PISTOIA. I promotori di “Città Insieme” lo hanno scandito chiaramente, lo scorso giovedì: questa sorta di comitato dei comitati è uno strumento per cambiare e innovare la politica locale. Non ci sono colori o ideologie se non quella del buon senso e dell’ascolto.
Non conta se questo neo costituito laboratorio politico diventerà una lista civica: conta raggiungere risultati concreti sul piano della qualità della vita.
Le scelte fondamentali che riguardano i cittadini, negli ultimi quindici anni come minimo, sono state prese da enti in cui l’amministrazione e il consiglio comunale non hanno saputo o, peggio ancora, non hanno voluto incidere.
Basti pensare a Publiacqua: un monopolio fuori controllo, che divide decine di milioni di euro di utili trai soci ma tiene le tariffe più alte d’Italia, un’acquedotto colabrodo e con presenza di amianto. Non un amministratore che abbia provato a fermare questa situazione.
Idem con Publiamente, che presto si fonderà per incorporazione con le altre aziende dei rifiuti in un unico gestore della Toscana centrale, Alia. Senza che a Pistoia si siano ancora centrati gli obiettivi di riduzione dei rifiuti e di avvio al riciclo di raccolte differenziate, cioè di green economy. Ma su questo punto Comune e azienda si rimpallano la responsabilità.
Tanti comitati con istanze specifiche, è vero, ma molti punti in comune: ad esempio la sicurezza.
Nel dicembre 2015 venne firmato un patto per la sicurezza tra Prefetto e Sindaco (vedi: Pistoia sicura. Firmato l’accordo Sindaco-Prefetto) che, a quanto sembra, non è mai entrato in funzione e si è rivelato un semplice slogan.
Se il Prefetto o il Sindaco la pensano diversamente mostrino pure un monitoraggio dettagliato di questo primo anno della task force.
Del resto in centro, nelle periferie e nelle frazioni, continuano ad essere sistematicamente ignorate le richieste di sicurezza da parte dei contribuenti che pagano le tasse per avere un servizio degno di questo nome. È giusto e normale ciò?
Città Insieme nasce all’insegna della sinergia tra soggetti diversi, perché è proprio il perseguimento di obiettivi comuni da parte di organismi eterogenei che fa la forza.
Basti l’esempio del centro, dove è assurdo contrapporre gli interessi dei residenti a quelli degli esercenti: l’interesse comune è che l’amministrazione faccia rispettare le regole della civile convivenza e del decoro.
[Lorenzo Cristofani]