ACQUA, UNA SENTENZA SECONDO LA LEGGE (DEL MERCATO)

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PISTOIA. Grande spazio sulla stampa locale alla sentenza di un Giudice di Pace di Pistoia che “ha dato ragione” a Publiacqua, ricorrente in giudizio contro un “obbediente civile” che, insieme ad altre centinaia, decurta dal pagamento della bolletta dell’acqua la quota di “adeguata remunerazione”, abrogata dal referendum del 2011.

Certo, cosa mai saranno 27 milioni di cittadini che hanno voluto cancellare il profitto dalla gestione dell’acqua? Niente al cospetto di un’azienda idrica, la più grande della Toscana. Niente al cospetto di interessi enormi sul bene comune per eccellenza. Interessi difesi a spada tratta dai gestori privati e dalla maggioranza della politica, asservita ai poteri economico-finanziari.

5 anni fa si trattava di aver modificato una legge nazionale, emanata dal Parlamento, attraverso una forte e decisa volontà popolare. Oggi si tratta del parere di un Giudice di Pace che non si è scandalizzato allora né poi per il mancato rispetto della legge, ma si adopera adesso per dare valore alle competenze sul servizio idrico di entità puramente amministrative come Autorità regionali (Ait) e nazionali (Aeegsi), a cui si è affidato dopo i referendum il compito di ristabilire chi può spadroneggiare sull’acqua.

Il giudice pistoiese ignora che sulla questione dell’adeguata remunerazione penda ancora la decisione del Consiglio di Stato. Mentre non ignora la sentenza del Tar Lombardia, avversa ai Comitati. Conosce bene quella sentenza e ne copia la motivazione di fondo, poiché si schiera a favore dei gestori per proclamare la rilevanza economica dell’acqua. A favore cioè di chi vuole guadagnare il massimo possibile dalla gestione del servizio idrico!

Povera Publiacqua che da anni non investe quanto programmato e cerca di nascondere che i soldi riscossi dai cittadini, proprio per quegli investimenti mai realizzati, sono finiti in tasca a chi possiede le azioni di Acea, realizzando utili milionari.

Povera Publiacqua, le cui reti colabrodo arrivano a perdere il 50% dell’acqua erogata, ma se la fa pagare tutta quanta.

Povera Publiacqua, costretta a distribuire un’acqua di pessima qualità, e però impegnata da tempo a inaugurare fontanelli, addirittura con acqua frizzante, immancabilmente a spese dei cittadini.

Povera Publiacqua incapace di assicurare una depurazione efficace, per cui è intervenuta la Regione Toscana facendo sì che i gestori abbiano altri 6 anni per continuare ad inquinare, e se alla fine i lavori necessari non saranno terminati non verranno puniti.

Povera Publiacqua che per anni ha riscosso, anche a Pistoia e provincia, la depurazione da utenti che non ne usufruivano e non ha neppure restituito le somme indebitamente intascate, continuando anzi in tanti casi a reiterare impunemente la riscossione.

E allora sì, bisogna bastonare quegli sfrontati che non chinano la testa insistendo a dire che la quota di profitto grava ancora sulla tariffa, e per questo la decurtano dalla bolletta.

Bisogna bastonare tutti quei cittadini che hanno sperato e di più inteso sottrarre l’acqua alle speculazioni e agli sfruttamenti del mercato.

Bisogna bastonare chi ancora crede nella democrazia e nella giustizia, nella condivisione e nella solidarietà. Anzi, più esattamente, bisogna bastonare proprio quei principi, insieme a chi li rispetta.

[forum toscano movimenti per l’acqua]

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2 thoughts on “ACQUA, UNA SENTENZA SECONDO LA LEGGE (DEL MERCATO)

  1. Dai, ma di cosa ci lamentiamo, i tubi in amianto c’è “il progetto” di sostituirli e l’acqua l’ hanno aumentata solo del 4% e non del 7. Dobbiamo chinare la testa e dire grazie. Pagare…e zitti.

  2. La storia della magistratura italiana brilla per sentenze imbarazzanti per non dire di peggio.
    Il Giudice di Pace in questione copiando pari pari la sentenza del TAR della Lombardia tutto pro-mercato e senza entrare nel merito delle osservazioni posta dal Comitato dell’acqua (forse non ne era capace?) ha confermato che la legge del più forte (i quattrini di Publiacqua) ha l’ultima parola.
    Sentenza vergognosa!

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