PISTOIA. Non può non saltare all’occhio l’originale presepe allestito nella chiesa di Vicofaro da don Biancalani, coadiuvato dai clandestini che egli ha accolto da ormai svariati mesi nei locali della parrocchia.
È composto dalle statuette di Gesù, Giuseppe e la Madonna dentro un canotto di plastica, poggiato su un telo blu raffigurante il mare, le cui onde sono formate da parole bianche come “povertà” e “dittatura”.
Ci ricorda la discutibile opera d’arte moderna che ha “addobbato” le finestre di Palazzo Strozzi, ovvero dei gommoni arancioni che gli facevano da cornice, per rendere gli animi dei fiorentini più sensibili al problema dell’immigrazione.
Ma nel nostro caso, per quanto riguarda la parrocchia di Vicofaro, abbiamo potuto chiedere spiegazioni direttamente all’artefice del presepe: don Massimo Biancalani.
Il fine è esattamente il solito: raccontare durante il periodo natalizio, che ricorda la nascita di Gesù Cristo, la traversata in mare che i ragazzi accolti da don Biancalani hanno affrontato. A detta di quest’ultimo, la storia del Dio che si fa uomo è esempio di vita umile, per non dir povera, quindi lontana dai beni materiali.
Il parroco ribadisce ciò che già affermò in una precedente intervista: queste ondate migratorie non possono essere arrestate, dunque l’unica cosa da fare è rimboccarsi le maniche e spalancare le porte a chi voglia stabilirsi in Italia. I numeri degli sbarchi, a suo parere, non sono preoccupanti, anzi, dovremmo prendere esempio da altri Paesi europei che ne hanno accolti assai di più.
Non avendo specificato a quale nazione faccia riferimento, suggeriamo noi la Germania, che accolse un anno fa quasi un milione di siriani. Nessun altro Paese si è prodigato nell’accoglienza, piuttosto si sono impegnati in opere di respingimento di massa.
E del nuovo governo che stringe accordi bilaterali con la Libia per fermare le partenze dei clandestini, dunque sceglie la strada della non-accoglienza indiscriminata, cosa ne pensa don Massimo? Pur rimanendo col solito tono pacato, si schiera nettamente contro questo tipo di politica. Ci ripete che queste persone hanno il diritto di fuggire da condizioni di disagio e noi abbiamo il dovere di accoglierli.
Ma il modello toscano, che si basa sull’accoglienza diffusa, mostra molte lacune. Prima fra tutte è lascarsa sicurezza in cui piomba il luogo dove vengono parcheggiati i clandestini di turno. E se commettono reati di qualsiasi tipo, le autorità si limitano a spostarli in un altro luogo, come documentato lunedì sera in tv a Dalla vostra parte.
Per ultimo, ma non per importanza, don Massimo ci dice con certezza che, pur essendo possibile che qualche “mela marcia” si imbarchi per approdare qui, si tratta di casi sporadici che non devono far venir meno il nostro dovere di aiutare il prossimo.
L’ultima mela marcia, che più correttamente andrebbe forse chiamata “terrorista islamico”, era quella della strage di Berlino. Scorrazzò liberamente tra Italia e Germania fin quando non decise di fare il proprio dovere. Ringraziandoci tutti per la calorosa accoglienza.
P.S. – Gesù Cristo, però, nacque in una mangiatoia scaldato dal fiato del bue e dell’asinello, ma solo perché gli albergatori di allora gli negarono accoglienza, non di certo per la povertà dei genitori.
Il cristianesimo impone di aiutare i più deboli, ma non di essere tutti più poveri. E a noi, l’ottavo dei dieci comandamenti, impone di non dire falsa testimonianza…
[Lorenzo Zuppini]