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IL MONDO è pieno di problemi, come sempre. Come sempre i politici aspettano il dopo-elezioni per affrontarli.
Il fatto è che le elezioni ci sono sempre da qualche parte…
LE ELEZIONI OLANDESI
Si sono caricate di attese sopra le righe: tutti hanno paura di Wilders, un incrocio tra il cugino di Marine Le Pen e l’aiutante di Babbo Natale.
E ci si è messo pure quel democratico di Erdoğan che con i suoi insulti gratuiti: a scopo di compattamento interno è intervenuto pesantemente nella campagna elettorale olandese, convincendo tutti, ma proprio tutti, delle ottime ragioni per cui la Turchia non dovrà mai, ma proprio mai entrare nell’Ue e del perché i nativi turchi vadano, possibilmente, rimandati a casa insieme a tutti i musulmani.
I risultati sono stati perfettamente logici e razionali in un Paese che, dopo aver fatto le riforme necessarie, oggi ha un’economia in netta crescita e una qualità di vita, in materia di servizi e strutture, che noi possiamo solo sognare: Rutte e i liberali hanno vinto, Wilders non sembra in grado di andare oltre una soglia ben definita.
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A conferma che i movimenti anti euro non avendo ricette economiche alternative (come abbiamo già visto in Inghilterra con la Brexit che da quasi un anno sembra un entità metafisica) più che vendere fumo non sanno fare e quindi, appare quanto mai chiaro che possono crescere solo puntando sulla paura per gli immigrati e/o come da noi, sul malgoverno e sulla corruzione della classe politica al potere, che sia chiaro, merita la cacciata a furor di popolo.
Intanto Rutte ha vinto di misura e ora vediamo, in un sistema a proporzionale puro, quanto impiegano a fare un governo.
Vedremo: intanto l’euro, complice la Fed e i risultati olandesi, ha messo a segno un bel recupero sul dollaro.
LA FED ALZA I TASSI
Come previsto anche dai sassi, Janet Yellen, governatrice della Banca Centrale Americana (Federal Reserve, Fed per gli amici) ha alzato di un quarto di punto il tasso principale di riferimento del dollaro.
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Dopo gli anni del tasso a zero ora siamo all’1%. La maggior parte degli analisti si attendeva un dollaro sulla Luna dopo l’annuncio. Cosa che non è avvenuta perché i mercati come spesso accade vendono la notizia e acquistano il fatto, o viceversa.
Ovvero, nelle scorse settimane, quando appariva chiaro l’intento della Yellen di alzare nuovamente i tassi, i mercati avevano venduto euro e acquistato dollari.
Ora che la decisione si è concretizzata, ci sono state le prese di profitto. In tal senso le elezioni olandesi hanno aggiunto fieno nella cascina dell’euro.
Un’ulteriore spiegazione dell’indebolimento del dollaro viene dalla conferenza stampa della Yellen, la quale ha detto che l’idea sarebbe quella di procedere ad altri tre rialzi dei tassi quest’anno (io ci credo poco) e che, come sempre, tutto dipenderà dai dati economici.
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L’inflazione sale e siamo ormai al 2%, l’economia va bene, ma per aumentare i salari occorre aumentare ancora la produttività, le persone sono più tranquille e fiduciose nel futuro: amen.
Insomma la governatrice ha espresso ottimismo, ma un cauto ottimismo, in cui traspare evidentemente l’atteggiamento del board Fed, che non ha alcuna fretta di procedere ad ulteriori rialzi dei tassi e si sente tranquillo di poter valutare con calma i dati economici che arriveranno nei prossimi mesi.
Quindi niente linea dura, ma atteggiamento accomodante, cosa che i mercati hanno gradito chiudendo in guadagno.
CONCLUSIONE
I rendimenti dei Treasures (titoli di stato decennali) americani continuano a scendere e questo mi fa pensare che ci aspetta un periodo di indebolimento del dollaro, proprio come voleva Trump: la Yellen è riuscita a salvare, con una conferenza stampa accorta, la capra dell’inflazione da tenere sotto controllo e i cavoli (che potevano essere amari) delle esigenze di Trump, che ha bisogno di un dollaro debole per avviare la sua (futura) rivoluzione fiscale.
E questo piace ai mercati.
[Massimo Scalas]