PIÙ O MENO è andata così
Ci hanno provato, ma noi siamo tornati, ci saremo in campagna elettorale, con buona pace dei mattoncini Lego e dei feudatari abituati a fare il comodo loro.
E vigileremo, vigileremo sugli appalti a Pistoia. Perché? Perché sì è meglio che no.
In ogni caso continueremo a cantare fuori dal coro.
Perché? Perché è divertente e perché un po’ di sana concorrenza non può fare altro che bene a certi fogli stampati.
E iniziamo.
MA CHI SE NE FREGA
Mentre eravamo fuori casa c’è stato lo psicodramma del congresso Pd. Un congresso in cui abbiamo inutilmente atteso che lor signorotti dicessero serenamente del perché, visto che governano da 5 anni e in particolare dagli ultimi 3, noi siamo, come attesta la Commissione Europea, gli ultimi, proprio ultimi, tra i 28 dell’Ue, per crescita.
Perché lo spread ormai è da allarme rosso, perché pur aumentando il debito pubblico di 120 miliardi negli ultimi 2 anni e mezzo, abbiamo ancora un’economia sostanzialmente ferma e una disoccupazione di 3 punti superiore alla media Ue.
Ci aspettavamo questo da questi inutili, arroganti, signori: invece no, non gliene importa niente, dell’Italia e degli italiani.
Loro invece, visto che a causa del disastro scaturito dal referendum, ora siamo tornati al proporzionale puro, sono tutti tesi a separarsi, dividersi, tra urla e lacrime di coccodrillo ad uso Tv, in modo tale da garantirsi, con i loro partitini nani da 3% cadauno, la loro poltrona nel prossimo parlamento (perchè i D’Alema e i Bersani mica li ricandida il Matteo).
Tanto si sa, ormai lo sanno anche i ciuchi, che la colpa di tutto è della Germania.
ANCORA MITI E LEGGENDE PER BABBEI
Passa il tempo e l’Italia continua ad essere il Paese dei maghi e dei tarocchi. Un popolo di creduloni, cui non interessa sapere ma solo credere, obbedire e combattere guerre immaginarie. Le due preferite, finiti gli anni dello sdegno da bunga-bunga, sono quella all’Euro e alla Germania, che servno ai politici per evitare di essere presi a pedate nel sedere.
Ora si dà il caso che nel Winter 2017 Economic Forecast, pubblicaro dalla Commissione Ue, si certifica che nell’area Ue, continua da ormai 15, proprio 15 trimestri, l’espansione, la crescita economica.
Opperbacco! Ma questo fa a pugni con le favole italiche! Opperbacco! Ma sta’ a vedere che non è vero che l’euro ha portato pestilenze, morti e dolore ovunque un po’!
In particolare il rapporto spiega che nel 2017 tutti i Paesi Ue, tutti insieme, cresceranno e, questo non accadeva da un decennio.
L’inflazione è vista in prossimità della soglia del 2% (occhio che al 2% la Bce ha raggiunto l’obiettivo e fine del Qe…fine della cuccagna).
Gli investimenti sono in crescita, l’occupazione aumenta mentre la disoccupazione flette, così come deficit e debito pubblico.
Bene, direte voi: bene per gli altri, perché ogni famiglia ha la sua pecora nera. Indovinate chi? Perché questa è la media. Entro questo numero ci sono Paesi che fanno peggio. Uno, in particolare: noi.
L’Italia infatti è l’unico Paese che cresce nel 2016 meno dell’1%, che dovrebbe essere superato quest’anno e l’anno prossimo per effetto di una ripresa globale in atto.
La Commissione individua nella crescita continua, sia quest’anno che il prossimo, del nostro disavanzo pubblico, il principale freno all’economia.
Il rapporto debito-Pil non flette nell’arco del periodo di previsione, restando poco sopra il 133%. Inoltre, l’Italia non avrà alcun riassorbimento sostanziale di disoccupazione. In pratica continuiamo a fare le cicale senza per altro ottenere alcun risultato significativo sul fronte occupazionale: restiamo a galla solo in virtù dei noti meriti di Draghi e del trascinamento di chi invece viaggia a pieno regime.
DOMANDA FACILE FACILE
Cosa accade se il rapporto deficit/pil non scende durante un periodo di crescita? Cosa accadrà in caso di nuovo rallentamento mondiale? O se lo spread dovesse risalire, ad esempio, perché la Bce procede all’uscita dal Qe?
MA C’È DELL’ALTRO
Leggendo il rapporto vediamo che il costo del lavoro è atteso in forte salita il prossimo anno.
Il motivo è che dal primo gennaio 2018 verranno meno i sussidi temporanei legati al Jobs Act. Finito il periodo “sperimentale”, non sostituito da interventi permanenti (per carità! Non sia mai detto che in Italia ci sia qualcosa di men che arrabattato!) si torna al solito brodo.
Cose che accadono quando si vive di slides e favole. La conseguenza però sarà drammatica e ve la spiegheranno i tanti lavoratori assunti col Jobs Act e licenziati per costo eccessivo a partire dal 2018.
CONCLUSIONE
Il Signor Renzi avrebbe avuto sufficiente materiale per impostare un congresso che servisse al Paese e non a lui, idem la cosidetta minoranza.
Avrebbe di che meditare su come i suoi interventi “strutturali” non abbiano influito sulla la nostra capacità di crescita, che, lo so, è difficile da credere, deriva dalla crescita della forza lavoro e del numero di ore lavorate, da quella della produttività, che a sua volta deriva dagli investimenti in capitale (vero, e non quello trovato dai soliti De Benedetti a caso, nelle tasche altrui) e dalle condizioni offerte dal Paese nel suo insieme (insieme delle istituzioni e pubblica amministrazione, la giustizia… per esempio).
Invece sono stati 3 anni di nuovo debito, di riforme pasticciate che hanno creato più difficoltà di quante ne abbiano risolte. Che hanno posto le basi per quelle molto più grandi che ci attendono appena i benefit dati dalla Bce con il Qe termineranno.
Gli interessi sul debito crollati sotto zero sono stati usati dai nostri pseudo amministratori per fare spesa aggiuntiva della peggior specie: mance, finte riforme e nuove tasse presentate in modo intellettualmente disonesto, come “calo delle tasse”.
Ma i nodi arrivano al pettine: ora ci aspettano i grillini con le loro scorciatoie semplicistiche. Andremo a sbattere, e ce lo saremo meritato, perché siamo un popolo da San Remo.
[Massimo Scalas]
[Fonti: Commissione Ue]