FIRENZE. “Spiace constatare come una situazione che necessita di tutta l’attenzione possibile, tanto da essere uno dei temi più urgenti che le organizzazioni degli agricoltori hanno posto fin dall’inizio del mio mandato un anno fa, sia strumentalizzata da alcuni rappresentanti del mondo venatorio, che riportando numeri parziali e in alcuni casi non corretti, forniscono una interpretazione distorta della realtà, volta più ad accattivarsi le simpatie di coloro che ritengono di essere stati espropriati da una gestione monopolistica della caccia agli ungulati, che al trovare una reale soluzione al problema”. L’assessore all’agricoltura, Marco Remaschi, replica alle dichiarazioni dei vertici della Confederazione dei cacciatori toscani (Cct) sull’emergenza ungulati in Toscana.
“Già lo scorso anno – prosegue – la situazione degli ungulati in Toscana appariva compromessa e al limite della sopportazione per il mondo agricolo, professionale e no, e anche per molti cittadini che da anni segnalavano danni subiti, senza che questo fenomeno si fosse mai affrontato in modo organico su tutto il territorio regionale, con una situazione quindi ben lontana da quella ‘gioiosa armonia’ che secondo la Cct sarebbe regnata in Toscana fino ad un anno fa”.
“La verità – insiste Remaschi – è che in una materia così complessa e delicata, sia per i numeri impressionanti, ma sopratutto perché parlando di gestione della fauna, giocoforza, si devono affrontare questioni che toccano diverse sensibilità, per anni non si è riusciti ad intervenire in modo concreto ed incisivo, perpetrando un finto equilibrio che si reggeva solo sulla gestione del malcontento con l’utilizzo, nella migliore delle situazioni, del rimborso dei danni agli agricoltori come calmiere della disperazione”.
“La legge 10 del 2016 per la diminuzione del numero di ungulati in Toscana – rivendica Remaschi – è stata quindi voluta e scritta proprio allo scopo di salvaguardare le eccellenze del nostro territorio, il lavoro dei molti agricoltori che chiedono solo di poter raccogliere il frutto del proprio duro lavoro rifiutando la logica del rimborso del danno, che non solo non copre le reali perdite economiche, ma mina alla base l’intero sistema socioeconomico dei nostri territori rurali, tanto ricchi di bellezze quanto fragili e bisognosi di una continua e forte presenza umana”.
I numeri del problema
In Toscana i danni all’agricoltura sono cresciuti in modo esponenziale dal 2010 in avanti passando, con dati certificati, da 1,5 milioni di euro ai circa 3 milioni del 2015 e lo stesso è stato per gli incidenti stradali, in alcuni casi mortali, che sono arrivati a sfiorare i mille incidenti segnalati nell’ultimo anno.
Da qui la necessità di un intervento radicale, che non poteva quindi essere la mera applicazione di quanto già era previsto dalla normativa regionale, come peraltro condiviso con le organizzazioni professionali, con enti ed istituzioni.
Sempre stando ai numeri ufficiali delle 9 Atc, certamente approssimati per difetto, mentre fino al 2015 nell’intero territorio regionale si contavano circa 10 mila abbattimenti di controllo l’anno, nei primi sei mesi di applicazione della legge ungulati sono stati abbattuti circa 8 mila cinghiali, oltre a circa 3 mila caprioli, con una proiezione sui 12 mesi, quindi, decisamente migliore del passato.
Sono poi oggetto di indagine alcune situazioni estremamente particolari, che certamente fanno riflettere rispetto alla reale consistenza dei numeri forniti dal Cct, come ad esempio il caso dell’Atc di Siena per il quale il Cct stesso dichiara 5000 capi/anno abbattuti in selezione e controllo fino al 2015, che contrastano con il dato fornito dalla Polizia provinciale che invece porta a circa 900 capi abbattuti per quello stesso anno, certamente inferiori ai 2500 prelevati nello stesso territorio già nei primi sei mesi dell’applicazione della legge ungulati. Oppure il caso dell’Atc di Firenze, dove i numeri di abbattimenti di cinghiali con la caccia di selezione risultano ad oggi doppi rispetto all’anno passato.
Procedure più rapide
Certamente al di là dei numeri, i primi sei mesi di applicazione della legge 10/2016 hanno evidenziato alcune criticità che la Regione sta affrontando, ad esempio con la delibera di giunta di alcune settimane fa che ha consentito di snellire la procedura di richiesta di intervento da parte delle aziende agricole, e che vedono gli uffici regionali impegnati nel valutare l’attuazione di ulteriori modalità di intervento che garantiscano, pur nel rispetto della legge nazionale, risultati ancora migliori.
Sono infatti allo studio provvedimenti che consentiranno di coinvolgere in modo ancora maggiore tutti gli interessati, siano essi agricoltori che cacciatori singoli o squadre, in modo da raggiungere l’obiettivo comune di ritornare ad una equilibrio dell’ecosistema toscano.
“Per poter analizzare in modo rigoroso e non strumentale lo stato di attuazione della legge e condividere i futuri provvedimenti da mettere in atto – annuncia infine Remaschi – nei prossimi giorni provvederò a convocare un tavolo di coordinamento tra rappresentati del mondo agricolo, venatorio ed ambientalista che consenta di monitorare in modo serio e rigoroso la questione, evitando polemiche fuori bersaglio e inutili innalzamenti di tono e garantendo quindi il miglior risultato possibile per i cittadini toscani”.
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