PISTOIA. Nella tarda serata di ieri la Polizia di Stato di Pistoia ha sottoposto a fermo di polizia giudiziaria il cittadino pakistano H.A. di 28 anni.
Il provvedimento è giunto alla fine di una meticolosa ed approfondita attività investigativa protrattasi in modo continuativo dalla serata dell’incendio, avvenuto nell’abitazione di una coppia di cittadini marocchini residenti a Sammommè, frazione di Pistoia.
Allo stesso, che di fronte agli indizi schiaccianti raccolti ha reso completa confessione, è stato contestato il reato di omicidio e di incendio, per aver cagionato la morte della marocchina Lamiae Chriqi, dando fuoco ad una bombola di gas che sarebbe stata prelevata dalla cucina della casa dove i due si erano intrattenuti nel pomeriggio e sarebbe stata posizionata davanti alla porta di una stanza dell’abitazione, dove la donna si era rifugiata dopo un litigio scaturito tra i due.
Il cittadino pakistano era alloggiato da circa un anno nell’albergo Arcobaleno di Sammommè, struttura che ospita un’ottantina di richiedenti asilo di varia nazionalità. In questo periodo aveva stretto amicizia con la coppia che abitava in un piccolo appartamento di fronte alla struttura.
Al fine di crearsi un alibi, era stato proprio il fermato a intervenire tra i primi soccorritori e a dare la notizia dell’incendio, che egli stesso aveva appiccato, al marito della vittima.
[squadra mobile pistoia]
PERCHÉ NON POSSO CREDERE
FORSE è profondamente scorretto intervenire, come si direbbe, a gamba tesa così dinanzi a una tragedia di questa portata.
Ma devo pur dire che, dinanzi a un fatto come questo, tutta l’architettura su Dio, se già prima vacillava come le case di Amatrice nella notte del terremoto, ora è a terra: anzi, in polvere.
Come fa un buon padre, sia quello cristiano che quello musulmano o ebraico o di qualsiasi altro segno e regno, a volere o a non impedire che i suoi figli, che la cultura religiosa tripartita indica come fatti e nati a sua immagine somiglianza, possano fare una fine come quella di Lamiae?
Credo quia absurdum, asseriva San Tommaso. Ma l’absurdum non è per una mente logica come la mia; e io non credo.
Non credo che un Dio – sia quello che sia – potrebbe mai voler permettere che una giovane venisse da tanto lontano per finire così: passando dalla speranza di una vita migliore al nulla eterno e disperato di un rogo.
Non credo quia absurdum. Perché per me non è possibile che alcuni soffrano per un fiore reciso e che altri inneggino alla guerra santa o a una cultura che, così feroce da bruciare un essere umano prima ancora che una donna, deve essere tenuta assolutamente alla larga perfino dal qualunquismo superficiale di questo nostro sciagurato Paese di Quaquaraquà.
Edoardo Bianchini