presidente Meli, il vice Benassai e l’artigiano, di fatto turlupinato a suon di codice civile.

La vicenda, trattata su La Nazione del 12 maggio 2012, sembra aver avuto degli incredibili strascichi (leggi epurazioni): di cui parleremo prossimamente su questi schermi.

[Alessandro Romiti]

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