PISTOIA. Il 30 aprile è la data del Congresso del Partito Democratico e già da un po’ di tempo è attivo il comitato “Pistoia per Michele Emiliano”, qui la pagina facebook.
L’ex magistrato antimafia e attuale presidente della regione Puglia è considerato ‘il grillino del Pd’ e ha lanciato la sfida all’establishment di un partito uscito con le ossa rotte dal treno in faccia del 4 dicembre.
Abbiamo parlato con Silvia Marengo, coordinatrice del gruppo pistoiese a sostegno della sua mozione congressuale.
«Diciamo che mi diverto a tenere la bandiera: sui circa 3500 iscritti al Pd della provincia di Pistoia, nessun segretario mi ha segnalato eventuali simpatizzanti o interessati a sostenere la candidatura di Emiliano. Siamo in pochi, tutti del circolo di Bonelle» racconta la Marengo, a riprova che a Pistoia, come inevitabile e prevedibile, il dibattito politico si riduce solo a spartizione di potere all’interno dell’apparato.
In quest’ottica la presunta contrapposizione Renzi-Orlando serve giusto come pretesto per dividersi i posti e rimanere nella logica dell’allineati e coperti. Tuttavia la Marengo non si arrende e lancia un appello ai simpatizzanti ed elettori Pd: «Sottolineo l’importanza della leva congressuale per riportare la democrazia nel partito. Michele Emiliano è il cavallo di battaglia per parlare ai giovani e riportare la politica a parlare di lavoro e di un riformismo trascurato in questi ultimi anni».
Lo stesso candidato segretario ha iniziato a sparare dure frecciate alla diligenza, rilanciando la questione morale e ricordando che le vicende dell’appalto Consip, in cui amici e parenti dell’ex premier non hanno spiegato il loro interesse e in cui tutti sono rimasti al loro posto, altrove avrebbero determinato la caduta del governo (vedi qui).
«Credo che sarà un boomerang per l’establishment essersi diviso tra Renzi e Orlando» prosegue la Marengo, «con Emiliano segretario la base degli iscritti può riprendersi quel Pd ormai percepito dagli elettori come partito dei privilegiati, di chi ha il posto fisso e comunque di una generazione sistemata».
Non a caso anche D’Alema, per sottolineare la divisione tra partito ed elettorato, ha bollato l’attuale Pd come “partito dei pensionati” e non è una stranezza che Emiliano vada all’attacco sui fronti che più hanno creato divisioni: la “buona scuola” (che l’ex sindaco di Bari è pronto ad azzerare), la decontribuzione effimera per i neoassunti del jobs act e il fallimento delle misure di welfare.
Per non parlare della Costituzione (“attuiamola invece di provare a cambiarla per sottrarre potere al popolo”). La mozione di Emiliano propone inoltre di valorizzare per davvero il merito, svilito dalla gestione padronale del partito come evidenziato anche nelle recenti nomine di Gentiloni che continuano a riproporre il criterio della fedeltà o amicizia al capo come parametro di selezione dei curricula.
«Sono in contatto con il coordinamento regionale a sostegno di Emiliano – conclude Marengo – in particolare con Paolo Bambagioni e Susanna Agostini. Cercherò di presidiare più congressi di circolo possibile, anche con l’aiuto degli amici fiorentini, per poter così aiutare il partito al necessario e non più prorogabile cambiamento».
In effetti negli ultimi vent’anni di Partito Democratico e precedenti l’Italia è cresciuta solo per disoccupazione, pressione fiscale e debito pubblico: tutti gli altri paesi europei tranne Grecia e Portogallo, numeri oggettivi alla mano, hanno registrato progressi e sviluppo economico nello stesso arco temporale.
Non è dunque strano se una certa voglia di totale cambiamento della classe politica e dirigente, sempre la stessa o con “i nuovi” addirittura peggiori dei “vecchi”, inizia a farsi strada anche nel Pd.
[Lorenzo Cristofani]