LIMESTRE. Parlare di presentazione di libri agli ormai innumerevoli eventi organizzati dall’architetto Roberto Prioreschi per i volumi della collana Campo Tizzoro antologia dei 100 anni da lui curati è estremamente riduttivo.
I libri con le migliaia di foto raccolte sono macchine del tempo iconografiche, che nelle presentazioni, diventano occasioni per parlare della Montagna Pistoiese tout court e in maniera completa : nessun aspetto viene dimenticato e filmati, immagini, poesie, stornelli popolari, letteratura, architettura, canzoni e musica si alternano e si fondono in un tutt’uno.
La Montagna è questa e tutto questo, dice implicitamente Prioreschi, con un territorio che ha dato e che potrebbe dare nuovamente, basterebbe poco riscoprendo la riserva aurea ancora intatta.
Una carrellata di nostalgia, con il ricordo e il rimpianto-rimorso di non avere più “La Fap”, il trenino che da Pracchia arrivava fino a Mammiano in poco più di un’ora percorrendo 17 Km immerso in castagneti e attraversando piccoli e incantevoli borghi.
La Fap non c’è più causa scelte politiche e amministrative, viste è vero con il senno di poi e di oggi, sciagurate, ma comunque, anche per l’epoca, miopi e chiuse su se stesse senza nessuna apertura al futuro.
La chiusura della linea e il suo rapido smantellamento, troppo rapido e sospetto, sono avvenuti in maniera illegittima violando palesemente le leggi in vigore che disponevano la chiusura delle linee ferroviarie minori solo con l’emanazione di una legge specifica, mai approvata..
La storia di questo gioiello di ingegneria meccanica e architettura costruttiva è stato raccontato, ieri 8 aprile, al folto pubblico che per oltre 3 ore e mezzo ha assistito allo “spettacolo” nel Teatro della Dynamo Camp di Limestre, da Andrea Ottanelli, dottore in storia economica e redattore insieme a Maria Teresa Tosi dell’Inventario dell’Archivio storico della Ferrovia Alto Pistoiese e da Franco Tuci, ultimo presidente e liquidatore della società Ferrovia Alto Pistoiese.
Gli ingredienti dello “spettacolo”, sono ormai collaudati, rodati e miscelati sapientemente per non annoiare, per tenere desta l’attenzione del pubblico, imprimere concetti e radicare la consapevolezza delle potenzialità inespresse del territorio.
E così dopo il filmato di apertura con il simbolico “rogo” riservato alle eresie atto a cancellare la memoria
sul palco del teatro si sono alternati: la Corale Santa Barbara di Campo Tizzoro, che ha cantato un eloquente Fin che la barca va, il Gruppo Bandistico Appennino Pistoiese, che ha intonato La Leopolda in onore del Granduca di Toscana costruttore della “Strada” e i più fidi collaboratori dell’architetto: il giornalista Sauro Romagnani nelle veste di presentatore-metronomo per scandire tempo e ritmo, la Professoressa Giovanna Agazzi e Daniela Fratoni, con la lettura di alcuni brani e poesie.
Poi spazio agli aneddoti, piccoli cammei di momenti di vita quasi fiabeschi srotolati sui binari, nelle carrozze e nelle stazioni della linea che fu.
Gli scolari troppo chiassosi con scherzi alla “Pierino” costretti a scendere dai vagoni dal capo treno esasperato e che rimontavano al volo sull’altra carrozza.
O il capo stazione di Gavinana che tra un fischio e un moccolo rincorreva giù per i campi il treno fatto ripartire troppo in fretta mentre quello proveniente da San Marcello era già in viaggio in direzione opposta.
Ricordate anche le tantissime maestranze che materialmente hanno realizzato un opera “ciclopica” realizzata con passione amorevole fin nei minimi particolari costruttivi della maniglia o nei battenti delle porte che ancora oggi sono sui portoni degli edifici della ex-Fap.
Vita. Intorno al treno, al piccolo treno che lentamente si spostava salendo e scendendo i declivi di due valli, c’era vita, allegria e voglia di fare. Una vita rilassata quasi spensierata di una comunità uscita dall’incubo della guerra e artefice della propria rinascita, regolata dal suono delle campane e dal fischio del trenino.
Immagini anche di una villeggiatura di altri tempi con le carrozze trainate da i cavalli in attesa nel piazzale di Pracchia dell’arrivo dei “villeggianti”.
Che bello sarebbe riavere il treno in montagna, impossibile però oggi solo pensarlo per i costi troppo elevati da sostenere in un momento di crisi.
Al rimpianto e al pentimento di quanto perso per il timore di quello che può venire (François de La Rochefoucauld) si unisce il rimorso per le occasioni perdute nel recente passato, con il progetto esecutivo del 1988 di una strada ferrata fino al passo dell’Abetone, ma rimasto, per la freddezza degli amministratori di allora e per lo scandalo delle lenzuola d’oro senza fondi.
Ma gli struggenti ricordi in bianco e nero delle cartoline d’epoca ancora vividi a distanza di 50 dalla chiusura, fissati, utilizzando l’espressione di Andrea Ottanelli, dall’età della conoscenza, devono lasciare spazio alla consapevolezza di quello che ancora rimane per valorizzarli al meglio.
Spazio quindi ai progetti per un recupero totale e completo del tracciato come ipotizzato dall’architetto Vittorio Grassi originario di San Marcello e alle idee per renderlo visibile e fruibile, con l’installazione non solo di cartelli indicatori ma ricorrendo anche all’opera degli artisti locali e perché non istituire un “trenino turistico a motore” come si vedono circolare in tante località d’Italia?
Non poteva mancare l’appello rivolto ancora una volta alle amministrazioni locali, provinciali, regionali e statali per scongiurare il crollo e la perdita della Stazione di Pracchia, un bene segnalato al Fai su iniziativa di Chiara Sirk, arrivato secondo nella provincia di Pistoia con oltre 1500 firme.
Ugo Seghi da La Rivista, località sopra Cutigliano, ha messo così in rima l’appello:
Ho sognato di un viaggio straordinario,
nella carrozza di un piccolo treno
che mi portava lungo il suo binario,
da San Marcello fino al fiume Reno,
a un certo punto dell’itinerario
il macchinista a messo mano al freno,
non siamo giunti più a destinazione,
perché a Pracchia è crollata la stazione.
Mi son svegliato e tutto era finzione,
ma spesso i sogni son premonitori,
la gente i montagna è testimone
di quando Fap viveva i suoi splendori,
per conseguenza di fatali errori,
speriamo, se il buon senso ci accompagna,
di riportare un treno qua in montagna.
Per un disguido tecnico è mancata l’annunciata sorpresa del raro filmato del trenino nella neve, sarà proiettato alla prossima presentazione del 20 di maggio alla biblioteca San Giorgio di Pistoia.
Il libro è stato dedicato dall’autore a due “amanti” della Montagna Pistoiese recentemente scomparsi: il giornalista Alessandro Tonarelli e l’appassionato e studioso di storia locale Adriano Lori.
“Auguro a tutti – ha concluso la serata Prioreschi – di avere un grande amore per la nostra terra e fare in modo che possa tornare su”.
[Marco Ferrari]