PISTOIA. Sono molti in questi giorni gli articoli che riguardano le prossime amministrative.
Fra tutte, quelle del Comune di Pistoia destano ovviamente la maggiore attenzione e non solo perché riguardano l’istituzione più importante della nostra provincia.
Ma la caratteristica principale che ha connotato la gestione di questi cinque anni di governo, si può riassumere in una parola sola: inutilità.
Sì, perché questo ultimo mandato è passato senza capire come.
Quali scelte politiche concrete sono state prese? Quale indirizzo si è voluto dare alla città?
Ogni tanto una polemica, tanto per capire che non ci fosse soltanto un commissario per la gestione ordinaria e sufficiente, però, a far tornare sui suoi passi l’amministrazione. Ma niente di più.
Una squallida conduzione ragionieristica, priva di spessore e lungimirante visione politica e buona solo ad ottenere a fine mandato due risultatini da sbandierare seppur ampiamente criticabili.
Un risanamento di bilancio, che poi si scopre ottenuto grazie alla rinegoziazione dei mutui, e l’etichetta di Capitale della Cultura italiana 2017.
Non c’è che dire, un bel carnet di risultati. Peccato che il risanamento, oltre sui mutui citati, si è basato sulla mancanza d’interventi sulla città ed ai cittadini.
Le strade sono sotto gli occhi di tutti, i giardini idem, gli impianti sportivi non ne parliamo, le periferie sono ancora più lontane, gli esercizi commerciali sono stati fatti chiudere addirittura dall’incapacità di una burocrazia locale marmorea, per i rifiuti siamo a percentuali di differenziata ridicole ed ogni giorno si scopre una discarica abusiva, ci sono strutture abbandonate al degrado più completo, non una barriera architettonica abbattuta in cinque anni… e potrei continuare a scrivere ancora per molto.
Quindi un mero bilancio economico a discapito di un bilancio sociale che dovrebbe essere invece il fulcro di una amministrazione che sceglie i cittadini e non solo il portafoglio.
Mentre per quanto riguarda la “capitale della cultura”, basta dire che ho visto mettere dei cartelli d’informazione fino all’altro giorno.
Ma come? Ora? Nemmeno un opportunità costruita “politicamente” si riesce a sfruttarla in modo decente ed appropriato.
D’altro canto un sindaco non è esente dal partito da cui proviene. E il Pd sta dimostrando in questa occasione tutta la sua ambiguità politica.
A contrapposizione del Bertinelli è tornato in auge il Bartoli. Un dirigente del Pd, appoggiato da esponenti del Pd, che crea una lista contro l’attuale sindaco del Pd, votato all’unanimità dal Pd. Achille Campanile avrebbe potuto scrivere un’opera teatrale su tutto ciò.
Nond0meno, i partitini satellite che orbitano intorno al Pd sono disposti a giustificare tutto, con ginnastiche retoriche, pur di raccogliere briciole di consenso e rappresentanza.
Ma ciò che mi rende ancor più perplesso è l’eventuale “rinnovamento che avanza”.
Ancora fattivamente da nascere, il movimento “Articolo Uno Mdp” dopo aver preso le distanze da questo Pd e quindi alimentato anche eventuali speranze a sinistra, spreca il suo fruttuoso silenzio dichiarando il proprio appoggio ai sindaci di Pistoia, Lucca e, forse, Carrara (il “forse” poi è tutto un programma).
Comprendo che la diatriba interna al Pd, in caso di sconfitta da parte di questi sindaci, potrebbe portare ad un travaso di sostenitori.
Ma la miopia politica sta proprio nel non vedere oltre l’interno di quell’unico partito, relegandosi a scissioni ameboidi con le quali si va poco lontano e porta unicamente alla “dipendenza da Pd”.
Avrei preferito un respiro più lungo ed un carattere più deciso.
Perché, come dicevo nel titolo, per cambiare davvero ci vuole coraggio e coerenza.
Michele Parronchi