fusioni. LA CGIL SUL “COMUNONE” DI BERTINELLI

Andrea Brachi, Cgil

PISTOIA. Notiamo con piacere che è ripreso il dibattito sulla possibilità di fusione fra Comuni nella nostra Provincia. In alcuni casi con più forza, vedi il Sindaco di Pistoia che ipotizza un unico Comune “da Serravalle alla montagna”.

Ci pare una proposta coraggiosa e condivisibile da valutare nei tempi di realizzazione perché è indispensabile l’avvio di un percorso di partecipazione delle comunità coinvolte.

Noi sosteniamo questa scelta. Lo avevamo detto e scritto già dal luglio del 2004. Proponemmo allora che in Provincia di Pistoia ci fossero sei Comuni: tre in Valdinievole, uno in Montagna, uno nella Piana ed il Comune Capoluogo.

Tutto questo, è bene ricordarlo, rientrava e rientra in una più ampia riforma delle Pubbliche Amministrazioni (dibattito ormai ventennale), sempre annunciata e mai portata a compimento (se si escludono solo parziali interventi, mossi più dalla demagogia e dalla voglia di parlare alla “pancia delle gente” che da una visone completa ed innovativa di una vera riforma della “macchina pubblica”).

Riteniamo che, in virtù dell’evolversi dell’organizzazione del lavoro, dei bisogni dei cittadini e dei problemi dei bilanci degli enti locali, questa attuale “frammentazione” sia un ostacolo da superare, un modello organizzativo e partecipativo non più corrispondente alle esigenze del nostro tempo.

Alcune considerazioni non sono confutabili:

  1. la stragrande maggioranza degli attuali enti non supera i 10.000 abitanti; cifra che è paragonabile ad una circoscrizione del comune capoluogo; stessa cosa vale per l’estensione del territorio. Questa frammentazione accresce i costi di gestione dei servizi, scaricando sui cittadini, sulle famiglie, sui giovani e sui pensionati la mancata conduzione di azioni congiunte utili ad evitare gli aumenti di imposte locali o, addirittura, la scomparsa di alcuni servizi;
  2. Comuni più grandi permetterebbero una gestione del territorio più omogenea, con una visione dello sviluppo economico, ambientale, urbanistico, turistico, ecc. che nasce da un’unica volontà politica. Ripercussioni positive si avrebbero anche sulla professionalità dei “dirigenti” e di tutto il personale del comparto Autonomie Locali;
  3. la gestione e la realizzazione delle nuove e più forti volontà politiche avrebbe senza dubbio una ricaduta positiva anche per le aziende e aiuterebbe il confronto con gli altri enti pubblici a partire dalla Regione. Riusciremmo finalmente ad avere un unico regolamento di polizia locale, di piano regolatore, un’unica politica sul sociale, sull’infanzia, sullo sviluppo economico del territorio, sulla cultura, sulle tariffe, sul turismo e così via.
  4. le difficoltà di bilancio degli enti locali costringono, soprattutto i piccoli comuni, a non potere programmare nuovi interventi e, ancor peggio, a non mantenere l’attuale qualità e quantità dei servizi resi ai cittadini;
  5. l’accorpamento porterà infine un risparmio economico di non poca entità. Con una diminuzione dei costi e con contributi consistenti da parte della Regione Toscana e dello Stato.
  6. Pertanto la fusione (e non altre strade già sperimentate come l’Unione dei Comuni o i servizi associati che hanno dimostrato la loro inadeguatezza ) è la strada obbligata che deve essere intrapresa. Soprattutto perché permetterà maggiori efficacia ed efficienza della pubblica amministrazione a favore dei cittadini.

Andrea Brachi – Cgil Pistoia

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