PISTOIA. Sul “sistema Pistoia” offre un suo contributo alla riflessione Giovanni Malatesta, già docente di materie scientifiche in istituti superiori, che attualmente conduce l’agriturismo e azienda biologica “Villa Pacinotti” sotto Valdibure.
Tra l’altro Malatesta è discendente, per via materna, di Luigi a Antonio Pacinotti, il celebre inventore della dinamo: due illustri concittadini celebrati la scorsa settimana nell’istituto professionale Pacinotti di corso Gramsci, dove è ancora conservato l’anello di Pacinotti realizzato nel 1910 e presentato all’Esposizione Universale di Torino. Ecco il testo:
Queste domande “scomode” toccano punti nevralgici della politica cittadina pistoiese: non gli unici, ma forse i più cruciali, quelli in cui sicuramente l’amministrazione ancora (si spera per poco) in carica ha dimostrato di non essere in grado di rispondere, o, meglio, di dare risposte diametralmente opposte rispetto al vero interesse dei cittadini.
Non sono un candidato a sindaco, ma ho accettato di mettere le mie esperienze ed il mio impegno a disposizione della lista di cittadinanza attiva Pistoia Cambia, che sostiene la candidatura di Ginevra Lombardi.
Essendo una lista che nasce dal basso, un soggetto collettivo, quindi, e non una creatura artificiosa partorita dal candidato sindaco di turno, credo che ognuno di noi candidati sia chiamato a contribuire per dare risposta a queste come ad altre domande che vengono dalla città.
Chi mi conosce sa che ormai da diversi anni mi interesso del problema dei rifiuti, affiancando in questo l’incessabile impegno della mia compagna di una vita, Patrizia Gentilini, per difendere la salute delle generazioni future dalle conseguenze di una distorta visione del problema, che vede nell’incenerimento (quasi fosse un’alternativa alla discarica) la soluzione del problema.
Bene evidenziare che una città come Parma, di 190.000 abitanti, raggiunge un percentuale del 74% di raccolta differenziata e, quel che più conta, avvia al riciclo il 64% di tutti i rifiuti raccolti; la qual cosa sfata subito il pregiudizio secondo il quale elevate percentuali di differenziata e di conseguente riciclo siano possibili solo nei piccoli comuni e che ciò sia irrealizzabile nelle grandi città: la realizzabilità o meno dipende tutta dalla volontà politica, non certo da ostacoli oggettivi o di natura tecnica.
I risultati di Parma, tuttavia, con i suoi 110 kg di rifiuto indifferenziato pro capite, sono da considerare “formidabili” solo se raffrontati con la sconfortante realtà media del nostro paese (Pistoia in primis), ma in realtà dovrebbero essere considerati uno standard “minimo” di riferimento per il medio periodo, tenuto conto che in altre realtà, come quelle della provincia di Treviso, il consorzio Contarina, che gestisce un bacino di circa 550.000 abitanti, ha una performance di 53 kg di rifiuto indifferenziato (o, meglio, residuo secco) per abitante, con una raccolta differenziata all’85%!
In realtà, tutto questo sarebbe perfettamente realizzabile anche nella nostra realtà, se solo vi fosse la volontà politica di farlo. Quali mai saranno le armi segrete di Contarina (vedi anche qui – n.d.r.)?
Senz’altro, la prima è quella di una raccolta differenziata realizzata col metodo porta a porta, eliminando totalmente i cassonetti stradali in tutto il bacino gestito dal consorzio; secondo, una tariffazione puntuale, secondo il principio comunitario “paga quanto produci”.
Contarina, però, dispone anche di un’altra arma “micidiale”: è una società in house, ossia a totale partecipazione pubblica, che non si occupa di smaltimento, eliminando così il palese conflitto di interessi tra l’obiettivo di massimizzare la quota di materiali differenziati da avviare al riciclo e quello (tipico degli impianti di smaltimento) di avere quanto più rifiuto indifferenziato possibile per lucrare sul suo incenerimento e/o conferimento.
Tutto il contrario di quel che sta attuando la Regione Toscana, con la concentrazione in un gestore unico (per noi Alia) di tutte le competenze relative alla gestione dei rifiuti, dalla raccolta allo smaltimento (e noi sappiamo quali problemi abbiano creato, nel nostro territorio, tanto l’inceneritore quanto le discariche).
Penso che per contrastare la deriva “verso il peggio” messa in atto dalla nostra regione debba essere messa in campo un’alleanza con tutte le realtà virtuose del nostro territorio, quelle che hanno raggiunto livelli di eccellenza nella raccolta, con percentuali di differenziata che superano anche il 90%, per non compromettere i traguardi che hanno raggiunto, ma per farli diventare l’esempio della via da seguire.
Cambiare modello è assolutamente necessario: oggi prevale, purtroppo, il modello “lineare”: estraggo materie prime, produco, compro, consumo, getto, incenerisco e metto in discarica.
Questo modello non è sostenibile e deve essere abbandonato per essere sostituito da un modello circolare: compro materia prima seconda, produco, compro, uso, riutilizzo, separo e riciclo i materiali, ottenendo materie prime seconde con cui ripartire per un nuovo ciclo.
Giovanni Malatesta
Vedi anche: https://www.linealibera.it/amministrative-domande-scomode-e-analisi-del-sistema-pistoia/