FIRENZE. Si è insediato venerdì scorso, 23 settembre, il Comitato regionale di coordinamento sulla violenza di genere.
Annunciato nello scorso agosto dal presidente Enrico Rossi “per fare di più contro la violenza di genere” (era appena stata uccisa in Toscana un’ altra donna), del comitato fanno parte insieme alla Regione le rappresentanti dei centri antiviolenza, di Anci e Upi Toscana.
“Questa cabina di regia – ha detto la vicepresidente Monica Barni, con delega alle pari opportunità, che ha presieduto l’incontro con tante rappresentanti di associazioni e centri attivi per contrastare la violenza di genere e aiutare le donne in difficoltà – vuole essere uno strumento di confronto e dialogo per costruire una nuova governance rispetto al fenomeno in crescita della violenza di genere”.
“Vogliamo far dialogare i vari assessorati regionali coinvolti e chi lavora in trincea, e avere un contributo alle nostre decisioni e alla ridefinizione delle norme regionali in materia, necessarie dopo i tanti cambiamenti avvenuti e in corso, a partire dalla riforma delle province che avevano un ruolo di coordinamento territoriale. In sintesi, vogliamo costruire insieme politiche e azioni per una strategia efficace”.
“Programmare azioni congiunte su tematiche trasversali che coinvolgono più competenze con la collaborazione di interlocutori come i centri antiviolenza che sanno di cosa c’è bisogno”.
Questo il ruolo del tavolo costituito oggi, secondo l’assessore al diritto alla salute e sociale Stefania Saccardi. Nel suo saluto alle donne presenti ha ricordato l’esperienza del Codice rosa, il percorso di accoglienza nei Pronto soccorso ideato in Toscana per chi è vittima di violenza.
“Un percorso che deve però essere integrato – ha detto Saccardi – da interventi sociali di sostegno per il momento in cui si varca la soglia dell’ospedale. È quanto stiamo sperimentando nella Asl Toscana centro, con un servizio di assistenza sociale e psicologica per il “dopo”. E stiamo anche lavorando con un team di psicologi a un progetto per recuperare i maltrattanti che non sempre dal carcere escono rieducati. Certo siamo ancora in attesa della ripartizione delle risorse statali, ma siamo certi che si sbloccheranno. Intanto stiamo cercando di mettere a sistema le risorse che ci sono”.
Quello delle risorse è uno dei temi cruciali. “La Giunta, nella proposta di legge di variazione al bilancio in discussione al consiglio – ha spiegato la vicepresidente Barni – ha stanziato altri 200 mila euro per la violenza di genere, che vanno ad aggiungersi ai 200 mila già stanziati con la legge finanziaria e a 50 mila già impegnati per un accordo tra Regione e Ufficio scolastico regionale per il finanziamento della formazione ai docenti e al personale Ata sui temi del rispetto delle differenze di genere e la lotta agli stereotipi con la finalità di radicare anche tra i giovanissimi la cultura del rispetto e della parità e, nel lungo periodo, di prevenire la violenza di genere. È necessaria una rivoluzione culturale che non può che partire dalla scuola”.
La proposta regionale è di destinare la maggior parte di queste risorse ai centri antiviolenza, dando a ciascun centro una quota fissa, uguale per tutti, a cui se ne aggiungerà un’altra proporzionale rispetto al numero di nuovi accessi registrati ai Cav da parte dell’Osservatorio sociale regionale, con il quale i centri collaborano.
Tra gli altri filoni di intervento la vicepresidente ha menzionato una campagna capillare di informazione e sensibilizzazione anche attraverso i social media che faccia conoscere alle vittime l’esistenza di una rete di servizi di supporto, contattabili attraverso il numero verde nazionale 1522, e un accordo integrativo con Anci Toscana che accanto al supporto per la gestione dell’Osservatorio sociale regionale gli affidi un ruolo per il ridisegno e lo sviluppo delle reti locali interistituzionali e intersettoriali per la prevenzione ed il contrasto alla violenza di genere.
[pampaloni – toscana notizie]