«IO NON DO la colpa a me stesso quando non colpisco. Io do la colpa alla mazza e se continua, cambio la mazza. Dopo tutto, se so che non è colpa mia se non colpisco, come posso arrabbiarmi con me stesso?», il mitico Yogi Berra: aveva già capito tutto e in anticipo.
UN SEGNALE PRECISO
Che le cose possano non essere tutte rose e fiori come prevede il governo, ce lo dice un piccolo ma non trascurabile, anche se trascurato, campanello d’allarme.
L’emissione di Btp decennali di metà mese da parte del Tesoro, hanno avuto rendimenti più alti seppur di poco rispetto alla precedente emissione e questo, non accadeva da tempo.
Dall’ingresso nell’euro gli interessi sul debito pubblico italiano, cioè i rendimenti, sono scesi costantemente, facendo risparmiare allo Stato un sacco di miliardi.
Quindi contrariamente alle teorie campate in aria della disinformazione di massa, entrare nell’euro è stato un affare assai conveniente per noi.
Il non essere riusciti a farne un volano economico come è riuscito ai tedeschi, è solo ed esclusivamente un demerito nostro. Non esistono cattivi alle frontiere, Jp Morgan non ce l’ha con noi e le multinazionali non tramano per distruggerci.
Abbiamo avuto un’occasione d’oro per rimettere a posto i conti in modo indolore. Bastava contenere la spesa corrente per vivere quasi di rendita, invece, è accaduto il contrario: come vedete la spesa primaria è cresciuta costantemente sopra il Pil quando questo cresceva, e si è stabilizzata quando questo è crollato.
Abbiamo quindi bruciato tutto il beneficio dato dall’ingresso nell’euro in termini di bassi interessi da pagare sul debito pubblico (riflettete cari anti-euro, iniziate a far di conto e, se non lo sapete fare, ricominciate da capo: prima addizioni e sottrazioni, poi le tabelline e poi moltiplicazioni e divisioni. E lasciate perdere i complotti e le scie chimiche).
Così, per non cadere pesantemente faccia a terra, non è restato altro che aumentare a dismisura la tassazione (linea rossa).
IL RE NUDO
In particolare la crisi del 2008 è stata la mazzata che ha messo a nudo quanto sopra, infatti il crollo del Pil (quasi 10 punti) lascia oggi una situazione a dir poco imbarazzante: l’Italia ha oggi lo stesso Pil di 16 anni fa, una spesa primaria (cioè prima di pagare gli interessi sul debito) aumentata del 20% e una pressione fiscale cresciuta del 10% (lasciando perdere i balzelli locali).
Così, ora che ci sarebbe bisogno di un intervento di spesa pubblica massiccio e di tipo anticiclico, non abbiamo i soldi per farlo.
INTERVENTO CICLICO E ANTICICLICO
Di cosa si tratta? In breve: nei periodi di vacche grasse, quando il Pil sale e l’economia tira, bisognerebbe tagliare la spesa corrente, realizzare risparmi e mettere fieno in cascina, perché tanto ci pensano i mercati, le aziende private, a supportare redditi e investimenti necessari al sistema.
Nei periodi di crisi, viceversa, uno Stato gravato da un debito pubblico significativamente abbattuto nel periodo buono, ha le risorse per fare un intervento anticiclico, ovvero che vada a opporsi al periodo economico depresso, con investimenti mirati, di tipo infrastrutturale e di sostegno ai redditi con sgravi fiscali permanenti e universali (altro che le mance ai diciottenni per comprare formaggini Mio!).
In questo modo si rivitalizza l’economia sino a quel tanto perché possa riprendere a camminare da sola. A quel punto si torna a mettere via soldini e ad abbattere il debito.
Nonostante che con Draghi i tassi siano scesi ancora, nonostante che si siano risparmiati miliardi con il petrolio basso, in Italia il governo Renzi ha adottato invece provvedimenti prociclici, ovvero di spesa pubblica, nel momento in cui il Pil cresceva di più: una roba da manuale di orrori economici, da tesi universitaria sugli errori da non fare nella gestione economica di un Paese.
Una spesa di qualità infima, non strutturale, discrezionale, che, come tale, non è stata recepita dalla gente come stabile e spendibile.
Ora che il ciclo economico rallenta di nuovo, il Signor Rabbit persevera in spese a pioggia prive di copertura, prive di un progetto organico di medio-lungo periodo. Funzionali, come da tradizione di tutti i governi democristiano-repubblicani, al consenso elettorale.
Va detto: è un problema che parte da lontano, ma che ormai va affrontato senza indugio.
CONCLUSIONE
Ci sono fantasie e realtà. Del primo tipo fanno parte gli 80 euro in busta paga, che secondo le stime (ma chi cavolo è che fa le stime? Il babbo della Boschi?) dovevano generare una crescita del Pil pari a un mirabolante +2,5%…
Poi c’è la stima certificata da Eurostat, secondo la quale la politica monetaria di Mario Draghi ha dato all’Italia un 1% in più di Pil, senza il quale anche il 2016 si chiuderebbe in recessione.
DOMANDA MALIGNA
A questo punto dopo aver da tempo appurato che i conti pubblici stanno in piedi solo grazie al Qe di Draghi, e visto che ora viene certificato il contributo cospicuo della Bce al nostro Pil, non è che per caso… con Mario… Mario e basta… come? Sono un qualunquista? Anche peggio.
E lo vedrete domani quando si parlerà della “riforma” delle pensioni.
[Massimo Scalas – 2. Fine]
[Fonti: Ministero Economia e Finanza, La verità]
Vedi: https://www.linealibera.it/wonderland-italy-count-down-per-la-musata-1/
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